Figlia di Servio Sulpicio Patercolo, Sulpicia fu una delle cento matrone romane prese in considerazione per consacrare il nuovo tempio della Venere Verticordia, fatto erigere per ottenere il perdono e il favore della dea dopo che le vestali Emilia e Lucina erano state sorprese in intimità con degli amanti.[1] Secondo le indicazioni dei Libri sibillini dieci delle donne furono scelte ed esaminate per determinare chi di loro fosse la più casta e virtuosa. La scelta ricadde su Sulpicia, che consacrò il nuovo tempio alla dea.
La castità di Sulpicia divenne proverbiale nella cultura romana e poi medievale, tanto da venir ricordata da Boccaccio nel De mulieribus claris.[2]