Con autodifesa (o difesa personale) si indicano le tecniche che una persona può utilizzare per difendersi dai pericoli e dalle minacce alla propria integrità fisica e/o psichica.
Essa può consistere anche nel saper gestire o evitare una disputa (non necessariamente sfociante in aggressione di tipo fisico o verbale) tra individui prima che essi, per svariati motivi, possano giungere a uno scontro. Generalmente, dal punto di vista giuridico, gli ordinamenti moderni prevedono una scriminante collegata all'esercizio della difesa personale - ossia la legittima difesa - ma solo a precise condizioni e presupposti.
Generalità
La difesa personale comprende tecnica, strategia e tattica combinabili tra di loro per la difesa contro aggressioni e/o attacchi, a livello fisico, psicologico e verbale. In tema di autodifesa un concetto molto importante è quello della prevenzione che serve ad evitare inutili situazioni di rischio per la persona. La difesa personale può quindi essere vista come una cultura di prevenzione adatta a tutti. Lo studio della difesa personale ha anche lo scopo di aumentare la fiducia in sé stessi e di far conoscere i vari tipi di pericolo.
L'attività si basa su due concetti essenziali:
essere preparati;
agire solo per difesa e mai per offesa (nel rispetto delle norme vigenti).
la durata: mentre l'allenamento sportivo prepara l'atleta ad affrontare incontri molto lunghi l'autodifesa prepara ad affrontare scontri che magari possono durare pochi secondi.
Strumenti e mezzi di difesa personale
Le attività e gli strumenti rivolti allo svolgimento della difesa personale sono diversi, e possono essere utilizzati sia contro aggressioni di vario tipo. A titolo di esempio, si possono in particolare annoverare:
studio approfondito ed utilizzo di un corretto atteggiamento mentale adatto al caso;
tecniche di difesa verbale e/o psicologica e di controllo della paura.[1]
Per quanto riguarda lo studio delle arti marziali e degli sport da combattimento, esse sono forme competitive che pongono il problema della possibilità di testarne l'efficacia delle tecniche apprese contro avversari non collaborativi. Per quanto riguarda l'impiego di strumenti dissuasivi ed altri dispositivi, il loro acquisto e utilizzo sono eventualmente e diversamente disciplinati nei vari Stati del mondo. Per il possesso e porto di armi le prescrizioni infatti si fanno più severe; è necessario un porto d'armi che viene rilasciato a fronte di vari requisiti e documenti da presentare. Un'alternativa può essere costituita dall'ingaggio di una guardia del corpo, per la quale non ci sono prescrizioni medico/tecniche, ma rimane il problema della liceità della attività - ove non previsto - nonché valutazione della reale necessità a causa del peso economico che potrebbe comportare.
L'autodifesa femminile
Wendy Rouse nel suo saggio Her Own Hero: The Origins of Women's Self-Defense Movement, sostiene che la pratica della formazione per l'autodifesa delle donne iniziò nei primi anni del XX secolo negli Stati Uniti e nel Regno Unito parallelamente alla crescita del movimento per i diritti delle donne e per il suffragio femminile. Queste prime femministe sensibilizzarono l'opinione pubblica sulle molestie sessuali e la violenza che le donne subiscono per strada, al lavoro e in casa, ponendo in discussione l'idea che gli uomini fossero i "protettori naturali" delle donne, osservando che spesso gli uomini fossero gli autori della violenza contro le donne. Allenandosi nel pugilato e nel jiu-jitsu le donne scoprirono la sensazione di emancipazione fisica e personale. L'interesse per l'autodifesa delle donne crebbe assieme alle nuove ondate del movimento per i diritti delle donne, in particolare con l'ascesa del femminismo della seconda ondata negli anni '60 e '70 e del femminismo della terza ondata negli anni '90.[2] I corsi di Empowerment Self-Defense (ESD), sviluppati all'inizio del secolo XXI si concentrano sull'insegnamento di strategie di autodifesa verbale, psicologica e fisica. Questi corsi esplorano le molteplici cause della violenza di genere, incluse le sue connessioni con il sessismo, il razzismo e il classismo. I loro istruttori motivano le donne all'idea di avere sia il diritto che la capacità di proteggere se stesse[3][4][5][6] A partire dagli anni 1960 sono state sviluppate alcune tecniche specifiche di autodifesa, che vengono insegnate in specifici corsi per donne come il Wen-Do e il Wilding.
Il fenomeno desta tuttavia allarme sociale in molti Stati del mondo; ad esempio negli USA, secondo uno studio del RAINN (Rape, Abuse & Incest National Network), circa l'80% delle vittime minorenni di violenza sono donne e il 90% delle vittime di stupro sono donne adulte; inoltre, le donne aventi età compresa tra 12 e 34 anni sarebbero quelle a maggior rischio di subire aggressioni sessuali.[7]