Il bodhisattvaMañjuśrī fece allora presente al Buddha Śākyamuni che il voto pronunciato delle ottanta schiere di infiniti bodhisattva pronti a predicare il Sutra del Loto nell'ultimo periodo del Dharma era assolutamente improbo, domandandosi conseguentemente come essi avessero potuto mantenerlo.
Lo Śākyamuni rispose a Mañjuśrī che il bodhisattva dell'ultimo periodo del Dharma dovrà rispettare "quattro gruppi di regole" per poter svolgere il suo compito.
Il primo gruppo di regole riguarda la sua condotta e le frequentazioni per lui appropriate.
Per quanto concerne la condotta e il comportamento adeguato il bodhisattva:
deve essere mite, paziente e tollerante, mai violento;
non turbato o allarmato, privo di paure e non indignato;
non attratto da alcuna cosa, vedendo chiaramente nella reale natura delle cose, senza mia discriminare.
Per quanto concerne le frequentazioni, un bodhisattva:
non deve frequentare intimamente re, principi, ministri o alti funzionari;
non deve frequentare intimamente i non buddhisti, i giainisti o i brahmani;
non deve frequentare intimamente i lokayata (materialisti);
non deve praticare passatempi violenti come il pugilato o la lotta, né deve frequentare intimamente chi coltiva tali passioni;
non deve frequentare intimamente attori o chi si dedica ad attività illusorie;
non deve frequentare intimamente i chandala, o chi alleva bestiame o gli imbroglioni;
non deve frequentare intimamente i cacciatori o i pescatori;
non deve frequentare intimamente i lenoni, né le donne di natura lasciva;
solo quando queste persone vadano da lui egli gli predicherà il Sutra del Loto, ma senza aspettarsi nulla in cambio.
non frequentare monaci e monache, laici e laiche del veicolo degli Śrāvaka (seguaci dello Hīnayāna);
non frequentare coloro che ambiscono ad entrare in questo veicolo, né deve discutere con loro;
non deve svolgere alcuna attività con i seguaci del veicolo degli Śrāvaka;
solo quando queste persone vadano da lui egli gli predicherà il Sutra del Loto, ma senza aspettarsi nulla in cambio.
Un bodhisattva quando predica alle donne deve anche:
predicare evitando che sorgano in loro dei desideri;
predicare evitando di provare piacere nel vederle;
predicare evitando di chiacchierare da solo con fanciulle, donne non sposate o vedove;
così non deve frequentare gli uomini privi di virilità, non deve entrare da solo in casa di un'altra persona, non deve predicare ad una donna sorridendogli, né mostrandolgi il torace, e non deve avere rapporti intimi con lei nemmeno per amore del Dharma;
il bodhisattva non deve provare piacere a insegnare ai fanciulli o ai bambini e non deve apprezzare il fatto di avere lo stesso maestro con loro, deve piuttosto ambire a sedere in meditazione in luogo tranquillo imparando a calmare la mente;
poi il bodhisattva deve considerare tutti i fenomeni come vuoti, riconoscendo nella vacuità la loro vera caratteristica, questa è la seconda regola dei bodhisattva; egli non deve fare distinzioni tra un uomo e una donna, non deve dibattere su dottrine superiori o inferiori, dal disordine derivano le distinzioni.
Il secondo gruppo di regole riguardano ancora il modo di predicazione da parte del bodhisattva degli ultimi giorni:
egli non dove parlare degli errori altrui o delle altre scritture;
non deve denigrare i maestri di altre scuole;
non deve menzionare per nome gli śrāvaka quando elenca le mancanze o ne apprezzi pubblicamente le qualità;
non deve conservare il risentimento;
non deve preoccuparsi del cibo, dei vestiti o delle medicine ma concentrarsi sulla predicazione del Sutra
deve sempre rispondere alle domande sul Dharma con le dottrine Mahāyāna e mai con quelle Hīnayāna.
Il terzo gruppo di regole riguarda il comportamento da tenere nei confronti di coloro che seguono le altre dottrine buddhiste:
«Egli è il re della dottrina,
che possiede il grande potere della perseveranza
e il prezioso forziere della saggezza,
e per la sua grande pietà e compassione
converte le generazioni con la Legge.
Egli osserva tutte le persone
colpite da sofferenza e angosce,
che cercano di ottenere l'emancipazione
lottando contro i demoni,
e, per il bene di questi esseri viventi,
espone diverse dottrine;
utilizzando grandi espedienti,
predica questi sutra.
Quando capisce che gli esseri viventi
grazie a loro hanno sviluppato le proprie capacità,
allora, all'ultimo momento, a loro beneficio
predica questo Sutra del Loto,
proprio come il re che scioglie la crocchia
e dona il suo splendete gioiello.»
(Sutra del Loto Milano, Esperia Edizioni, 1997, pagg. 272-3.)