Alla morte improvvisa di suo padre nel 1765, il maggiore dei fratelli sopravvissuti di Elisabetta, Luigi Augusto (che sarà poi Luigi XVI di Francia), diventò il nuovo delfino, l'erede apparente al trono francese. La loro madre Maria Giuseppina, che non si riprese mai dalla perdita di suo marito, morì nel marzo 1767 di tubercolosi.[6] Questa situazione lasciò Elisabetta orfana all'età di appena due anni, insieme ai suoi altri fratelli e sorelle: Luigi Augusto, Luigi Stanislao, conte di Provenza, Carlo Filippo, conte d'Artois e Clotilde ("Madame Clotilde").
Elisabetta e sua sorella Clotilde furono quindi allevate da Marie Louise de Rohan, comtesse de Marsan e Governante dei figli di Francia e sorella del principe di Soubise. Le fu impartita una buona educazione. Imparò l'italiano sotto la guida di Carlo Goldoni. Aveva una passione per l'arte, alcuni dei suoi disegni sono conservati nel museo dello Château de Versailles. Era anche molto interessata all'algebra.
Elisabetta era profondamente religiosa. Fu devota a Luigi e rifiutò di sposarsi in modo da poter rimanere in Francia: nel 1777 le era stato proposto un matrimonio con Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, ma preferì declinare, con il consenso del fratello.
Una principessa durante la rivoluzione
Elisabetta e suo fratello Carlo Filippo, conte d'Artois, erano i più accaniti conservatori della famiglia reale, quindi dell'assolutismo monarchico. Diversamente da Carlo che, su ordine del re, lasciò la Francia il 17 luglio 1789, tre giorni dopo la presa della Bastiglia[7], Elisabetta rifiutò di fuggire quando la gravità degli eventi stabilita dalla rivoluzione francese diventò chiara. Dopo la marcia delle donne su Versailles il 5 ottobre 1789 e il trasferimento della famiglia reale al palazzo delle Tuileries a Parigi, rimase con il re e la sua famiglia, piuttosto che con le sue zie, mesdamesAdélaïde e Victoire, al castello di Bellevue a Meudon, nei pressi di Parigi. Prese successivamente parte alla fallimentare fuga a Varennes, con cui il sovrano aveva tentato di lasciare la Francia nel giugno 1791.[8]
Madame Élisabeth era presente alla riunione dell'Assemblea legislativa quando Luigi venne sospeso. Venne imprigionata nel Tempio con la famiglia reale. Con l'esecuzione del re, il 21 gennaio 1793[9], e la rimozione di suo nipote, il giovane delfino, il 3 luglio, Elisabetta rimase sola con la regina Maria Antonietta e sua nipote Maria Teresa Carlotta nella torre. La regina venne portata alla Conciergerie il 2 agosto 1793 e l'esecuzione avvenne il 16 ottobre. L'ultima lettera di Maria Antonietta, scritta nelle prime ore del giorno dell'esecuzione, era indirizzata alla cognata Elisabetta, la sua migliore alleata, ma lei non la ricevette mai. Le due principesse vennero tenute all'oscuro della morte della regina ed Elisabetta ebbe la notizia della morte di sua cognata al momento della sua esecuzione.
Morte
Inizialmente Robespierre aveva deciso che Madame Elisabeth sarebbe stata esiliata, ma i rivoluzionari radicali di lui (in particolare Bertrand Barère) premevano per il processo.[10]
Il 9 maggio 1794, Elisabetta venne anche lei trasferita alla Conciergerie e condotta davanti al Tribunale rivoluzionario. Era accusata di aver favorito la fuga del re, di finanziare gli émigré con soldi, di incoraggiare la resistenza nelle truppe reali durante la giornata del 10 agosto 1792, nonché di aver avuto rapporti incestuosi con suo nipote, il delfino. Venne condannata a morte e ghigliottinata il giorno seguente.
Causa di beatificazione
La sua causa di beatificazione fu aperta nel 1924, ma non si è ancora realizzata. Diverse sue biografie sono state pubblicate su di lei in francese, mentre un vasto approfondimento della sua vita viene fatto nella biografia scritta da Antonia Fraser su Maria Antonietta e in quella di Deborah Cadbury su Luigi XVII.
Su un foglio volante, pubblicato a Roma in data incerta, forse nel 1793, fu stampata la Preghiera quotidiana di Madama Elisabetta sorella di Luigi XVI detenuta nelle prigioni della Conciergeria.[11]