A Firenze la pittura fiamminga ebbe una cospicua diffusione a partire dal XV secolo, influenzando la scuola locale grazie alle opere portate in città dai numerosi mercanti e banchieri toscani attivi nelle Fiandre.
Storia
I fiamminghi a Firenze
Con la conquista di Pisa e del suo porto nel 1406, Firenze si garantì un importante sbocco sul mare che permise un rinnovato sviluppo dei commerci con paesi lontani, tra cui le Fiandre, che ebbero una notevole rilevanza per traffico di merci e di idee. Toscana e Fiandre dopotutto vivevano nel XV secolo un'irripetibile stagione di vitalità artistica. Rapporti diplomatici venivano intessuti tra i Medici e i duchi di Borgogna.
Scambi artistici più cospicui e durevoli con le Fiandre furono favoriti da una singolare congiuntura per cui vivevano a Bruges, Gand, Bruxelles e Anversa una notevole comunità di mercanti e banchieri soprattutto fiorentini e lucchesi, che lì intessevano relazioni commerciali e tenevano aperte filiali delle banche italiane.
Più rari furono gli scambi inversi, ma non assenti. La famiglia Mouscron ad esempio riuscì ad ottenere da Michelangelo una Madonna col Bambino (1503-1505 circa) oggi a Bruges.
Influenze stilistiche
Le scuole pittoriche fiorentina e fiamminga avevano in comune la ricerca di una maggiore aderenza alla realtà oggettiva, che si traduceva però in mezzi diversi: la costruzione prospettica nel primo caso, la minuzia del dettaglio nel secondo. Le due scuole ebbero modo di confrontarsi e influenzarsi vicendevolmente: per le Fiandre partirono ad esempio opere di Luca della Robbia e Michelangelo (la Madonna di Bruges), mentre nel suo viaggio italiano Rogier van der Weyden fu influenzato dall'Angelico.
Influenze fiamminghe si trovano nella pittura luminosa di Domenico Veneziano e dell'Angelico, nelle sperimentazioni di Filippo Lippi, fino alle esperienze della terza generazione come Sandro Botticelli e Domenico Ghirlandaio. Ghirlandaio in particolare arrivò a copiare il gruppo dei pastori del Trittico Portinari nel Adorazione dei pastori e compose un vaso di fiori su un tappeto colorato di gusto prettamente nordico nella Madonna in trono col Bambino e santi degli Uffizi. Tra le conquiste fiamminghe che più influenzarono la scuola locale ci furono la resa materica delle superfici, l'importanza del paesaggio nello sfondo e l'uso della natura morta, sebbene ancora relegata a dettagli secondari del dipinto. Inoltre fu importante la maggiore attenzione alla resa fisiognomica dei personaggi e i giochi di luci ed ombre, anche con molteplici fonti di luce, come apprese Piero della Francesca.