Émile-Joseph-Nestor Carlier, anche noto semplicemente come Joseph Carlier (Cambrai, 3 gennaio 1849 – Parigi, 11 aprile 1927), è stato uno scultore francese.
Émile-Joseph-Nestor Carlier nacque in una casa nella rue de la Prison, dove oggi sorge il municipio di Cambrai. Suo padre faceva il coltellinaio e il musicista nel tempo libero. Egli voleva che suo figlio divenisse un architetto o un ingegnere di arti e mestieri.
Carlier frequentò una scuola di frati, seguì le lezioni della scuola municipale di disegno sotto l'occhio attento dei suoi professori Berger, padre e figlio. Suo padre, temendo i rischi della vita d'artista, era poco entusiasta della scelta professionale di suo figlio. Fu con il sostegno di sua madre che nel 1864 Joseph Carlier entrò nello studio dello scultore ornamentale cambresiano Lecaron, dove apprese e imparò il mestiere scolpendo le pietre della cattedrale di Cambrai.
Si recò a Parigi per visitare l'esposizione universale del 1867, che rafforzò la sua vocazione d'artista. Non ricevendo il sostegno finanziario dei suoi genitori, dovette fare dei lavoretti e venne ingaggiato da un fabbricante di mobili del faubourg Saint-Antoine. In seguito ritornò a Cambrai per seguire le lezioni della scuola accademica nello studio di René Fache. Essendo uno studente studioso e diligente, il suo professore convinse i genitori di Carlier a lasciare che egli si stabilisse a Parigi per entrare alla scuola di belle arti. Ottenne una borsa di studio della città cambresiana nel 1869 e venne ammesso allo studio di Jules Cavelier.
Il professore impartiva un insegnamento rigorosamente accademico. La guerra del 1870 interruppe i suoi studi. Esentato dal servizio militare, visitò i suoi genitori e poi si unì ai volontari di Montrouge. Il suo battesimo del fuoco avvenne negli avamposti di Bagneux e a Buzenval, dove vide cadere il pittore orientalista Henri Regnault,[1] fu colpito da tre colpi di arma da fuoco ed evitò per un pelo la perdita del suo braccio destro. Ricevette la medaglia militare tramite un decreto del 31 dicembre del 1871, su relazione del ministro della guerra.
Assistette agli avvenimenti della Comune e partì alla ricerca di altri orizzonti. Armato di una pistola e con quindici franchi, partì per la Spagna, che attraverso a piedi in sei mesi, prestando i suoi servizi lungo la strada a degli scalpellini. Una volta rientrato a Parigi entrò nell'atelier di François Jouffroy,[2] poi entrò all'accademia Julian nello studio di Henri Chapu, dove ritrovò il suo amico di Valenciennes, Léon Fagel.
Nel 1874 debuttò al Salone e da allora in poi vi espose tutti gli anni. In segno di gratitudine, donò la sua prima opera importante alla città di Cambrai. Si trattava di una statua di pietra del cronista cambresiano Enguerrand de Monstrelet, che realizzò nel 1876 e che fu eretta in un giardino pubblico.[3] Venne distrutta dai bombardamenti nel 1944. Nel 1877, scolpì la sua statua La risurrezione che orna la tomba di sua cognata al cimitero di Père-Lachaise a Parigi.[2] Quest'opera gli fu commissionata per un monumento funebre del cimitero di Recoleta a Buenos Aires, e decise di farne una copia.[4] Espose il Gilliatt alle prese con una piovra che gli valse la seconda medaglia al Salone del 1879,[2] poi Avant l'Âge de Pierre che gli permise di ottenere una borsa di viaggio e di visitare l'Italia nel 1881. A Firenze diede forma al bozzetto L'Aveugle et le Paralytique grazie a quale si guadagnò la prima medaglia al Salone del 1883.[2]
Nel 1885 chiese, senza ottenerlo, uno studio al Mobilier national o al quai de l'Alma per le sue opere scultoree.[5] Nel 1886 chiese la concessione di un blocco di marmo che gli fu negata.[6] Nel 1888, gli fu commissionata un'opera scultorea per decorare la scuola industriale di Roubaix o per l'esposizione universale del 1889, ma senza successo.[7]
Nel 1889, dopo aver vinto la sua medaglia d'oro all'esposizione universale di Parigi, egli decise di scolpire nel marmo il suo Gilliatt e lo espose al Salone del 1890. La sua opera venne acquistata dallo stato per il museo del Lussemburgo. Divenuto un membro della giuria del Salone degli artisti francesi, fece rivedere il regolamento. Nello stesso anno, la sua richiesta per un'opera scultorea venne respinta in quanto nel 1889 gli era stata acquistata una statua al Salone per la somma di 10.000 franchi.[8] Una nuova richiesta nel 1894 ottenne la medesima risposta.
