A Belmonte in Sabina sorgeva Palatium, antica città degli Aborigeni, riportata da Dionigi di Alicarnasso appena 4,5 km a sud di Rieti[5], lungo la Via Quinzia, corrispondente al tratto della Salaria compreso tra il capoluogo reatino e Passo Corese[6]. La città di Palatium era compresa tra Reate e Trebula mutuesca, oggi nel comune di Monteleone Sabino, ed è stata recentemente localizzata[7].
In località Grotte Zoccani (presso la frazione di Seconde Ville) è venuto alla luce un insediamento in grotta di epoca pre-protostorica, con reperti pertinenti ad una lunga frequentazione del sito tra l’Eneolitico e l’età del Bronzo[8].
In località Guardiola, presso la Valle del Turano, era presente un antico luogo di culto, con tanto di menhir (oggi rotolato a valle)[senza fonte].
Epoca romana
La località continuò ad essere frequentata anche in epoca romana.
Medioevo
Le origini del borgo sono medievali, anche se i documenti disponibili non consentono di fissarne la data certa. I primi che citano un castrum Belmontis risalgono agli inizi del XIV secolo, quando un centro fortificato era già sicuramente costituito. Si trattava comunque di una piccola comunità che, sulla scorta del consumo del sale, si stima di sole 250 anime.
Nato come rocca di difesa, Belmonte appartenne alla Chiesa e divenne feudo di varie famiglie. Dai feudatari iniziali, i Brancaleoni, passò ai Cesarini. Di questa casata fu Gabriele a governare nei momenti più critici: fu lui a ricostruire un feudo unitario, se così può dirsi, con l’acquisto di varie porzioni alienate ad altre famiglie. Con il suo atteggiamento autoritario provocò nel 1483 la ribellione dei massari locali, che chiesero l’aiuto di Rieti. L’assedio che ne derivò fu respinto, se è vero che nel 1501 Gabriele Cesarini otteneva addirittura la protezione di papa Borgia, Alessandro VI.
Un periodo di grande crescita il paese lo registrò tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando raggiunse il massimo storico della sua popolazione, con 1 250 abitanti circa. Una crescita che presto fu “compensata” dall’emigrazione, che ebbe il suo punto più alto nel periodo 1951-81, quando la popolazione si dimezzò.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 19 luglio 1999.[9]
Stemma
«D'azzurro, al castello di rosso, mattonato di nero, chiuso dello stesso, finestrato di due finestrelle tonde, di nero, poste in fascia, munito di tre torri, merlate alla guelfa di quattro, finestrate di nero, la torre centrale più alta e più larga, esso castello sostenuto dal monte all'italiana di sei colli, fondato in punta, di verde, il colle mediano posto a sinistra sinistrato dalla mezzaluna montante, d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.»
Gonfalone
«Drappo partito di rosso e di verde, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma comunale con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»
Monumenti e luoghi d'interesse
Da un punto di vista artistico, nel paese è interessante la Parrocchiale di San Salvatore, che custodisce nell’abside un affresco raffigurante San Giovanni Battista, ascrivibile al primo Cinquecento, ed una copia di ottima qualità del San Michele Arcangelo di Guido Reni (la copia fu ordinata a spese dei fedeli nel XVIII secolo). Apparteneva alla parrocchiale anche una bellissima croce astile creata da un orafo abruzzese del Cinquecento che ora, però, si trova a Rieti.
Non lontano da Belmonte, in località Terze Ville, è presente un muraglione in opera poligonale di III - IV maniera, lungo circa 20 metri ed alto 4, databile tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. Queste mura dovevano sostenere un terrazzamento soprastante a destinazione agricola oppure abitativa. Queste strutture in opera poligonale attestano una continuità di vita del sito ancora in età repubblicana, confermando l’espressione di Dionigi che riporta Palatium “abitata dai Romani fino ai miei giorni”.
La vicina chiesetta di Sant’Elena venne eretta al di sopra di un precedente tempietto romano, di cui si conservano sul posto alcuni elementi architettonici in marmo.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente era di 28 persone[11] (4,40%).
Economia
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[12]
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Belmonte in Sabina
35
0,36%
0,01%
53
0,23%
0,003%
34
49
39
49
Rieti
9.765
2,14%
22.908
1,49%
10.044
23.834
10.407
25.272
Lazio
455.591
1.539.359
457.686
1.510.459
464.094
1.525.471
Nel 2015 le 35 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,36% del totale provinciale (9.765 imprese attive), hanno occupato 53 addetti, lo 0,23% del dato provinciale (22.908 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato una persona (1,51).
Belmonte è collegato alla Turanense da una breve diramazione, la provinciale 34/a di Belmonte. Tale strada continua anche oltre il paese, in direzione nord, con il nome di "Via Ville"; la strada termina sulla Salaria, in località Maglianello Basso, e rappresenta la via più diretta per il capoluogo Rieti sebbene sia molto stretta.
La strada statale 4 Via Salaria è l'arteria di maggiore importanza, che collega il comune a Roma e al capoluogo Rieti, nonché alle città di L'Aquila e Ascoli Piceno.
^Dionigi di Alicarnasso, Storia di Roma arcaica (Le antichità romane), I, 14: “Palazio, che dista venticinque stadi (4,5 km) da Rieti, città abitata dai Romani fino ai miei giorni, vicino alla via Quinzia”. Ne parla anche Varrone, De lingua latina, V, 53: aborigines ex agro Reatino, qui appellatur Palatium, ibi consederunt
^Secondo altri studiosi invece la Via Quinzia corrisponde grossomodo all’odierna Via Turanense. F. Martelli, Le antichità de’ Sicoli, L'Aquila, 1830-35, pp. 194-195, 201 e 301.
^Christian Mauri, La Sabina prima dei Sabini: gli Aborigeni e l’età del Bronzo. I santuari romani in opera poligonale, Aracne editrice 2018, pp. 13-17.
^M. Firmani, Panorama archeologico sabino alla luce di recenti acquisizioni, in Preistoria, storia e civiltà dei Sabini, Rieti 1985, pagg. 99-124 ed anche M. Firmani, Ricerche nella Sabina velina e tiberina, in Archeologia Laziale II, 1979, p. 18.
^Belmonte in Sabina, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 19 agosto 2024.