«Se crollasse il San Carlo, sarebbero talmente in tanti a giocare i numeri che nel Divinatore corrispondono a un simile avvenimento, che il Governo vieterebbe subito di puntare su codesti numeri, per non correre il rischio di rimetterci»
San Ferdinando è un quartiere del centro di Napoli. Il quartiere confina ad ovest col quartiere Chiaia (via Santa Caterina da Siena, Gradoni di Chiaia, via Chiaia, via Santa Caterina, Piazza dei Martiri, via Calabritto, Piazza Vittoria), a nord coi quartieri Montecalvario (Salita Cariati, Piazzetta Concordia, vico Concordia, Salita Concordia, vico Lungo Trinità degli Spagnoli, vicoletto Trinità degli Spagnoli, Piazzetta Trinità degli Spagnoli, via Trinità degli Spagnoli), Porto (Piazza Municipio) e San Giuseppe (via Paolo Emilio Imbriani, Piazza Municipio); a sud e ad est si affaccia sul golfo di Napoli. Assieme ai quartieri di Chiaia e Posillipo forma la I municipalità del comune di Napoli[2].
Etimologia
Il nome originario della zona intorno all'attuale Piazza del Plebiscito fu addirittura Falero - come l'antico porto greco che si estendeva fra Santa Lucia e l'odierno Molosiglio - ma non era ancora un quartiere. Alla genesi di questo divenne Pizzofalcone e con tale nome ci appare in un quadro del 1766 raffigurante una mappa dei quartieri di Napoli, visionabile alla certosa di San Martino. In seguito venne ribattezzato San Ferdinando, dal nome dell'omonima chiesa che fu basilica reale fino alla consacrazione della basilica di San Francesco di Paola.
Storia
Il quartiere nasce nella prima metà del XVI secolo quando, ad opera di Ferdinando Manlio[3] e Giovanni Benincasa,[4] fu costruito il palazzo Vicereale (o palazzo Vecchio), antica residenza dei viceré, poi sostituito, nel XVII secolo, dal palazzo Nuovo (l'attuale palazzo Reale di Napoli), innalzato da Domenico Fontana su commissione del conte di Lemos.[5] In quel periodo una serie di borghi posti a cavallo delle mura occidentali cominciano a compattarsi, dato anche l'arrivo di molte famiglie nobili provenienti da tutto il regno, che presero a comprare terreni per edificare ville e palazzi che fossero vicini al nuovo centro di potere. La viabilità fu completamente influenzata dalle decisioni vicereali, che qui vollero tracciare il tratto iniziale di via Toledo e sistemarono via Santa Lucia.
Attività culturali
Il quartiere è ricco di attività culturali che spaziamo dall'ambito accademico, a quello artistico a quello ricreativo. In meno di un chilometro quadrato si trovano i due quotidiani cittadini, ben otto musei e cinque teatri che fanno di San Ferdinando uno dei centri culturali di Napoli.
Per tutto il medioevo, per l'asperità dei luoghi, fu sede di romitaggi. In età aragonese la zona fu fortificata, e solo tra il XV e il XVI secolo, anche per l'attrazione costituita dal palazzo Vicereale e del Palazzo Reale si popolò di residenze signorili, che oggi, spesso nel loro aspetto ottocentesco, danno il tono alla via Monte di Dio. Sulla destra si incontra la chiesa di Santa Maria degli Angeli, opera del teatino Grimaldi e all'angolo opposto l' imponente palazzo Ciccarelli di Cesavolpe. Proseguendo verso la sommità (a destra la discesa del Calascione), si incontrano una serie di palazzi nobiliari, il più famoso dei quali è il Serra di Cassano, opera di Ferdinando Sanfelice.
Piazza Plebiscito è ogni anno il punto nevralgico della maratona di Napoli, con il villaggio Maratona e le linee di partenza e di arrivo della corsa, che percorre più volte alcune delle strade più importanti del quartiere. Nella piazza si è svolto anche il Concorso internazionale di equitazione "Regione Campania" ed è il tradizionale luogo di svolgimento delle esercitazioni sportive dei corpi militari. In passato nella piazza era anche ubicata la partenza del Giro di Campania e si sono svolte le partenze e gli arrivi di alcune tappe del Giro d'Italia.
Fino al 1976 il Maschio Angioino fu sede della prestigiosa Accademia nazionale di scherma, che poi fu costretta a spostarsi al Vomero, presso lo stadio Collana ove rimase fino al 2005. Da quell'anno l'Accademia ha dovuto abbandonare l'impianto vomerese per problemi alla struttura dell'edificio, ora in perenne ristrutturazione; essa non ha più una sede propria ed in via precaria si appoggia a quella del CONI di Napoli. Da più parti si chiede il ritorno dello storico ente al castello angioino, anche in considerazione dello spostamento delle attività del consiglio comunale in altro stabile; almeno per ora ciò rimane un sogno.
Note
^ C. Dickens, Impressioni di Napoli, Napoli, Colonnese, 1985.