Entrò in carriera diplomatica nel 1956 all'interno del dipartimento politico della NATO.[3] Prestò servizio alla rappresentanza permanente d'Italia presso la CEE e la CEEA a Bruxelles dal 1961 al 1966 e nel 1964 fu promosso primo segretario della delegazione.[3] Nel 1966 venne destinato all'ambasciata italiana a Buenos Aires, dove rimase come primo segretario fino al 1969.[3]
Nel 1969 tornò a Roma e si occupò del dipartimento affari economici del governo.[3] Dal 1973 al 1979 prestò servizio all'ambasciata d'Italia a Madrid.
Nel 1989 divenne direttore generale per gli affari economici del ministero degli esteri e nel 1991 direttore generale per gli affari politici.[7]
Commissario europeo
Nel 1993 venne indicato dal governo italiano come membro della Commissione europea, assieme ad Antonio Ruberti. Benché indipendente, era considerato vicino alla Democrazia Cristiana.[4] Il governo italiano discusse a lungo se indicare Vanni d'Archirafi o Ruberti come vicepresidente della Commissione, optando infine per quest'ultimo.[8] La nomina di Vanni d'Archirafi e Ruberti venne accolta piuttosto male dal presidente della Commissione Jacques Delors, che avrebbe preferito personaggi di maggiore spessore politico.[9] Anche per questa ragione, gli vennero assegnati portafogli relativamente marginali, quali le questioni istituzionali, le imprese e il mercato interno[10].
Fece parte della Commissione Delors III, in carica dal gennaio 1993 al gennaio 1995, e non venne riconfermato al termine del mandato. Si occupò principalmente del completamento del mercato unico.[11] Promosse una direttiva antitrust europea in materia di informazione, per evitare le concentrazioni editoriali ed i monopoli televisivi particolare e tutelare il pluralismo dell'informazione, armonizzando le norme in vigore nei singoli stati membri.[12]
Attività successive
Il 20 febbraio 1995 tornò a servire come ambasciatore d'Italia a Madrid, svolgendo l'incarico fino al 1998.[5]
Operò a sostegno di diverse iniziative imprenditoriali italiane in Spagna. Ha fatto parte dei consigli di amministrazione di diverse società ed ha rappresentato in Spagna le imprese del gruppo Finmeccanica.[13] Nel 2002 venne nominato presidente di RCS Iberica, l'azionista di maggioranza della società editrice di El Mundo.[13]
È padre del finanziere Francesco Vanni d'Archirafi[15] e di Uberto Vanni d'Archirafi, già Console Generale d'Italia a Londra,[16] poi consigliere diplomatico del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Massimo Bray, poi ambasciatore d'Italia in Portogallo.[17]
^abcdeRaniero Vanni d'Archirafi, su munzinger.de, Munzinger. URL consultato il 19 agosto 2011 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2015).
^ab Pietro Sormani, Alla CEE commissari a sorpresa, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 5 dicembre 1992. URL consultato il 17 agosto 2011.
^(EN) EC Commissioner Raniero Vanni d'Archirafi, su highbeam.com, Europe, 1º maggio 1993. URL consultato il 19 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2018).
^ Andrea Bonanni, Pasticcio italiano alla CEE, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 18 aprile 1993. URL consultato il 19 agosto 2011.
^ Pietro Sormani, Alla CEE commissari a sorpresa, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 5 dicembre 1992. URL consultato il 17 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
^ Pietro Sormani, "L'Italia risale in Europa", su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 9 febbraio 1993. URL consultato il 19 agosto 2011.
^ Pietro Sormani, "L'Italia risale in Europa", su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 9 febbraio 1993. URL consultato il 19 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
^Vanni d'Archirafi nella Citi di New York, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 24 aprile 2009. URL consultato il 19 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).