Le notizie sulla sua vita sono scarse e controverse: non si conosce neanche quale fosse il suo vero nome (quello di Petrus Christus è stato dedotto dalla sua firma, petr. XPI). Il catalogo delle sue opere, che conta circa quaranta pezzi, è stato ricostruito in base agli otto dipinti pervenutici, datati tra 1446 e il 1457, che recano la sua firma.
Le prime tracce documentali risalgono al 7 luglio 1444, quando acquistò la cittadinanza di Bruges insieme alla moglie; nel 1454 lavorò per il conte d'Estampes e quattro anni dopo, 1458, risultava iscritto alla confraternita della Madonna dell'Albero Secco, una delle più prestigiose associazioni del tempo, che contava tra i suoi membri anche i duchi di Borgogna e i banchieri italiani attivi a Bruges (Arnolfini, Portinari).
Viene ritenuto l'erede spirituale dell'arte di Jan van Eyck, del quale potrebbe essere stato allievo, visto che dimostra di aver bene imparato dal maestro la lezione dello spazio, del volume e dell'ambiente, ma la sua maniera denuncia l'influenza di altri grandi artisti fiamminghi del suo tempo: Dirk Bouts, Robert Campin e Rogier van der Weyden. Una suggestiva ipotesi lo vuole autore del completamento di una madonna di van Eyck lasciata incompiuta con la sua morte, oggi alla Frick Collection di New York.
Alcuni ipotizzano anche un viaggio di Christus in Italia: egli fu il primo artista fiammingo ad adottare la costruzione spaziale geometrica e razionale della prospettiva a punto di fuga unico; numerosi suoi clienti erano dopotutto italiani, molti dei quali toscani, ed essi avrebbero potuto spingerlo a venire incontro ai loro gusti.
Dalle analogie artistiche tra Petrus Christus e Antonello da Messina è stato ipotizzato un contatto tra l'artista siciliano e il fiammingo, del quale è stata forse trovata una prova documentaria nei presumibili nomi dei due che compaiono tra i salariati per la partecipazione a una medesima battaglia. D'altra parte, una citazione iconografica di Petrus Christus si ritrova anche nella Deposizione di Colantonio, che di Antonello fu maestro.[2]
Passata la metà del XV secolo i suoi dipinti assumono un tono monumentale, ispirato alle grandi opere di van der Weyden. In qualità di pittore civico della città di Bruges eseguì anche numerose opere effimere, come apparati cerimoniali e decorazioni varie, come quelle per il matrimonio tra Carlo il Temerario e Margherita di York (1468).