Stella Stevens

Stella Stevens con Hugh O'Brian nell'episodio The Graduation Dress della serie televisiva antologica General Electric Theater, 1961.

Stella Stevens, nata Estelle Caro Eggleston[1] (Yazoo City, 1º ottobre 1938Los Angeles, 17 febbraio 2023), è stata un'attrice statunitense.

Biografia

Figlia dell'infermiera Estelle Dovey e dell'assicuratore Thomas Ellett Eggleston, appena sedicenne sposò nel 1954 Noble Herman Stephens, dal quale l'anno successivo ebbe il suo unico figlio, Andrew Stevens, divenuto anch'egli attore. Nel 1956 la coppia divorziò. I primi contatti della Stevens con il mondo dello spettacolo risalgono all'adolescenza, quando frequentava il collegio statale di Memphis (ove la famiglia si era intanto trasferita), e partecipò a una rappresentazione teatrale di Fermata d'autobus (Bus Stop) di William Inge, che le valse l'attenzione della stampa locale.

Bionda e con gli occhi azzurri[2], nel gennaio 1960 fu playmate della rivista Playboy [3], dove apparve anche in seguito, dando ulteriore impulso alla sua carriera[4]. Esordì sul grande schermo alla fine degli anni cinquanta, interpretando ruoli che misero in risalto soprattutto la sua prosperosa bellezza[2]. Tra i primi film cui partecipò sono da ricordare le commedie Dinne una per me (1959) di Frank Tashlin, ove interpretò il breve ruolo di Chorine, che le valse il premio Golden Globe come attrice rivelazione dell'anno, e Il villaggio più pazzo del mondo (1960) di Melvin Frank e Norman Panama, nel ruolo di "Appassionata" von Climax[4].

Nel 1961 interpretò una cantante, accanto a Bobby Darin, in Blues di mezzanotte di John Cassavetes, mentre l'anno successivo affiancò Elvis Presley in Cento ragazze e un marinaio (1962) di Norman Taurog. Subito dopo le venne affidato un ruolo più consistente, quello di Zizì Zillian (nella versione italiana), ovvero "miss Montana", un'attricetta, suonatrice di batteria ed esperta di bowling dai conturbanti capelli rossi, che rivaleggia con Shirley Jones e Dina Merrill per conquistare le attenzioni di un vedovo (Glenn Ford) e che finirà per sposare il migliore amico di questi (Jerry Van Dyke), nella commedia agro-dolce Una fidanzata per papà (1963) di Vincente Minnelli. Fu anche la studentessa universitaria Stella Purdy, innamorata del suo stravagante professore di chimica in Le folli notti del dottor Jerryll (1963), considerato forse il capolavoro di Jerry Lewis negli anni sessanta.

Al pari di altre attrici della sua generazione, dal fisico provocante ed assimilabile in qualche modo a quello di Marilyn Monroe, ma dotata anche di spumeggiante brio e di una certa dose di ironia, fino alla fine degli anni sessanta la Stevens fu scelta soprattutto per ruoli di bionda voluttuosa, come in Matt Helm il silenziatore (1966) di Phil Karlson e Come salvare un matrimonio e rovinare la propria vita (1968) di Fielder Cook, in entrambi i quali recitò accanto a Dean Martin, ma venne impiegata anche in film drammatici, come in 48 ore per non morire (1966) di Gilberto Gazcón, ancora insieme a Glenn Ford, e Con le spalle al muro (1968) di Brian G. Hutton. Partecipò ad altre commedie come The Secret of My Success (1965) di Andrew L. Stone, e Where Angels Go, Trouble Follows (1968) di James Neilson, ove impersonò una giovane suora accanto a Rosalind Russell.

La sua carriera giunse a una svolta nel 1970, quando, subentrando a Joanne Woodward, apparve accanto a Jason Robards nel western crepuscolare La ballata di Cable Hogue di Sam Peckinpah, interpretando con grande finezza un personaggio fino ad allora per lei inedito e che la consacrò attrice di spessore anche per la critica[4]. Tornò subito dopo al genere western con il meno fortunato Una città chiamata bastarda (1971) di Robert Parrish. Nel 1972 recitò in L'avventura del Poseidon, grande successo del genere catastrofico in voga in quegli anni e diventato in seguito un cult, diretto da Ronald Neame e interpretato, tra gli altri, anche da Gene Hackman, Ernest Borgnine, Roddy McDowall, Carol Lynley e Shelley Winters: le fu assegnato uno dei suoi ruoli più iconici, quello della sfortunata Linda Rogo, ex prostituta e moglie del tenace poliziotto interpretato da Borgnine. L'attrice fornì interessanti prove anche nelle pellicole Lo specchio della follia (1969) di Bernard Girard e Operazione casinò d'oro (1975) di Charles Bail, oltre che nel nostalgico Vecchia America (1976) di Peter Bogdanovich, ove recitò accanto a Ryan O'Neal e Burt Reynolds.

Dalla seconda metà degli anni settanta si dedicò soprattutto alla televisione (dove aveva esordito nel 1960, con un episodio di Alfred Hitchcock presenta), divenendo nota in particolare per i ruoli di Lute-Mae Sanders in Flamingo Road (1981-1982) e di Phyllis Blake in Santa Barbara (1989-1990), due delle serie più famose e di successo di quel periodo. In un paio di occasioni l'attrice passò anche dietro la macchina da presa, ma con scarso successo, producendo e dirigendo il documentario biografico The American Heroine (1979) e la commedia romantica The Ranch (1989)[2]. La Stevens, sia pure saltuariamente e non più in ruoli da protagonista, continuò a essere impiegata tanto nel cinema, come nella pellicola Una chiamata nella notte (1993) di Fred Williamson e Alain Zaloum, quanto soprattutto in televisione. Nel 1996 fu diretta dal figlio Andrew nel film televisivo Gioco di morte. Dal 1983 aveva una relazione con il chitarrista rock Bob Kulick, morto nel 2020, insieme al quale risiedeva a Beverly Hills, in California.

L'attrice è morta a Los Angeles a 84 anni il 17 febbraio 2023, dopo avere combattuto una lunga lotta contro l'Alzheimer.

Filmografia

Cinema

Televisione

Doppiatrici italiane

Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Stella Stevens è stata doppiata da:

Note

  1. ^ (ES) Antonio Mendez, Dave Hickey, Guía del cine clásico: protagonistas, Editorial Visión Libros, 2006, p. 333, ISBN 978-84-9821-388-1.
  2. ^ a b c Le Garzantine - Cinema, Garzanti, 2000, pag. 1111
  3. ^ (EN) Hugh Hefner, Dave Hickey, Playboy: The Complete Centerfolds, Chronicle Books, 2008, ISBN 978-0-8118-6091-8.
  4. ^ a b c Il chi è del cinema, De Agostini, 1984, pag. 505

Altri progetti

Collegamenti esterni

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