Jean Salomon Julien Simon (Parigi, 4 giugno 1908 – Hoogeveen, 11 aprile 1945) è stato un militare francese, paracadutista dello Special Air Service britannico nel corso della seconda guerra mondiale, decorato con l'Ordre de la Libération.[2].
Biografia
Nacque a Parigi il 5 giugno 1908 (XI arrondissement di Parigi|XI arrondissement).[3][1] Diplomatosi alla Scuola di scienze politiche, entrò come EOR all'École spéciale militaire de Saint-Cyr nel 1929 uscendone l'anno successivi per prestare servizio militare di leva presso il 16º Reggimento tirailleurs senegalesi (16e RTS) come sottotenente della riserva.[2][1]
Al termine del servizio militare partì per l'Indocina francese come amministratore civile di seconda classe.[1] Nel 1934 si sposò con la signorina Rita Ducos, di origini franco-tonchinesi, ma la coppia divorziò poco tempo dopo.[1]
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel settembre 1939, fu mobilitato presso il 10º Reggimento misto di fanteria coloniale (10e RMIC).[2] Venuto a conoscenza della firma dell'armistizio di Compiègne, trovò la cosa disonorevole, e decise di rispondere all'appello lanciato alla radio dal generale Charles de Gaulle il 18 giugno 1940.[2] Il 16 aprile 1941 fu posto in congedo non retribuito e lasciò l'Indocina per unirsi alle forze francesi libere a Shanghai il mese successivo.[1]
Assegnato al Battaglione di marcia No. 1 (BM 1) nel Levante nel settembre dello stesso anno, passò poi allo Stato Maggiore Generale dell'FFL nel Levante nel gennaio 1942, e infine si unì al gruppo "Appert" nel Somaliland.[2] Stranamente il governo di Vichy lo insignì, il 23 ottobre 1942, dell'Ordine reale della Cambogia e del titolo di Cavaliere Ordine del Milione di Elefanti e del Parasole Bianco del Laos.[1]
Alla fine della campagna di Libia, ritornò in Inghilterra e si unì ai paracadutisti nel giugno 1943. Integrato nello Special Air Service (SAS) con il grado di capitano, fece parte della direzione del 1º Battaglione di fanteria dell'aria (1° BIA) a Camberley.[2] Fu poi assegnato, al momento della sua costituzione, al 3º Battaglione di fanteria dell'aria che nel luglio 1944 divenne il 3º Reggimento cacciatori paracadutisti (3° RCP).[2]
Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1944 venne paracadutato a Vienne come comandante del gruppo "Mose" e combatté per due mesi dietro le linee nemiche sull'asse Montauban-Brive-Limoges, distruggendo e ostacolando i convogli e i distaccamenti tedeschi.[2] Responsabile di ritardare la ritirata tedesca verso occidente, il 29 agosto fece saltare in aria il ponte di Lésigny con il suo distaccamento e incanalò le colonne nemiche su un'unica strada.[2]
Il 1º settembre, mentre era in ricognizione a Lesigny su una jeep con altri quattro ufficiali, attaccò e catturò un camion tedesco che trasportava materiale molto importante, uccidendo 27 nemici nello scontro.[2] Il 4 settembre, durante lo combattimento a Coussay-les-Bois, distrusse personalmente un'auto tedesca con i suoi occupanti.[2] Più tardi, nella Loira inferiore, inseguì con il suo gruppo gli elementi nemici nella sacca di Saint-Brevin-les-Pins-Pornic con ottimi risultati e poche perdite.[2]
Informò inoltre il comando Alleato, permettendo così di sottoporre il nemico a forti bombardamenti aerei, così violenti, che il generale tedesco Elster si arrese agli americani a Issoudun il 10 settembre 1944, con 19.000 uomini.[2] Egli fu presenta durante la resa delle truppe nemiche.[2]
Dopo la liberazione della regione, il SAS tornò in Gran Bretagna in attesa della prossima missione operativa.[2] Nominato comandante nel dicembre 1944, partecipò successivamente alla campagna per la liberazione dei Paesi Bassi.[2]
Nella notte tra il 7 e l'8 aprile 1945, nella regione del Drenthe, si lanciò con il paracadute con un gruppo di sette uomini con i quali effettuò varie missioni di sabotaggio e imboscate contro le truppe nemiche.[2]
Cadde in combattimento a Hoogeveen l'11 aprile 1945, insieme al suo mitragliere, opponendosi a un contrattacco nemico.[2] Venne sepolto nel locale cimitero.[2]
Onorificenze
Onorificenze estere
Note
Annotazioni
Fonti
Bibliografia
- (FR) Christophe Prime, Les commandos SAS dans la Seconde Guerre mondiale, Paris, Editions Tallandier, 2013.
Voci correlate
Collegamenti esterni