La vittoria irlandese per 2-1 della serie provocò una rivoluzione statistica nel mondo del rugby.
La squadra guidata da Andy Farrell divenne solo la quinta, nella storia della disciplina, a vincere una serie in Nuova Zelanda[1]: prima di essa il Sudafrica nel 1937, l'Australia nel 1949 e nel 1986, i British & Irish Lions nel 1971 e la Francia nel 1994[1].
I primi due match del tour furono invero sfavorevoli all'Irlanda: ad Hamilton i Māori All Blacks vinsero largamente 32-17[2] e il primo test fu un'altrettanto netta affermazione neozelandese per 42 a 19[3].
Fu nel secondo test che l'Irlanda, oltre a pareggiare la serie, riuscì nell'impresa di battere per la prima volta gli All Blacks sul loro terreno interno[4]: l'incontro finì con due mete per parte, ma la differenza la fece il piede di Jonathan Sexton autore di 13 punti contro i solo 2 di Jordie Barrett[4].
Dopo avere pareggiato la serie anche dei match infrasettimanali battendo 30-24 i Māori All Blacks[5], gli irlandesi compirono l'impresa nel terzo test vincendo 32-22 a Wellington, non solo conquistando la loro prima serie contro i neozelandesi e battendoli due volte a seguire, ma anche infliggendo loro due sconfitte interne consecutive per la prima volta dal 1998[6].
Per gli irlandesi questo significò, dal 18 luglio successivo, il raggiungimento del primo posto del ranking World Rugby ottenuto scavalcando la Francia, mentre invece la Nuova Zelanda perse una posizione e da terza terminò la serie al quarto posto.