Orfano del padre Marco in tenera età,[1] ultimo di 3 figli e unico maschio, ricevette il soprannome Cochi dalla madre Adele Cattaneo, ispirata da un personaggio del Corriere dei Piccoli.[2]
Iscritto alla sezione di ragioneria dell'Istituto tecnicoCarlo Cattaneo, conosce Renato Pozzetto. Iscritto alle classi per geometri. All'età di diciotto anni si reca a Londra; dall'esperienza in quella capitale europea trarrà ispirazione per creare il personaggio accurato ed elegante che lo rende famoso.
Anni sessanta
Nel 1962 nasce il sodalizio artistico con Pozzetto, mentre impara da Giorgio Gaber a suonare la chitarra.[1] Il primo impiego stabile del duo è al "Cab 64", che apre nel 1964. Il duo ha successo e viene notato da Enzo Jannacci con cui si instaurerà un rapporto di amicizia e che sarà co-autore di molte delle loro canzoni. Cochi e Renato si dedicheranno anche alla musica, producendo in sala d'incisione le loro canzoni più famose.
Nel 1965 il duo approda sul palcoscenico del celebre Derby di Milano. Negli anni seguenti diventeranno i campioni di una comicità stralunata e surreale, fatta di una poetica povertà di mezzi, gag fulminee, esasperanti monologhi nonsense, canzoncine dai contenuti grotteschi (celebri sono Canzone Intelligente, La gallina, Libe-Libe-Là, Nebbia in Val Padana e soprattutto E la vita, la vita) e scenette divertenti (come quelle del maestro e dell'alunno, che terminavano sempre con lo stesso giudizio: «Bene, bravo, 7+»).
Nel 1973 conducono un programma tutto loro dal nome: Il poeta e il contadino, preceduto da Il buono e il cattivo del 1972. Nel 1974 portano al successo la canzone più conosciuta del loro repertorio, E la vita, la vita (scritta, come le altre, insieme a Enzo Jannacci) e appaiono in Canzonissima e in Vino, whisky e chewing-gum. Un anno dopo il duo si scioglie e ognuno di loro segue la propria strada.[1] Cochi decide di fare teatro e si trasferisce da Milano a Roma. Proprio in uno spettacolo teatrale lo nota il regista Alberto Lattuada, che lo vuole con sé nel 1976 per il suo film Cuore di cane (protagonista Max von Sydow).
Anni ottanta e novanta
Nel 1987 si candida per il Partito Radicale ma non viene eletto. Dopo un periodo di crisi ispirativa, torna in TV nel 1992 nel varietà comico Su la testa!, condotto dall'amico Paolo Rossi. Proprio il conduttore disse questa frase celebre:
In verità Cochi non scomparve del tutto dalla ribalta televisiva: nel 1980 è tra gli animatori del programma di Enzo Jannacci Saltimbanchi si muore e negli anni ottanta collabora con TeleRoma 56. Lavora anche per la Televisione della Svizzera Italiana (TSI) nei panni di Cochi Tom Ponzoni, un improbabile detective privato; inoltre nel 1985 fa parte del cast dello sceneggiato televisivoI due prigionieri. Nel 1990 affianca Stefania Sandrelli nel film Evelina e i suoi figli. Nel 1996 Cochi partecipa a Mai dire Gol.
Ha un matrimonio alle spalle ed attualmente vive con la sua seconda moglie; ha quattro figlie: Eleonora, Federica, Benedetta e Vera, e cinque nipotini: Arturo, Raimondo, Giulia, Martina e Mattia.