Nel 1922 lasciò la Russia sovietica giungendo a Parigi dove conobbe Sergej Djagilev; il coreografo vista la sua notevole predisposizione, lo mandò a Torino per studiare e migliorare la tecnica con Enrico Cecchetti. Rientrato a Parigi entrò, inizialmente come primo ballerino, ai Balletti russi di Djagilev, di cui diventò amante. Dopo esser stato protagonista nelle versioni di George Balanchine di Apollon Musagète di Igor' Stravinskij nel 1928 e del Il figliol prodigo di Prokof'ev nel 1929, Lifar debuttò lo stesso anno come coreografo con una nuova realizzazione di Renard, sempre di Stravinskij, dimostrando una notevole padronanza nella rappresentazione scenica.[5] In questo stesso anno fu accanto a Djagilev quando questi morì a Venezia.
Nel 1935, con il balletto Icare, Lifar volle esemplificare le sue teorie sulla danza che egli voleva indipendente da tutte le altre arti, compresa la musica.[4] Il balletto è in realtà un lungo assolo accompagnato soltanto dal ritmo di diverse percussioni, indicate dallo stesso Lifar; privo di musica, è un esempio delle teorie del coreografo sull'emancipazione della danza[3]
La sua ultima interpretazione sulla scena fu in Giselle all'Opéra nel 1956.
Fu anche storico della danza e scrisse diversi libri sull'argomento, illustrandoli personalmente con i suoi disegni.
Morì in Svizzera nel 1986.
Scritti
A l'aube de mon destin chez Diaghilew. Sept ans aux Ballets russes, Parigi, Albin Michel, 1949
Ma vie, Parigi, Julliard, 1965
Le Manifeste du chorégraphe, Parigi, Étoile, 1935
La Danse. Les grands courants de la danse académique, Parigi, Denoël, 1938
Serge Diaghilev, His Life, His Work, His Legend: An Intimate Biography, New York, 1940
Giselle, apothéose du ballet romantique, Parigi, Albin Michel, 1942
Pensées sur la danse, Parigi, Bordas, 1946
Histoire du ballet russe, Parigi, Nagel, 1950
Traité de chorégraphie, Parigi, Bordas, 1952
Note
^Serge Lifar, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.