La identità di questo polivalente artista (oltre che pittore e miniatore fu anche maestro vetraio ed autore di disegni per ricami) è stata messa in luce solo in anni relativamente recenti grazie ai lavori di ricerca
condotti in parallelo da alcuni studiosi[1]. In precedenza egli era stato indicato con differenti nomi convenzionali: il "Maestro delle Ore di Saluzzo" (da un manoscritto miniato conservato alla British Library) o "Maestro della Trinità di Torino" (da uno dei suoi principali dipinti nel Museo civico d'arte antica del capoluogo piemontese.
Agli inizi del decennio successivo, Antoine si trasferì a Tolosa ove realizzò gli affreschi della cappella di Santa Caterina nella chiesa di Notre-Dame de la Dalbade (1454). Durante il suo soggiorno in Linguadoca egli realizzò anche opere in miniatura, segnatamente per l'arcivescovo di Tolosa, Bernard de Rosier; realizzò altresì, su incarico delle autorità comunali, alcune vetrate per la sala grande del palazzo civico (1460) e un'illustrazione per il Livre des Histoires.
Da un atto notarile del 1462 apprendiamo che Antoine si era trasferito nel ducato di Savoia, ad Avigliana in Valle di Susa, presso Torino, e che cedeva ad un suo fiduciario il credito residuo che vantava per la pala d'altare del monastero agostiniano di Miralles.
Non si conosce la circostanza che portò Antoine a lavorare nel Ducato di Savoia; è verosimile che sia lui il destinatario di un pagamento disposto a favore di un "maistre Anthoine pintre" per alcuni lavori decorativi eseguiti per Amedeo IX a Chambéry. Lo stesso Amedeo IX, "il beato", è ritratto in un affresco, eseguito dopo la sua morte (1472) nella chiesa di San Domenico a Torino. Per Iolanda di Francia, moglie di Amedeo IX e figlia di Carlo VII, re di Francia, Antoine eseguì una serie di miniature per il trattato Breve dicendorum compendium. Anche le cosiddette Ore di Saluzzo conservate alla British Library di Londra (che Antoine contribuì a miniare) sono opera di ambiente artistico savoiardo.
Il catalogo delle opere eseguite da Antoine de Lonhy nel suo lungo periodo di permanenza in Piemonte si è andato arricchendo di nuove attribuzioni: oltre la celebre Trinità (1465-1470) conservata al Museo civico d'arte antica di Torino, le sei piccole tavole con figure di Apostoli (provenienti dalla predella di un ignoto polittico smembrato) acquistate nel 2000 dallo stesso Museo civico, una tavola con Sant'Anna, la Vergine e il Bambino nel Duomo di Torino (sacrestia) ed altre ancora.
Il suo stile si caratterizza per sapiente combinazione di impaginazione monumentale delle scene con una attenzione ai dettagli minuti; le sue figure sono spesso vestite con ricchi damaschi dalle pieghe ampie e profonde, mostrano espressioni sognanti e la loro carne è modellata con un'insolita morbidezza e luminosità.
L'influenza di Antoine del Lonhy, un pittore aggiornato sui raffinati modi stilistici delle Fiandre (forse meditati anche attraverso la lezione franco- provenzale di Barthélemy d'Eyck, il pittore ufficiale di Renato d'Angiò[3]), passato attraverso il confronto con le novità artistiche del contesto barcellonese, sulle arti figurative piemontesi della seconda metà del XV secolo fu alquanto marcata, ma forse senza che si comprendesse appieno il portato innovativo del suo linguaggio artistico.
