Nato dalla nobile famiglia dei marchesi di Meana, è figlio di Giulio (nato a Venezia il 22/07/1899 da Vittorio e Maria Consolata Sallier de La Tour, morto a Roma il 22/04/1968) e di Fulvia Schanzer (1901-1984), figlia del senatore e ministro giolittiano Carlo Schanzer. Ha portato i titoli nobiliari di nobile dei marchesi di Giaglione, marchese di Meana, signore di Alteretto e Losa, nobile dei signori del marchesato di Ceva.[1][2]
Nel 1957 fa il libraio alla Feltrinelli a Pisa, e a Forte dei Marmi durante l'estate, fino a quando, nel 1960, Giangiacomo Feltrinelli lo chiama per l'apertura della prima sua libreria a Milano.
Nelle elezioni regionali del 1970 in Lombardia, le prime della storia dell'Italia repubblicana, Ripa di Meana viene eletto consigliere del PSI e viene nominato presidente della commissione statuto e presidente del gruppo socialista.
Nel 1971 è tra le centinaia di firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso di Giuseppe Pinelli, nella quale si additava Luigi Calabresi come responsabile della sua morte. Nel 2007 in una pubblica assemblea chiede "perdono alla Signora Calabresi e ai suoi figli" indicandone come conseguenza l'omicidio del Commissario.[4]
Dal 1974 al 1979 Ripa di Meana è presidente della Biennale di Venezia, riformata dopo la contestazione studentesca. In questo periodo nel PSI si avvicina alla posizione politica del segretario Bettino Craxi, con cui intratterrà rapporti personali amicali, al punto di chiedergli di essere suo testimone di nozze nel matrimonio contratto civilmente nel 1982 con Maria Elide Punturieri, meglio nota come Marina Lante della Rovere e, poi, Marina Ripa di Meana.
Propone e realizza nel 1977, tra molte difficoltà e l'esplicita opposizione del governo sovietico, la Biennale del Dissenso.
Nel biennio 1992-93 è Ministro dell'ambiente nel primo governo Amato.[5] Nominato il 28 giugno 1992, si dimette il 7 marzo 1993 dopo aver votato nel governo contro la proposta del decreto sulla depenalizzazione del reato di finanziamento illecito ai partiti (governo di Amato, Ministro della Giustizia Conso). All'epoca dell'inchiesta "mani pulite" alcuni parlarono di "colpo di spugna"[senza fonte].
Leader dei Verdi e di Italia Nostra
Dal 1993 al 1996 Ripa di Meana è portavoce nazionale dei Verdi, per i quali è nuovamente eletto deputato al Parlamento Europeo fino al giugno 1999. Il 2 maggio 1998 vota contro l'adozione dell'euro come moneta unica: "oggi si propone non che lo stato europeo conii la moneta, ma che la moneta conii lo stato europeo... È un gioco pericoloso".
Dal marzo 2000 al marzo 2005 è stato consigliere regionale in Umbria eletto nei Verdi Ecologisti.[6] Fu per breve tempo presidente del Consiglio Regionale quale consigliere anziano durante le fasi di insediamento dell'assemblea.[7]
Dal 2001 è Presidente del Comitato Nazionale del Paesaggio.[8] Le priorità del CNP sono la lotta contro l'eolico selvaggio e la tutela dei centri storici e dei monumenti.
Dal giugno 2005 al 2007 è presidente dell'associazione nazionale ambientalista Italia Nostra minacciata da una crisi finanziaria. Dal 2007 è presidente della sezione di Roma di Italia Nostra, che nel 2008 ha promosso la campagna contro la realizzazione di un grande parcheggio sotterraneo sotto il Pincio. Per il suo impegno nella tutela del paesaggio dal giugno 2012 al maggio 2015 è Presidente Onorario dell'Associazione Italiana per la Wilderness Onlus.
Ultimi anni e morte
Il 5 gennaio 2018 la moglie Marina muore dopo una lunga malattia. Carlo Ripa di Meana le sopravvive per poco meno di due mesi: muore a Roma nel pomeriggio del 2 marzo 2018 all'età di 88 anni.[9]
Famiglia e vita personale
Carlo Ripa di Meana era secondogenito di sette figli. Tra i fratelli, il primogenito Vittorio (Roma, 19 settembre 1927 - Roma, 29 dicembre 2008) fu avvocato e presidente di Capitalia, mentre Saverio è stato dirigente industriale del gruppo Buitoni e Nestlé ed in seguito presidente di Umbria Jazz. Le quattro sorelle, in ordine, sono: Orietta, assistente sociale a Rimini; Ludovica, poetessa e scrittrice, moglie di Vittorio Sermonti; Daria, architetto e moglie di Bruno Salvatici; Gabriella, psicanalista e scrittrice, moglie di Massimo Cuzzolaro.
Negli anni Settanta ebbe una relazione con una donna transessuale di nome Gianna[10], mentre successivamente fu legato a Gae Aulenti.[11]