Romeo Bisini, un gioielliere,[2] con la moglie tedesca Mary Kling, cavallerizza d'alta scuola, e le sorelle di lei, la cavallerizza Anna e l'ammaestratrice di foche Zelma,[2] nel 1909 creò il Gran Circo Continentale Bisini, uno dei maggiori d'Italia, la cui tenda misurava 50 m di diametro ed ospitava oltre quattromila persone.[1]
L'alto livello degli spettacoli, che abitualmente a quei tempi di effettuavano nei teatri e nei politeama, gli valse un grande successo anche in occasione della tournée in Francia nel 1913.[1][3]
Romeo Bisini è considerato uno dei primi moderni direttori di circhi italiani. Effettuò numerose tournée all'estero e per questo motivo negli anni venti fu al centro di una polemica autarchica con il circo francese di Alphonse Rancy.[4]
Si distinse per essere stato il primo a presentare un'esibizione di foche ammaestrate capace di sorprendenti giochi di equilibrismo e con le palle, per le parades precedenti lo spettacolo, per le pantomime.[2]
La sua troupe comprendeva oltre trenta acrobati e trenta cavalli, che presentavano la pantomima Fior di prateria a carattere indiano e la Danza dei 7 coktails: in queste pantomime si mise in evidenza anche la ballerina Anita Faraboni del Teatro alla Scala.[2]
Intorno al 1923 Romeo Bisini lasciò la gestione del circo al nipote Nino,[1] ma in breve tempo l'attività chiuse i battenti.[2]
Note
^abcdRomero Bisini, in le muse, vol. II, Novara, De Agostini, 1964, p. 275.