Secondo il Chronicon de Cardeña Sancho (Infant D. Sancho) era figlio del re Alfonso X (Rey D. Alfonso). Inoltre Sancho è citato in un documento del 9 luglio 1258, assieme alla madre e al fratello Ferdinando, dove il re Alfonso X (la Reyna donna Yolant mi mujer et con nuestro ffijo el Infante don Ferrando primero et yeredero e con nuestro ffijo el Inffante don Sancho) garantiva i diritti alla chiesa di Valladolid[3].
Il 6 febbraio 1270, alla presenza di due testimoni (domino Lop…domino de Biscaia, Didaco Lopi de Haro) tra Alfonso X (Alfonso…regi Castellæ et dominæ Violant reginæ Castellæ…uxori) e Gastone VII (domini Gastonis…vicecomitis Bearnensis) fu ratificato il contratto di fidanzamento di Sancho (infanti domino Sancio filio) e (Guillelmam filiam) Guglielma di Béarn (1255-1309), figlia del visconte di Béarn, Gastone VII e della contessa di Bigorre, Amata di Marsan[3].
Mentre il padre si trovava in Provenza a trattare con il papa Gregorio X, nel 1275, le truppe dei Merinidi (dinastia regnante in Marocco), guidate dal sultano Abu Yusuf Ya'qub ibn 'Abd al-Haqq, sbarcarono sulle coste andaluse per venire in soccorso del sultano di GranadaMuhammad II al-Faqih. Suo fratello Ferdinando, reggente del regno, in assenza del re, si mise alla testa dell'esercito per far fronte alle truppe di invasione. Prima ancora di scontrarsi con i musulmani però Ferdinando, come riportato dagli Annali toledani[6] e anche dalle Chronicon de Cardeña, Chronicon Domini Joannis Emmanuelis e la Cronaca di Guillaume de Nangis[7], trovò la morte a causa di una forte febbre e Sancho gli subentrò alla testa delle truppe e riportò la vittoria sull'esercito invasore. I nobili di Castiglia dopo la battaglia nominarono Sancho erede al trono, ignorando che l'erede deceduto, Ferdinando, aveva due figli, e le Cortes, riunite a Segovia nel 1276, confermarono Sancho erede al trono[3]. Alfonso X, ignorando i diritti degli eredi di Ferdinando, accettò la decisione e nominò nuovo erede al trono il suo figlio maschio secondogenito, Sancho, che dal 1276 al 7 luglio 1277, fu maggiordomo del re suo padre[3].
La vedova di Ferdinando, Bianca di Francia, dopo la decisione delle Cortes fu addirittura imprigionata[3], mentre i due figli, Alfonso e Ferdinando, come narra Guglielmo di Nangis, furono protetti solo dalla nonna paterna, Violante. Bianca chiese aiuto al fratello, il re di Francia Filippo III l'Ardito, che inviò ambasciatori per protestare e nello stesso tempo, per invadere la Castiglia, mise insieme un esercito che in Castiglia non arrivò mai, infatti si fermò a Pau. Nel frattempo, mentre Bianca riparava in Francia, la madre di Sancho, Violante d'Aragona, aveva fatto mettere al sicuro i due nipotini, Alfonso e Ferdinando, in Aragona presso il fratello Pietro III, che li custodì nella fortezza di Játiva.
E quando Alfonso X propose a Sancho di creare per Alfonso de la Cerda un piccolo regno, nella città di Jaén, Sancho, appoggiato dal fratello Giovanni, si ribellò al padre e iniziò una guerra civile che relegò Alfonso nel sud del regno di Castiglia, in Murcia e parte dell'Andalusia, la zona di Siviglia, che si concluse, nel 1282, con una parziale vittoria di Sancho che, nonostante l'8 novembre 1282 fosse stato diseredato dal padre, si autoproclamò re di Castiglia, con l'approvazione delle Cortes, riunite a Valladolid[3].
Nel luglio del 1282, nella cattedrale di Toledo, Sancho si sposò con Maria di Molina (1264-1321), figlia di Alfonso di Molina, figlio del re del León Alfonso IX e della regina di Castiglia, Berenguela. Questo matrimonio, per la legge canonica, non era valido per evidenti vincoli di parentela (il nonno di Sancho, Ferdinando III e il padre di Maria, Alfonso di Molina erano fratelli; Maria non si diede per vinta fino a che, nel 1301, sei anni dopo la morte di Sancho, il papa Bonifacio VIII legittimò l'unione matrimoniale).