Alla fine del secolo, la città di Condé-sur-l'Escaut lo considerò, assieme a Léonie Duquesnoy e Jules-Louis Mabille, per realizzare il Monumento della Clairon, l'attrice originaria di questo comune. Alla fine fu Henri Gauquié che realizzò l'opera. Egli scolpì la grazia femminile con il suo capolavoro Le Miroir, esposto all'esposizione universale del 1900.[9] Questa statua raffigura il personaggio di Criside del romanzo Afrodite di Pierre Louÿs.
Nel 1904, vinse una sottoscrizione mondiale lanciata per la realizzazione di un Monumento ai Vilmorin, eretto nel 1908 in una piazza parigina.[10] Al Salone del 1906 espose una Bagnante dall'ubicazione oggi sconosciuta. Per Condé-sur-Escaut realizzò nel 1907 il Monumento al generale Léon de Poilloüe de Saint-Mars, un generale di divisione francese.[11]
Venne chiamato ad Algeri nel 1912 per riprodurre le fattezze del duca di Cars, il generale della conquista del 1830, e fece anche un medaglione del generale Maurice Bailloud, il successore del conquistatore precedente, per la realizzazione di una targa in bronzo posta sull'obelisco del monumento ai caduti dell'armata d'Africa, eretto sulle alture del forte dell'Imperatore, inaugurato dal governatore generale dell'Algeria Charles Lutaud il 21 ottobre del 1912 e distrutto dall'esplosivo per la sicurezza degli abitanti di Algeri nel 1943.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, si dedicò ad aiutare i rifugiati del Nord e, in quanto presidente dell'Amicale di Cambrai, durante i quattro anni del conflitto si occupò assieme al suo amico Devignes ad aiutare gli abitanti della regione cambresiana, messi in fuga dalla guerra.
Nel 1918, Carlier chiese al ministro delle Belle arti un posto come ispettore delle Belle arti, e in seguito collaborò assieme all'architetto Castex per un progetto di una fontana monumentale per la città di Reims. Dopo la guerra realizzò delle statue di bronzo dei poilu, e alcune copie ornano i monumenti ai caduti, soprattutto la statua di un soldato della grande guerra sulla cui base si trova l'iscrizione "On ne passe pas!" ("Non si passa!"), che rende gloria ai combattenti di Verdun.
Non cessando mai di volgere la propria attenzione alla sua città natale ed essendo un membro di varie associazioni, fece parte del comitato per la ricostruzione di Cambrai e partecipò a tutte le riunioni parigini dove erano presenti dei cambresiani.
Al suo funerale, l'elogio funebre venne pronunciato dal poeta Dévigne, da Auguste Dorchain e dal sindaco di Cambrai Georges Desjardins. Venne sepolto a Parigi, al cimitero di Montparnasse, accanto a dei parenti. Malgrado una confusione frequente, è per la tomba di sua suocera al cimitero di Père-Lachaise che aveva scolpito il suo gruppo La risurrezione, e non per la sua o per quella dei suoi genitori.[12] La sua lapide conferma che fu un ufficiale della Legione d'onore (da lui ricevuta nel 1910).[13] Gli venne dedicata una via di Cambrai, la rue Joseph-Carlier.[14]
La statua del poilu On ne passe pas! ha decorato vari monumenti ai caduti del primo conflitto mondiale nei comuni dei dipartimenti seguenti:
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