L'ecoregione comprende la zona costiera di quattro grandi fiumi africani: il Buzi, il Pungwe, il Save e lo Zambesi. Prima della costruzione della diga di Kariba e della diga di Cabora Bassa, le inondazioni primaverili cambiavano enormemente il paesaggio e interessavano un'area molto maggiore di quella che attualmente - dopo la regolazione delle piene dello Zambesi resa possibile dalle due dighe - è effettivamente soggetta a questo radicale cambiamento ecologico stagionale.
La regione è fortemente soggetta all'impatto delle piogge, che cadono nel periodo tra ottobre e marzo, dato che il drenaggio delle regioni interne aumenta considerevolmente la portata dei fiumi. Localmente, le precipitazioni variano tra 800-1.400 mm di pioggia all'anno e le temperature medie oscillano tra 27-30 °C [1].
Molte specie animali di erbivori una volta comuni nell'ecoregione sono ridotte al 10% del loro numero originale in seguito ai cambiamenti introdotti dalle dighe a monte dello Zambesi e alla caccia incontrollata avvenuta durante gli anni della guerriglia in Mozambico. Si è registrata la presenza di zebre di Burchell (Equus quagga burchellii), bufali (Syncerus caffer), cobi (Kobus ellipsiprymnus), redunca dei canneti (Redunca arundinum e ippopotami (Hippopotamus amphibius).
La densità popolazione dell'ecoregione non è mai stata alta, e il fatto che nella zona imperversasse la guerriglia per un paio di decenni ha prodotto un'ulteriore diminuzione degli insediamenti. La situazione di pace e la regolazione del regime delle acque, in questo periodo seguente gli accordi del 1992, ha indotto un nuovo aumento dell'occupazione a scopo agricolo quindi è prevedibile che ci sarà un aumento della pressione antropica nell'ecoregione, visto anche le condizioni propizie dal punto di vista agricolo[3].
Conservazione
Il problema della conservazione dell'ecoregione è strettamente legato alla produzione di energia richiesta agli impianti di Kariba e Cahora Bassa: il bilancio tra costi e benefici (economici) è stato studiato in particolare da Richard Beilfuss, che ha proposto un modello di analisi e identificato uno scenario che permetterebbe di ottimizzare la produzione di energia con la produzione di alimenti, il rispetto delle tradizioni e la conservazione dell'ecosistema nel delta dello Zambesi[4].
^(EN) Beilfuss, R., Wattled cranes in the Great Zambezi Delta, in ICF Bugle, vol. 21, n. 3, 1995, pp. 2-3.
^(EN) Timberlake, J., Biodiversity of the Zambezi Basin wetlands. Phase I. Review and Preliminary Assessment of available information. Volume I: Main report. Consultancy report for IUCN, IUCN, 1998.