Un talento (in latinotalentum, in greco antico: τάλαντον, talanton 'scala, bilancia, somma') era un'antica unità di misura della massa. Era un peso di riferimento per il commercio, nonché una misura di valore pari alla corrispondente quantità di metallo prezioso.
I Sumeri, i Babilonesi e gli Ebrei suddividevano il talento in 60 mine e queste in 60 shekel (sicli). Considerando che il siclo aveva un peso variabile da 10 a 13 grammi, il peso del talento babilonese era tra 36 kg a 46,8 kg. Anche i Greci dividevano il talento in 60 mine, invece il talento romano era formato da 100 libbre romane (quindi circa 32,7168 kg) che avevano una massa inferiore alla mina. Una mina greca corrispondeva a 434 grammi (con approssimazione di ± 3 g), una libbra romana era esattamente tre quarti di una mina greca, quindi il talento romano era pari a 1,25 talenti greci. Un talento egizio era pari a 80 libbre.[1] Il talento come unità di valore è menzionato da Gesù nella parabola dei talenti e da questa ha assunto, in diverse lingue, il significato di "dono" o "capacità", adattando all'uso corrente il significato metaforico presente nella parabola.
Note
^abc(EN) John William Humphrey, John Peter Oleson, Andrew Neil Sherwood, Greek and Roman technology, p.487.
^(EN) Herodotus, Robin Waterfield and Carolyn Dewald, The histories (1998), p. 593.