Le elezioni regionali italiane del 2010 nel Lazio si sono tenute il 28 ed il 29 marzo. Esse hanno visto la vittoria di Renata Polverini, candidata del centro-destra, che ha ottenuto il 51,14% dei voti, sconfiggendo Emma Bonino, sostenuta dal centro-sinistra, che ha raccolto il 48,32%.
In questa tornata elettorale, per la prima volta nella storia del Lazio, la sfida per la presidenza è stata interamente al femminile: infatti, oltre a Bonino e Polverini la terza candidata è stata Marzia Marzoli della lista Rete dei Cittadini.
Il primo partito della regione è stato la lista civica Renata Polverini Presidente, che ha ottenuto circa 640.000 voti, staccando il Partito Democratico per 1.500 voti.
Rispetto alle elezioni regionali del 2005, il quadro degli schieramenti è rimasto pressoché inalterato. Si ricompongono, dunque, gli schieramenti di centrosinistra e di centrodestra, dopo le spaccature registratesi alle elezioni politiche del 2008.
Il centrosinistra ha deciso di ripresentarsi nella sua forma tradizionale, ossia una coalizione che è composta da Partito Democratico e dai partiti che nello spazio politico si collocano nel centro-sinistra e alla sua sinistra.
Il centrodestra ricalca, invece, la stessa formazione della Casa delle Libertà. Unico cambiamento è rappresentato dall'ingresso nella coalizione dei Popolari UDEUR che, nel 2005, era alleata dei partiti de L'Unione.
Al di fuori dei due poli, l'unica lista presentata è stata la Rete dei Cittadini.
Le candidate alla presidenza della Regione ammessi alla competizione, riportati in ordine alfabetico, sono stati tre:
Questa tornata elettorale ha visto l'esclusione della lista de Il Popolo della Libertà nella provincia di Roma, non avendo presentato la documentazione necessaria nei tempi previsti.[1]. Il 27 febbraio, termine ultimo per la presentazione delle candidature, il rappresentante di lista del PdL, Alfredo Milioni, si è effettivamente recato all'ufficio elettorale del Tribunale di Roma, salvo poi allontanarsene; al momento di rientrare, però, è stato bloccato dai rappresentanti degli altri soggetti politici e dalle forze dell'ordine, poiché i termini di presentazione delle liste erano ormai scaduti. Il PdL ha fatto ricorso al TAR e, successivamente, al Consiglio di Stato, che però hanno rigettato il ricorso. Al fine di riammettere la lista, si è giunti all'approvazione di un decreto-legge interpretativo: ciò ha suscitato roventi polemiche, protrattesi anche dopo la controfirma del Presidente della repubblica[2]. La lista del PdL, comunque, è rimasta esclusa dalla competizione elettorale: le elezioni regionali, infatti, seguono una legge regionale e non nazionale e quindi il decreto interpretativo non è stato preso in considerazione.
Un ulteriore fronte di polemica si è aperto dopo l'esclusione, e la successiva riammissione, della lista Rete Liberal. Rivendicando il diritto ad un periodo di campagna elettorale pari a quello avuto dalle altre liste in campo, Sgarbi ha chiesto il rinvio del voto, ma la sua richiesta non è stata accolta.[3].
Per tutto il periodo della campagna elettorale la Rete dei Cittadini, il terzo schieramento a queste elezioni, ha denunciato l'oscuramento subito dai media; la denuncia ha trovato riscontro nelle multe che il CORECOM ha comminato ad alcune testate televisive per gravi violazioni della par condicio in particolare nei confronti della lista Rete dei Cittadini [4].
Lokasi Pengunjung: 3.144.12.19