Umberto Dianda
Umberto Dianda (Lucca, 12 aprile 1916 – 2 febbraio 2005) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale.
Biografia
Nacque a Lucca il 12 aprile 1916, figlio di Adolfo e Giorgina Romani.[2]
Chiamato a prestare servizio militare nel Regio Esercito nel maggio 1937 fu assegnato al 3º Reggimento fanteria carrista, venendo posto in congedo con il grado di caporale maggiore nell'agosto 1938.[2] Richiamato per istruzione nell'agosto 1939 ed assegnato al 32º Reggimento fanteria carrista, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, prese parte alle operazioni sul fronte occidentale.[2]
Il 6 luglio 1940 partì da Napoli per l'Africa Settentrionale Italiana con il 4º Reggimento fanteria carrista mobilitato.[2] Rimasto ferito nel combattimento di Alam Abu Hileiuat il 19 novembre 1940, quando il suo carro medio M11/39 fu colpito in pieno, dopo una degenza negli ospedali da campo 111 e 306 fu aggregato al 115º Reggimento fanteria "Marmarica" a Barce il 18 gennaio 1941 ed assegnato al III e poi al VII Battaglione carri M13/40.[2] Ritornò in Italia con la nave Oceania nell'agosto 1941 e ricoverato nuovamente in ospedale per malattia, ebbe la promozione a sergente maggiore nel novembre stesso anno ed a sottotenente di complemento nell'arma di fanteria assegnato al deposito del 4º Reggimento fanteria carrista.[2] Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 entrò a far parte della formazione partigiana "Comando militare di Lucca" il 1º ottobre, prestandovi servizio fino al settembre 1944.[2] Gli venne riconosciuta la qualifica di partigiano combattente e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare.[2] Congedato il 30 settembre 1944, fu assunto come impiegato civile dal Ministero delle finanze.[2] A lungo Presidente Onorario dell'Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra di Lucca, si spense il 2 febbraio 2005.[3] Una via di San Pietro a Vico porta il suo nome.
Onorificenze
« Pilota di un carro armato “M/11“, durante aspro combattimento con forze corazzate avversarie cinque volte più numerose, manovrava con intelligente spirito di iniziativa e con sovrano coraggio il suo carro spostandosi dall’uno all’altro dei settori più battuti dal nemico, cui infliggeva sensibili perdite. Serenamente votato alla morte, avendo piena coscienza della necessità di sostenere l’urto nemico, per evitare il crollo di tutto il nostro dispositivo e l’annientamento dei reparti appiedati, opponeva alla materiale superiorità avversaria tanto impeto e tanta decisione da frenare lo slancio dei carri inglesi che tentavano di sfondare la nostra linea. Gravemente ferito alla testa, alla gola, ad un braccio e ad una gamba, da un colpo di cannone che uccideva gli altri due uomini dell’equipaggio, non desisteva dal combattere, alternando il pilotaggio al fuoco, per effettuare il quale doveva fermare il carro e spostarsi fino al cannone rimovendo i corpi esanimi che ingombravano il limitatissimo spazio. Malgrado la perdita di sangue, che sgorgava copioso dalle ferite, persisteva nel titanico sforzo. Colpito il carro da altre tre cannonate che miracolosamente risparmiavano il motore ed egli stesso straziato da nuove schegge, riusciva con supremo sforzo di volontà a portarsi nelle nostre linee e abbandonava le leve di pilotaggio solo davanti al posto di medicazione. Credendo che gli altri componenti dell’equipaggio fossero svenuti, ma ancora vivi, esortava i medici a non preoccuparsi di lui e a medicare i suoi compagni. Esempio di incomparabile abnegazione, di sublime eroismo. Alam Abu Hileiuat (Africa Settentrionale), 19 novembre 1940. [4]» — Regio Decreto 17 luglio 1942. [5]
« Valoroso ufficiale, già decorato di Medaglia d'Oro al V.M., rifiutava sdegnosamente ogni collaborazione con gli oppressori della Patria, partecipando attivamente, tra continui rischi, alla lotta clandestina. Instancabile nell'opera altamente patriottica, sprezzante dei continui pericoli cui si esponeva, riusciva ad infondere nei collaboratori, con l'esempio trascinatore, salda fede nei destini della Patria. Nei giorni della liberazione di Lucca, unitamente a pochi ardimentosi, con audace azione attaccava in località San Pietro a Vico un nutrito presidio nemico che costringeva a ritirarsi facilitando così l'avanzata del comando alleato. Esempio di cosciente eroismo e di elevato spiriti di sacrificio. Lucca, 1 ottobre 1943-19 settembre 1944.» — Decreto del Presidente della Repubblica 25 febbraio 1981. [6]
Note
Bibliografia
- Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 465.
- (EN) Ian W. Walker, Iron Hulls, Iron Hearts Mussoline's Elite Armoured Divisions in North Africa, Marlborough, The Crowood Press, 2003, ISBN 1-86126-646-4.
Voci correlate
Collegamenti esterni
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