Figlia dell'agente di borsa[1] William Pickett Harris e dell'infermiera Elsie L. Smith, Julie Harris si diplomò alla Gross Pointe Country Day School (Michigan) e, trasferitasi a New York, studiò per un anno alla Yale School of Drama[2], prima di diventare una delle più promettenti allieve dell'Actors Studio di Lee Strasberg[1].
Nel 1945 fece il suo esordio teatrale a Broadway, ottenendo presto un grande successo di pubblico e di critica grazie alla pièce Member of the Wedding di Carson McCullers, in cui interpretò il ruolo della dodicenne Frankie, contrapponendo la propria corporatura esile, i capelli rossi e i tratti delicati al personaggio di una ragazza-maschiaccio la cui vita viene sconvolta dal matrimonio del fratello[1]. La commedia venne trasposta per il grande schermo da Fred Zinnemann con il titolo Il membro del matrimonio (1952), consentendo alla Harris di riprendere il personaggio di Frankie e di ottenere al debutto una candidatura all'Oscar alla miglior attrice nel 1953.
Nello stesso anno vinse il Tony Award quale miglior attrice protagonista per il ruolo di Sally Bowles nella pièce I Am a Camera, versione teatrale di Goodbye to Berlin di Christopher Isherwood (che più tardi verrà trasposto in versione musical prima a Broadway e successivamente, nel 1972, nel film Cabaret con Liza Minnelli nel ruolo di Sally Bowles). Anche nel caso di I Am a Camera, la Harris si assicurò il ruolo di protagonista nella versione cinematografica che si intitolò La donna è un male necessario (1955) di Henry Cornelius, accanto a Laurence Harvey. Sempre nel 1955 l'attrice apparve in uno dei suoi film più celebri, La valle dell'Eden (1955) di Elia Kazan, in cui diede una poetica e struggente interpretazione della dolce e timida Abra[2], accanto a James Dean, un personaggio totalmente opposto a quelli vivaci ed estroversi fino ad allora proposti[1].
Durante gli anni sessanta la Harris privilegiò gli impegni teatrali, comparendo in numerose pièce, tra le quali The Playboy of the Western World, Macbeth, A Shot in the Dark, Forty Carats e Lo zoo di vetro, vincendo il premio Sarah Siddons nel 1966. L'attrice ottenne dieci candidature al Tony Award, che vinse cinque volte (primato assoluto detenuto insieme ad Angela Lansbury), tra cui quella per la performance in The Belle of Amherst, un monologo basato sulla vita e l'opera della poetessa Emily Dickinson, portato in scena per la prima volta dalla Harris nel 1976.
Tra le migliori interpretazioni televisive dell'attrice, che aveva lavorato per il piccolo schermo sin dai primi anni della carriera, sono da ricordare il dramma Casa di bambola (1959) di Henrik Ibsen, accanto a Christopher Plummer, e il ruolo della Regina Vittoria nell'omonima produzione del 1961 della serie antologica Hallmark Hall of Fame, per la quale vinse il suo primo Emmy Award. Dal 1981 al 1987 l'attrice interpretò il ruolo di Lilimae Clements nella soap operaCalifornia.
Vita privata
Julie Harris si sposò tre volte: dal 1946 al 1954 con Jay Julian; dal 1954 al 1967 con Manning Gurian, da cui ebbe il figlio Peter; dal 1977 al 1982 con Walter Carroll. Nel 1980 sconfisse un tumore al seno; in seguito subì due ictus, nel 2001 e nel 2010[3]. Morì nel 2013, a 87 anni, per insufficienza cardiaca[4].