Sophie Rude al secolo Frémiet nacque a Digione da una famiglia agiata e bonapartista.Sophie ricevette delle prime lezioni da Anatole Devosge,[1] ex allievo di Jacques-Louis David, che trasmise alla sua allieva l'influenza neoclassica del suo precedente maestro.
A seguito della caduta del Primo Impero e il ritorno dei Borboni nel 1815, la famiglia Frémiet, come molti bonapartisti, lasciò la Francia per stabilirsi a Bruxelles,[1] allora facente parte del Regno Unito dei Paesi Bassi, uno stato di nuova creazione. Sophie Frémiet continuò in questo periodo i suoi studi artistici sotto la direzione di un altro esule, colui che era stato maestro del suo primo mentore, Jacques-Louis David.[1]
Nel 1820, il suo dipinto intitolato Le Belle Anthia vinse il concorso dell'Accademia reale di belle arti di Gand.[2] divenendo così un'artista molto richiesta, ottenendo numerose commissioni, in particolare per il palazzo reale di Tervueren; queste opere purtroppo non sono giunte a noi a causa dell'incendio che distrusse il castello.[2]
Il 25 luglio 1821 , Sophie Frémiet sposò lo scultore François Rude, in precedenza artista protetto dalla famiglia Frémiet. Da lui, prenderà il suo cognome. La coppia ebbe un figlio, Amédée, nato il 20 giugno 1822.
Nel mentre continuava a ricevere importanti ccommisioni come ad esempio quella del duca di Arenberg e il suo studio inizia ad essere frequentato da giovani artisti come, per esempio, Adèle Kindt.[3]
Nel 1827, la famiglia Rude si trasferì a Parigi e aprì un atelier in rue d'Enfer.[1] Sophie Rude iniziò a realizzare maggiormente opere di soggetto storico al posto dei precedenti mitologici. Nel 1830, all'età di otto anni,[1] le muore il figlio Amédée. Dal 1840 si dedicò quasi esclusivamente alla ritrattistica.[4]
Servì da modella a suo marito, per la figura della Vittoria nel famoso altorilievo della Partenza dei volontari del 1792, anche conosciuta come La Marsigliese su uno dei quattro pilastri dell'Arco di Trionfo.
Dopo la morte del marito nel 1855, Sophie Rude si dedicò ad esporre e far conoscere il suo lavoro.
^abGeiger, Monique, "Frémiet, Sophie" in E. Gubin, C. Jacques, V. Piette & J. Puissant (eds), Dictionnaire des femmes belges: XIX et XX siècle. Bruxelles: Éditions Racine, 2006. ISBN 2-87386-434-6.
^Peintre né en 1799 à Dijon et décédé en 1890 à Pourlans, qui avait fait la connaissance de Sophie Rude à l'école des Beaux-Arts de Dijon, dans l'atelier d'Anatole Devosge. Source : Guy Thiébaut, « Camille Bouchet, un maître oublié », revue Images de Saône-et-Loire n° 208 de décembre 2021, pages 2 à 6.
Monique Geiger, Sophie Rude peintre et femme de sculpteur, une vie d'artiste au XIXe siècle (Dijon - Bruxelles - Paris), Dijon, Société des amis des Musées de Dijon, 2004 ISBN 2-9523255-0-2.
Sophie Barthélemy et Matthieu Gilles (dir.), François et Sophie Rude. Citoyens de la Liberté. Un couple d’artistes au XIXe siècle, Dijon-Paris, Musée des Beaux-Arts de Dijon-Somogy Éditions d’Art, 2012, 288 p., 382 ill. ISBN 978-2-7572-0588-4.