«Devi, il comando, ruggirlo, o reduce / dalla Campagna Rossa, tu al turbine! / sei tu, sei tu, che atteso hai troppo, / che devi tonare: galoppo – / MARCH’»
Partecipò alla seconda e alla terza guerra d'indipendenza italiana; il 24 giugno 1866, durante la Battaglia di Custoza, si distinse con un'azione di gran valore: presso Campagna Rossa il suo reggimento, che a seguito degli accadimenti di quel giorno era in ritirata, si trovò minacciato dall'avanzata della Brigata Weimar. La condizione era così drammatica che la bandiera stessa del reggimento era in pericolo.[1] Il Bernezzo, ricevuto l'ordine dal colonnello Giuseppe Dezza (che era diventato comandante di divisione, in seguito alla morte di Villarey e al ferimento di Cerale e di Dho) di impedire ad ogni costo l'avanzata del nemico, si scagliò con i suoi plotoni di cavalleria verso il nemico e, nonostante la evidente superiorità numerica ed il terreno sfavorevole, riuscì a fermare gli austriaci e a salvare la ritirata dei suoi. In questa azione, premiata con l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, lui stesso venne gravemente ferito e 18 compagni furono feriti od uccisi.[1][2]
«“Decorato della Croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoja, per avere caricato valorosamente alla testa di tre plotoni; cadeva ferito in petto da una palla nemica, ed avendo il braccio sinistro rotto da calci di fucile, rimase prigioniero il 24 giugno 1866 a Custoza.„» — 24 giugno 1866[6]