A seguito dei precedenti accadimenti i bodhisattvaMahāpratibhāna (Grande Predicazione) e Bhaiṣajyarāja (Re della Medicina) vollero assicurare il Buddha Śākyamuni che dopo il suo parinirvāṇa avrebbero continuato a predicare il Sutra del Loto anche nei periodi dominati dagli esseri malvagi e a rischio della propria vita. Allo stesso modo cinquecento monaci dell'Assemblea vollero rassicurare lo Śākyamuni con le medesime intenzioni. Così si aggiunsero altri monaci fino al numero di ottomila i quali giungendo le mani garantirono al Buddha l'intenzione di predicare il Sutra del Loto nel mondo di sahā.
La monaca Mahāprajāpatī, zia materna dello Śākyamuni, unitamente a seimila monache che l'accompagnavano, si alzò e rimanendo in piedi guardò fissamente il Buddha. Intuendo le perplessità di Mahāprajāpatī e delle monache lo Śākyamuni gli predisse la realizzazione dello Stato di bodhisattva e il raggiungimento dell'anuttarā-samyak-saṃbodhi. Infine il Buddha comunicò a Mahāprajāpatī la sua rinascita come Buddha Sarvasattvapriyadarśana (Dolce visione per tutti gli esseri senzienti).
Il capitolo si conclude con la dichiarazione di ottanta di infinite e innumerevoli di centinaia di migliaia di bodhisattva che proclamano la predicazione del Sutra del Loto durante l'ultimo periodo del Dharma pronti ad affrontare le derisioni, gli insulti e le aggressioni degli stolti e anche l'arroganza dei finti anacoreti.