Guillem de Montanhagol
Guilhem de Montanhagol[1] o Montanhagout (fl. 1233-1268) è stato un trovatore provenzale, molto probabilmente attivo a Tolosa, ma conosciuto nelle corti di Provenza, Tolosa, Castiglia e Aragona[2][3].
Ci ha lasciato sette cansos e sei sirventes,[3] oltre a una tenzone (nello specifico, un partimen) con Sordello (forse facendo trasparire un breve soggiorno in Lombardia) per un totale di quattordici componimenti sopravvissuti.[2][3]
Il significato del nome di Guilhem è stato discusso. "Montanhagol" significa "proveniente da Montanhac", anche se non si sa quale Montanhac possa essere.[4] Per lungo tempo si era pensato che la forma corretta del nome del trovatore fosse semplicemente "Guilhem Montanhagol", poiché la particella preposizionale "de" (di) sarebbe ridondante,[5] ma in alcuni documenti contemporanei, tuttavia, viene usata in modo esplicito.[5]
Guilhem era di umili origini.[2] Secondo la sua vida proveniva dalla Provenza, sebbene alcuni studiosi moderni ne sospettino un'origine tolosana.[2][4] La sua vida spiega che egli era "un buon inventor (trobaire) di poesia e un grande seduttore".[4] La sua amante era una donna chiamata Jauseranda, di Lunel, il cui signore del castello, Raymond Gaucelm V, Guilhem probabilmente conosceva.[4]
Le sue cansos sono "goffe", ed emulano i primi trovatori, elogiando mezura (moderazione) tra tutte le virtù.[2] Egli asseriva che "dall'amore deriva la castità" (d'amor mou castitatz), forse volendo significare che l'amore sia necessario per la fedeltà.[3][6] Viene visto, molto appassionatamente da Cesare de Lollis, come un precursore del Dolce stil novo e come un importante punto di collegamento tra letteratura occitana e italiana attraverso la sua opera con Sordello.[6][7] Egli è accreditato come colui che ha saputo dare un quadro innovativo dell'amor cortese mescolandolo alla moralità cristiana,[6] e in effetti egli si riferisce a un noel dig de maestria ("nuovo detto di maestria"), sebbene ciò probabilmente non venga inteso come un'indicazione di una riforma consapevole.[8]
Il sirventes politico di Guilhem riguarda la politica tolosana e spagnola.[2] Negli scritti del periodo successivo alla crociata albigese che devastò la Linguadoca, Guilhem mostrava di essere un oppositore dell'inquisizione papale, sebbene non della Chiesa di per sé,[2] sollecitando una correzione "morbida" dei catari, ma non la loro violenta soppressione con mezzi da guerra.[3]
Per la morte di Guilhem, il cognato Pons Santolh compose un planh.[3]
Opere
- A Lunel lutz una luna luzens
- Ar ab lo coinde pascor
- Del tot vey remaner valor
- Bel m'es quan d'armatz aug refrim
- Ges, per malvastat qu'er veya
- Leu chansoneta m'er a far
- No sap per que va son joy pus tarzan
- Non an tan dig li primier trobador
- Non estarai, per ome qe-m casti
- Nulhs hom no val ni deu esser prezatz
- On mais a hom de valensa
- Per lo mon fan li un dels autres rancura
- Qui vol esser agradans e plazens
- Senh'En Sordel, mandamen
Note
Bibliografia
- (EN) Roger Boase, The Origin and Meaning of Courtly Love: A Critical Study of European Scholarship, Manchester, Manchester University Press, 1977, ISBN 0-87471-950-X.
- (EN) Margarita Egan (a cura di), The Vidas of the Troubadours, New York, Garland, 1984, ISBN 0-8240-9437-9.
- (EN) Simon Gaunt e Sarah Kay, Appendix I: Major Troubadours, in The Troubadours: An Introduction, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, pp. 279–291, ISBN 0-521-57473-0.
- (EN) William D. Paden, Guilhem de Montanhagol, in William W. Kibler (a cura di), Medieval France: An Encyclopedia, New Jersey, Routledge University Press, 1995, p. 425, ISBN 0-8240-4444-4.
- (ES) Martín de Riquer, Los trovadores: historia literaria y textos, Barcellona, Planeta, 1975.
- A. G. H. Spiers, Vita Nuova e Dolce Stil Nuovo, in Modern Language Notes, vol. 25, n. 2, Feb. 1910, pp. 37–39.
- (EN) A. G. H. Spiers, Dolce Stil Nuovo—The Case of the Opposition., in Periodical of the Modern Language Association, vol. 25, n. 4, 1910, pp. 657–675.
- (EN) L. T. Topsfield, The Theme of Courtly Love in the Poems of Guilhem de Montanhagol., in French Studies, vol. 11, 1957, pp. 127–134.
Voci correlate
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