G. Romano osserva a questo riguardo
«L'itinerario piemontese di Antoine de Lonhy, lungo e ricco di opere, è destinato a lasciare una traccia più apparente che sostanziale, e soprattutto inciderà nelle tipologie di polittici, nell'ornato dei fondi oro e nelle damascature dei tessuti; le rischiose esplorazioni psicologiche sottotraccia dovranno attendere Pietro Grammorseo per vedersi riproposte con altrettanta febbrile acutezza; la gamma cromatica, ora trasparente ora speziata soccomberà sotto le proposte non meno seducenti dello Spanzotti»
(G. Romano, Da Giacomo Pitterio ad Antoine de Lonhy, in "Primitivi piemontesi nei musei di Torino", op. cit. in bibliografia)
Santa Anna, la Madre di Dio e il Bambino, cattedrale di Toríno
Trinita al Museo de Torino
Pietà al Museo de Toríno
Sant Vicent Ferrer, al Museo di Cluny
Morte della Vergine, col. privata
Opere
Frammenti di affreschi staccati già presenti nella cappella di Santa Caterina nella chiesa di Notre-Dame de la Dalbade, 1454, Tolosa, Musée des Augustins
Pala d'altare del monastero agostiniano di Miralles, con figure della Vergine, Sant'Agostino e San Nicola da Tolentino), 1461-62, oggi divisa tra il Museu nacional d'art de Catalunya a Barcellona (ove si conserva il corpo principale del polittico) ed il Museo del Castillo a Peralada (ove sono parti della predella)
San Matteo, San Pietro, San Giacomo Maggiore, San Giacomo Minore, San Simone, Sant'Andrea, tempera e oro su tavola, 1462-1470 ca., Torino, Museo civico di arte antica
Ritratto di Amedeo IX di Savoia, affresco, post 1472, Torino, San Domenico
Pietà, affresco staccato, 1480 ca., Torino, Museo civico di arte antica [2]
Frammenti di un polittico già nella chiesa di Battagliotti presso Avigliana), (figure mutile di San Francesco e Pietà), Torino, Galleria Sabauda
Frammenti dell'altare maggiore della Collegiata di Sant'Orso di Aosta, tre frammenti di sportello con la liberazione di San Pietro e la caduta di Simon Mago, tempera e foglia d'oro su tavola, 1480-1490, Aosta, Tesoro della collegiata dei Santi Pietro e Orso
Libro d'ore all'uso di Chalon-sur-Saone, codice miniato, Torino, Museo civico di arte antica
Breve dicendorum compendium, codice miniato, 1477 ca., Torino, Biblioteca Nazionale
Libro d'ore all'uso di Roma, codice miniato, 1470 ca., Baltimora, Walters Art Gallery
San Giovanni Battista e donatrice, collezione privata
Presentazione del Bambino al tempio, tavola di un polittico, Greenville (Carolina del Sud), Bob Jones University Colletion
Sant'Anna, la Vergine e il Bambino, tavola di un polittico, Torino, Duomo
Adorazione del Bambino, Resurrezione e figure di santi, polittico della Natività eseguito con collaboratori, Novalesa, chiesa parrocchiale di Santo Stefano
Tavole lignee provenienti dall'Abbazia di Vezzolano
Note
^Vedasi Fr. Avril, "Le Maître de Saluces" in Revue de l'Art, n.85, 1989; G. Romano, "Sur Antoine de Lonhy en Piémont", Revue de l'Art, n.85, 1989
^In Borgogna, ad Autun, nel 1446, egli fu pagato per la realizzazione delle vetrate della cappella del Castello di Authumes
^ M. Caldera, Antoine de Lonhy, op. cit. in bibliografia
Bibliografia
G. Romano, Da Giacomo Pitterio ad Antoine de Lonhy, in G. Romano (a cura di), "Primitivi piemontesi nei musei di Torino", Banca CRT, Torino, 1996, p.190-209;
M. Caldera, Antoine de Lonhy in E. Pagella, E. Rossetti Brezzi e E. Castelnuovo (a cura di), "Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali", catalogo della mostra, Skira, Milano, 2006, p. 333-354;
F. Elsig, Antoine de Lonhy, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo-Milano, 2018.