Negli anni cinquanta divenne amico di Vergílio Ferreira, scrittore portoghese a cui Lourenço dedicò alcuni dei suoi studi di critica letteraria.[2]
Dopo il rientro in Portogallo, si stabilì a Lisbona, dove fu collaboratore e amministratore della Fondazione Calouste Gulbenkian.
Opera, pensiero e lascito
Il suo libro più conosciuto è O Labirinto da Saudade (1978), una riflessione critica sulla portoghesità e sulla saudade, che contribuisce a consacrarlo come uno dei più importanti e influenti intellettuali portoghesi del XX e del XXI secolo, e come uno dei principali interpreti della cultura lusitana nel mondo.[1][3]
Pur sviluppando uno stile e un pensiero originali e da lui stesso presentati come eterodossi, fu vicino ad aspetti dell'Esistenzialismo e del pensiero della Sinistra, impegnandosi anche nell'interpretazione di fenomeni politici e comunitari, come l'ingresso del Portogallo nell'Unione Europea.[1][3]
Eduardo Lourenço ha vinto diversi premi letterari: Premio PEN Clube, 1983; Premio Europeo Charles Veillon, 1988; Premio Camões e Premio D. Dinis, 1996; Premio Virgílio Ferreira, 2000; Legione d'Onore francese, 2002; Premio Extremadura, 2006; Premio Fernando Pessoa, 2011.
Nella città di Guarda, dove Eduardo Lourenço frequentò le scuole superiori, è stata istituita, in suo onore, la Biblioteca Municipale Eduardo Lourenço, che ospita la biblioteca privata dell'autore, da lui stesso donata.[5]