Sennuccio BenelliSennuccio Lamberto Benelli (Roma, 31 luglio 1920 – Roma, 20 agosto 1997[1]) è stato un giornalista, attore e drammaturgo italiano. BiografiaFiglio di Sem Benelli e padre della regista Gioia Benelli e di Stefania, si sposò con Meiti Rampoldi, figlia di Cesare e Flora Pfäutu von Känel.[2] La sua carriera giornalistica fu segnata dalla vittoria del Premiolino e del Premio Saint-Vincent per il giornalismo, a seguito di due reportage rispettivamente sulle forze armate e sulle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane. Nel giugno del 1949 una serie di suoi articoli su Trieste, apparsi su Il Politecnico, rappresentarono una prima presa di posizione da parte di ambienti gravitanti intorno al PCI rispetto alle politiche di Tito; la città fu definita crocevia d'oppio e d'anticomunismo, luogo di «loschi business» e «amoreggiamenti» fra angloamericani e jugoslavi.[3] Collaborò con vari periodici e quotidiani, fra cui Tempo, Il punto, L'Espresso, Successo, Avanti!, Paese, Paese Sera, Il Giorno.[4] Fu anche attore e autore di drammi «borghesi», fra cui Claudio, imperatore per caso (dramma satirico in 3 atti, 1948), Le valigie erano pronte (commedia in 3 atti, 1950)[5], Dormi, figlio, che la fortuna veglia (dramma in 3 atti, 1953).[6] Recitò in alcuni allestimenti teatrali di Alberto Casella, fra cui Redenzione di Roberto Farinacci, Addio, Korall di Gilberto Loverso, Processo ad Alfonsina di Giorgio Scerbanenco.[7] Nel 1948 aderì all’Alleanza della Cultura, organismo di intellettuali fondato sotto il patrocinio di Emilio Sereni, responsabile della politica culturale del PCI; insieme a lui firmarono anche Aleramo, Alvaro, Bassani, Bontempelli, Ginzburg e Muscetta.[8] Filmografia
Opere
Riconoscimenti
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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