Il Tempio Dorico, situato nel lato ovest del Foro Triangolare, fu costruito nel VI secolo a.C.[2] e subì nel corso degli anni importanti lavori di restauro, come quelli del IV secolo a.C. e quelli del II secolo a.C.: quest'ultima ristrutturazione, effettuata soprattutto nella zona della cella, si rese necessaria a seguito di un lungo periodo di abbandono[3]. Il terremoto di Pompei del 62 provocò notevoli danni alla struttura e al momento dell'eruzione del Vesuvio, nel 79, quando fu seppellita sotto una colte di ceneri e lapilli, questa era già stata già dismessa[3].
I primi scavi archeologici del tempio si ebbero nel periodo compreso tra il 1767 ed il 1782, ad opera di Francisco la Vega, che scoprì per caso il podio[4]: nel corso nel XIX secolo le indagini si susseguirono in modo sporadico e frammentario, per riprendere poi sistematicamente solo a partire dal 1931 per volere di Amedeo Maiuri; tuttavia la seconda guerra mondiale, oltre ad imporre un blocco forzato allo scavo, provocò notevoli danni al tempio a seguito del bombardamento degli alleati, soprattutto nella parte nord. Le esplorazioni ripresero al termine del conflitto e si protrassero per diversi anni fino al 1996[4].
Descrizione
Il Tempio Dorico ha una dimensione di ventinove metri di lunghezza per venti di larghezza[5]: dell'aspetto originario rimane ben poco, in quanto risulta essere notevolmente danneggiato ed era probabilmente dedicato ad Ercole[6] o Minerva[2], come riscontrato su di un'epigrafeosca, scoperta nelle vicinanze, che così riportava:
«Per questo bivio quelli che vanno intorno all'edificio pubblico che è vicino al Tempio di Minerva[3].»
In ordine dorico[2], l'area sacra era delimitata da un basso muretto dalla zona circostante, utilizzata probabilmente o dagli spettatori dei vicini teatri come luogo di ristoro o per le corse dei cavalli: in quest'ultimo caso il muro veniva rivestito con delle spine.
L'accesso al tempio, che era poggiato direttamente sulla roccia, avviene tramite dei gradini, realizzati in tufo o calcare, in numero non uguali sui vari lati, questo per permettere di modificare il dislivello del terreno: si ritiene inoltre che la gradinata sul lato est sia stata rifatta durante il periodo dell'esplorazione da la Vega[7]. Lo stilobate, certamente non risalente al periodo di costruzione, ma rifatto in uno dei restauri successivi, era circondato da undici colonne sul lato lungo e sette su quello corto[2]: sia dei fusti, realizzati in calcare di Sarno, che dei capitelli, in tufo, rimangono solo alcune tracce; i capitelli inoltre, di epoca sannitica, sono molto simili a quelli delle Tavole Palatine, un tempio nei pressi di Metaponto. La cella, posta al centro del podio, era poggiata direttamente sulla roccia e probabilmente dotata di un pronao, davanti al quale erano una o due basi, dove poggiavano le statue di culto[3].
Tra i principali reperti ritrovati nella zona del tempio una serie di terrecotte e una metopa, facente parte della struttura prima del restauro del II secolo a.C., raffigurante il mito di Issone, tra Efesto ed Atena, mentre è legato alla ruota degli Inferi[3].
Note
^Regio VIII - Tempio Dorico, su pompeisepolta.com. URL consultato il 28 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2009).
^abcdIl Tempio Dorico, su pompeiisites.org. URL consultato il 28 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2014).