Si interessa di poesia, l'anno 1947 pubblica una raccolta Undici poesie di chiara impronta ermetica a cui dà seguito, due anni dopo, l'agile libretto Barbanera (1949) che contiene la prefazione di Carlo Bo.
Si interessa anche a tematiche etiche e sociali: Violenza anni sessanta (1963), La prudente ipocrisia (1973), Sporchi cattolici (1976), Cloro al clero (1978), Quasi pellegrinaggio in Russia (1978), Tanto per dire (1998). Queste opere oltre che la cronaca degli eventi mostrano il suo crescente lato di interessi verso l'analisi spirituale.
Frutto di un intenso lavoro di ricerca sono: Antologia poetica della Resistenza italiana (1955), (opera scritta con Elio Filippo Accrocca) seguito da Prosa e narrativa dei contemporanei (1957).
Anche la saggistica rientra nei suoi interessi: Pareri letterari e altro (1973). È il periodo nel quale Volpini si interessa e riflette più sulla matrice ideologica che al puro estetismo.
Dopo il 1950 si rafforza la tematica spirituale, escono: Antologia della poesia religiosa italiana contemporanea (1952), Prosatori cattolici (1957), segue una riflessione su un autore prediletto dal Volpini, Georges BernanosUomo solo del 1963 cui seguirà La preghiera nella poesia italiana (1969).
La saggistica rientra nei suoi interessi in questo senso scrive un testo su Carlo Betocchi (1973). Rivestono critica e ricordi i lavori: Fotoricordo e pagine marchigiane (1973), La luce sui pioppi (1991).[2]
Non disdegnò l'impegno politico divenendo, nel 1970/75 per la DC, consigliere per la sua regione, le Marche.[3]
Direttore della rivista Il Leopardi[4] dal 1974 al 1976, dopo la direzione del quotidiano vaticano collaborò, dal 1985, con Famiglia cristiana, Jesus, Letture, L’eco di San Gabriele.
Durante il sequestro Moro, nella primavera del 1978, scrisse sull'Osservatore Romano un corsivo anonimo di quindici righe favorevole alla trattativa con le Brigate Rosse per salvare la vita dello statista che la stampa di tutto il mondo attribuì alla penna del Papa.[5]