Maggiore arena scoperta della città calabrese, è sede degli incontri casalinghi del Crotone, principale club calcistico locale, nonché delle partite interne della selezione di football americano degli Achei Crotone.
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Motivo: La fonte indicata è un libro di carattere nazionale pubblicato nel 2003. Tuttavia, stando alla corrispondenza comunale dell'epoca, i soli lavori di "movimento terra" vennero eseguiti il 20 luglio 1935, mentre i lavori di completamento dell'impianto vennero eseguiti nel 1936. Inoltre, non si registra alcuna interruzione dei lavori per "motivi bellici", in quanto le immagini aeree scattate dall'Esercito (e pubblicate sul sito dell'IGMI) mostrano un campo sportivo già ultimato nel 1943.
I lavori di costruzione dell'impianto vennero avviati nel 1935, ma in seguito interrotti per motivi bellici; terminata la guerra ripresero i lavori di costruzione, che terminarono nel 1946;[senza fonte] lo stadio venne poi inaugurato nello stesso anno[1]. L'intitolazione a Scida si dovette all'iniziativa di Silvio Messinetti, all'epoca sindaco di Crotone e presidente del club calcistico locale.
Nella sua conformazione originaria, l'arena poteva ospitare fino a circa 5000 spettatori, suddivisi su due tribune laterali (delle quali una coperta) e una singola curva sul lato meridionale del prato (sede dei collettivi della tifoseria organizzata crotonese).
Complici le crescenti fortune del calcio crotonese, nel 1999 venne aggiunta un'ulteriore curva sul lato nord (capace di 980 posti) e successivamente si provvide a ingrandire la tribuna scoperta (portata a 2500 posti), la tribuna coperta (2329 posti) e il settore ospiti (834 posti). Un anno dopo, allorché il Crotone ottenne la promozione in Serie B, venne riedificata la curva sud (ampliata a 2940 posti). La capienza totale passò a 9400 spettatori[4], presto ulteriormente aumentati a 11 640[5].
Gli interventi più incisivi ebbero luogo negli anni 2010: nel febbraio 2014 il Comune di Crotone finanziò la ristrutturazione della tribuna distinti (che venne dipinta nei colori sociali rossoblù del Football Club Crotone), Dopo la promozione in Serie A dei pitagorici, conseguita nel 2016, si è infine provveduto ad ampliare lo stadio a circa 16 500 posti (conformemente alle norme in vigore per il massimo campionato italiano): tale risultato è stato ottenuto mediante l'implementazione di nuove gradinate in tubi metallici e la modernizzazione degli spalti preesistenti. Al contempo sono stati ammodernati i locali tecnici, ampliati i varchi d'accesso e potenziato l'impianto di videosorveglianza[5].
Per consentire la messa in opera di tali interventi (che vennero rallentati a causa dei vincoli imposti - e poi derogati - dalla già citata Soprintendenza archeologica[3]), il Crotone dovette disputare le prime gare della stagione 2016-2017 allo stadio Adriatico di Pescara. Il "nuovo" Scida venne infine riaperto il 23 ottobre 2016 con la disputa della gara di campionato Crotone-Napoli, vinta dagli ospiti per 1-2.
Il significativo ampliamento della tribuna principale aveva bensì comportato l'asportazione della tettoia a protezione della stessa: lo stadio rimodernato presentava dunque una configurazione completamente priva di ripari dagli agenti atmosferici. Ciò causò le proteste di alcuni tifosi, i quali lamentarono di essersi abbonati ad un settore che - sulla carta - avrebbe invece dovuto essere provvisto di copertura[6]. A tale inconveniente venne posto rimedio nell'estate del 2017, allorché venne montata una copertura parziale della tribuna centrale (a mezzo di tettoia prefabbricata retta da tralicci metallici).
Sempre nel precampionato 2017-2018 vennero praticati ulteriori lavori di miglioramento dell'arena, con l'abbassamento delle barriere di separazione tra spalti e campo (fatta salva la Curva sud) e l'installazione di un maxischermo al di sopra della Curva nord[7].
Nel luglio 2018, essendo scaduta la deroga di due anni per il temporaneo aumento di capienza, la Soprintendenza ai Monumenti diniega il rinnovo, con la diffida a rimuovere le tribune amovibili sorte su reperti archeologici e il 24 agosto 2018 lo stadio viene dichiarato inagibile.[8] Il 17 settembre 2018 il TAR annulla il decreto di inagibilità[9].
Lo stadio, al termine dei lavori di riallestimento del 2016, presenta una struttura composita a pianta rettangolare. Gli spalti (capaci di un totale di 16 640 posti a sedere, tutti dotati di seduta autonoma) si articolano in quattro settori indipendenti e non raccordati, così distribuiti:
Tribuna principale: settore più capiente dell'impianto, ospita 6838 posti suddivisi in un livello inferiore costruito in muratura e uno superiore in tralicci metallici, al culmine del quale vi sono anche sei postazioni per operatori giornalistici. Ospita al suo interno i locali tecnici dell'impianto e sovrasta le panchine. Dal 2017 è parzialmente dotata di copertura.
Tribuna Distinti: opposta alla tribuna principale, accoglie 2479 posti, più ulteriori postazioni a beneficio dei giornalisti.
Curva sud: sede degli ultras locali, dal 2001 è intitolata a Giorgio Manzulli, tifoso crotonese scomparso a seguito di un male incurabile. Costruita integralmente in prefabbricato metallico, ospita 5509 posti suddivisi su due livelli.
Curva nord: costruita parzialmente in tubatura metallica e parzialmente in calcestruzzo, dispone di 834 posti riservati alle tifoserie ospiti (opportunamente protetti e recintati) e ulteriori 980 posti per i supporters casalinghi. Al di sopra di essa dal 2017 è installato l'unico maxischermo dell'impianto.
Data l'assenza di strutture intermedie (pista di atletica leggera, velodromo o analoghi ausili), gli spalti affacciano direttamente sui bordi del terreno di gioco, il quale risulta orientato di 30° in direzione n-n/e. Il prato è in erba naturale e misura lateralmente 105 x 68 m.
Quattro torri-faro angolari (alloggiate negli spazi tra i quattro settori degli spalti) assicurano l'illuminazione notturna dell'arena,
^abMassimo Castoldi e Ugo Salvi, Parole per ricordare. Dizionario della memoria collettiva, usi evocativi, allusivi, metonimici e antonomastici della lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 2003, p. 140
«I giornalisti spesso esemplificano l'area come l'agorà della polis magno-greca, che invece si trova da altra parte. Per l'archeologo Roberto Spadea, invece si tratta del "quartiere artigianale, con delle case e laboratori annessi", un quartiere che ha comunque le caratteristica di un’area pubblica", ma non si tratta esattamente di un’agorà .»