Nonostante le continue dispute con il padre alla morte di Alfonso, nel 1284, gli successe sul trono, come Sancho IV[3]. Sancho si proclamò re di Castiglia e di León, in aperto contrasto con la volontà del vecchio re che aveva designato come erede di Castiglia il figlio maggiore del suo primogenito Ferdinando, Alfonso de la Cerda, ed erede del León il figlio Giovanni, quindi usurpando il trono ad entrambi. Questo diede origine a un aspro periodo di lotte interne tra il nuovo re e la fazione vicina al legittimo erede, capeggiata dallo zio di Sancho, don Giovanni, affiancato dal signore della Biscaglia, Lope Díaz III de Haro e sostenuta dagli Aragonesi, che dal 1285 avevano un nuovo re, Alfonso III. Sancho ne uscì vittorioso e lo zio Giovanni fu imprigionato, Lope Díaz III de Haro giustiziato, così come parecchi partigiani degli infanti de la Cerda, furono passati con le armi a Badajoz, a Talavera, a Avila e a Toledo.
Nel settembre del 1288, a Jaca, Alfonso III di Aragona, organizzò la proclamazione di Alfonso de la Cerda a re di Castiglia, che portò i due regni di Castiglia e di Aragona ad una guerra di frontiera, con battaglie nell'aprile e luglio del 1289, settembre del 1290 e febbraio del 1291.
Negli stessi anni Sancho dovette respingere il contrattacco dei musulmani del Sultanato di Granada, che chiesero aiuto ai Merinidi del Marocco, che sbarcarono in Spagna capeggiati dal sultano Abu Yaqub Yusuf al-Nasr, erano stati chiamati anche dallo zio di Sancho, Giovanni, nuovamente ribellatosi contro di lui. Misero l'assedio a Tarifa, strenuamente difesa da Guzmán el Bueno, che riuscì a fare desistere i Merinidi, che si dovettero ritirare e rientrare in Marocco. Anche lo zio Giovanni depose le armi.
L'avvento al trono di Aragona di Giacomo II segnò un riavvicinamento tra i regni di Castiglia ed Aragona che sembrò cancellare definitivamente le rivendicazioni degli infanti de la Cerda, che però risorgeranno intatte dopo l'improvvisa morte, il 25 aprile 1295, a Toledo, del re di Castiglia Sancho IV, che lasciava il trono delle mani del figlio Ferdinando di soli nove anni. Sancho fu inumato a Toledo, nella Cattedrale di Santa María de Toledo.
Una nota è d'obbligo per inquadrare il personaggio: secondo il figlio di Alfonso X il Saggio, considerato il fondatore della prosa letteraria castigliana, che riunì tutto il sapere della sua epoca nella lingua corrente parlata dai suoi sudditi e che fondò la Scuola di traduttori di Toledo, Sancho IV el Bravo non sapeva né leggere né scrivere.
Discendenza
Sancho e Maria ebbero sette figli, ma Sancho ebbe anche tre figli illegittimi da tre diverse amanti.[3][4][8]
Ferdinando detto l'Emplaçat (il Convocato) (1285-1312), re di Castiglia e León
Alfonso di Castiglia (Valladolid, 1286-Valladolid, 1291), fu fidanzato, nel 1291, con Giovanna Núñez di Lara (1286-1351), figlia del signore di Lara e di Biscaglia, Giovanni Núñez
Filippo di Castiglia (Siviglia, 1292- Madrid, 1327), signore di Cabrera e Ribera, divenne molto ricco. Nel 1315 circa, sposò sua cugina Margherita de la Cerda, figlia d'Alfonso de la Cerda, da cui non ebbe figli. Dal 1319 al 1325 fu reggente di Castiglia e dal 27 dicembre 1325 al 6 gennaio 1327 fu maggiordomo di suo nipote, Alfonso XI, a cui si ribellò e dopo due mesi circa morì.
^La statua di Sancho IV di Castiglia e León, si trova nel viale dell'Argentina, popolarmente detto Paseo de las estatuas, nel Parco del Retiro di Madrid, è una delle statue di monarchi spagnoli commissionate per la decorazione del Palazzo reale di Madrid durante il regno di Ferdinando VI. L'idea iniziale era di usarle per adornare la cornice del palazzo; scolpite da Giovanni Domenico Olivieri (1706–1762) e Felipe de Castro (1711–1775), non furono mai collocate nelle posizioni per cui erano state scolpite, ma furono piazzate in altri luoghi della città: Plaza de Oriente, parco del Retiro, porta di Toledo. Alcune furono posizionate in altre città.
^Gli Annali toledani sono una serie di annali, raccolto in tre parti riguardanti il regno di Toledo, il primo narra il periodo che inizia con la creazione della Contea di Castiglia, fino al 1219, il secondo termina con il 1250 e il terzo arriva fino al XIV secolo.
^Il titolo esatto della Cronaca di Guillaume de Nangis è Chronique des rois de France et de Vies de Saint Louis et de ses frères, Philippe le Hardi et Robert.