Relitti di Sant'Andrea
I relitti di Sant'Andrea consistono in due distinte navi onerariae romane naufragate presso il Capo di Sant'Andrea, sulla costa nord-occidentale dell'isola d'Elba. ![]() Relitto ALocalizzato presso il promontorio di Sant'Andrea a soli 10 metri di profondità, fu casualmente scoperto il 26 luglio 1958 dal sub Idelmino Callegaro, membro del Centro sperimentale di archeologia subacquea di Albenga, durante i Campionati nazionali di Pesca Subacquea. Nello scavo, avvenuto dal 30 maggio al 6 giugno 1959 e presieduto dall'archeologo Giorgio Monaco con la collaborazione dei sommozzatori Franco Giambertoni, Aldo Grillantini, Renzo Ferrandi e Alessandro Pederzini, venne utilizzato per la prima volta in Italia un tubo aspiratore sottomarino (sorbona) da 250 mm per rimuovere la sabbia dal relitto[1]. Per lo scavo fu utilizzato il rimorchiatore Piombino, pilotato dal comandante Uber Avanzi. La piccola imbarcazione, lunga circa 8 metri, conteneva un limitato numero di anfore vinarie di forma Dressel 1B (50 a.C.) alcune delle quali con la lettera R incisa prima della cottura e sigillate con opercoli in pozzolana recanti le sigle M.FVR.VIN e C.VIBIVS M., insieme ad oggetti di dotazione della nave: una piccola macina in pietra lavica, due piccole anfore a fondo piatto e alcuni manufatti in bronzo tra cui un secchio e una maniglia mobile con estremità a forma di alabarda. Il relitto era in pessimo stato di conservazione, a causa delle impetuose correnti sottomarine che caratterizzano il promontorio di Sant'Andrea. ![]() Relitto BIl relitto giace al largo del promontorio su fondale fangoso alla profondità di 47 m ed è datato al 125-100 a.C. Scoperto nel 1969, fu scavato dai sommozzatori inglesi della RAF Laarbruch Subaqua Club[2], in collaborazione con l'Ispettore onorario Gino Brambilla nelle campagne di scavo 1972 e 1973. La nave conteneva anfore vinarie di varia forma (Dressel 1A, 1C, Greco italiche/Lamboglia 2) con graffiti numerali riferibili alla capienza espressa in sextarii, insieme a vasellame a vernice nera di origine campana (olpai con beccuccio, patere), ed acromo (un'olpe, un lagynos e un'anforetta). Un'anfora del carico (di forma Dressel 1A) era ancora sigillata dall'opercolo in pozzolana e conteneva al suo interno l'originario vino. I materiali provenienti dai due relitti sono conservati presso il Museo civico archeologico di Portoferraio e in parte presso il Museo civico archeologico di Marciana. Note |