Figlio di Giuseppe Michelstadter e Irma Mejer, di origine ebraica[2], era cugino del filosofo goriziano Carlo Michelstaedter. Studiò a Torino, ottenne l'abilitazione a Milano e si specializzò in chirurgia a Bologna[2]. Si stabilì a Pola a partire dagli anni Venti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dal 1941 al 1943 fu direttore del 41º nucleo chirurgico in stanza in Istria, e venne decorato con 3 Croci al merito di guerra[2]. Nell'esplosione di Vergarolla perse non solo il fratello Alberto e la cognata, ma soprattutto i suoi due unici figli, Carlo e Renzo, di 5 e 9 anni, recatisi in spiaggia come tanti altri bambini per una tradizionale gara natatoria. Il corpo di Carlo venne rinvenuto, ma di Renzo restò solo una scarpetta[3]. Nonostante fosse informato del loro tragico destino, continuò ad occuparsi per più 24 ore dei pazienti gravemente feriti e mutilati all'ospedale Santorio Santorio di Pola.
In seguito al trattato di pace, Geppino Micheletti lasciò Pola con la moglie Jolanda nel marzo 1947, dopo essere stato comandato in servizio dalla Croce Rossa quale "indispensabile", e aver coordinato l'evacuazione dei malati ricoverati[4], e dal giugno dello stesso anno trovò lavoro a Narni, in Umbria. Lì restò e operò per 14 anni, fino alla morte avvenuta in seguito ad un'embolia postoperatoria.
Una lapide posta nel 2008 lo ricorda a Trieste in Piazzale Rosmini[5]. A lato del cippo di commemorazione della strage di Vergarolla presso il Duomo di Pola vi è pure un piccolo cippo con la sua immagine. Le Poste Croate gli rendono omaggio nel 2010 con un timbro commemorativo[6].