Il nome SOS è l'acronimo di Societas Socialis[1], la prima associazione fondata da Hermann Gmeiner a sostegno dei bambini orfani in Austria.
Descrizione
SOS Villaggi dei bambini viene fondata in Austria nel 1949 su iniziativa di Hermann Gmeiner con l'obiettivo di dare una casa e un ambiente famigliare ai tanti orfani di guerra. Per farlo Gmeiner creò il concetto di Villaggio SOS.
I Villaggi SOS si differenziano dalle altre strutture di accoglienza per minori, quali case famiglia, orfanotrofi e comunità, in quanto il bambino vive in una casa con altri coetanei e quando possibile con i fratelli le sorelle biologiche.
I villaggi comprendono solitamente case che ospitano dagli 8 ai 15 gruppi di circa 10 bambini. Ogni cosiddetto "nucleo familiare SOS" ha la propria abitazione ma condivide i servizi sociali e medici con il resto del Villaggio SOS. Oltre ai villaggi SOS sono previste altre modalità di aiuto alle famiglie e alle comunità locali.
Struttura dell'associazione
SOS Villaggi dei bambini è strutturata in tante associazioni nazionali attive nei 136 stati, i villaggi SOS presenti nel mondo sono 572, presso i Villaggi SOS sono accolti 86.000 bambini e ragazzi.
Ogni associazione nazionale SOS ha il dovere di adottare i principi dello statuto internazionale.
Le diverse associazioni nazionali sono registrate come fondazioni, società o associazioni no-profit, e fanno capo a SOS Kinderdorf, con sede a Innsbruck in Austria, l'organizzazione ombrello a cui aderiscono tutte le Associazioni nazionali
L'assemblea generale è il massimo organo deliberativo ed è convocata ogni 5 anni per eleggere il presidente e il suo vice che restano in carica proprio 5 anni, così come i membri degli altri organi esecutivi.
I Villaggi SOS in Italia
SOS Villaggi dei Bambini è presente in Italia dal 1963, anno in cui a Trento nascono l'Associazione Nazionale e il primo Villaggio SOS italiano.
L'Associazione in Italia è membro dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza[2] e dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)[3]
Nel gennaio 2018 l'associazione Etiope è stata accusata di forzare la conversione all'islam dei bambini di religione ortodossa ospitati nei villaggi SOS locali[6]. L'associazione ha negato le accuse ma ha ammesso che, contrariamente ai principi dell'organizzazione, sul terreno del villaggio era stata costruita una moschea[7].