Pochi giorni dopo la sua nascita, la sua famiglia si trasferì a Milano in una casa di ringhiera. Fin da piccolo cominciò ad assimilare la parlata del popolo, il dialetto milanese, il vociare tipico delle corti degli anni trenta.
Egli stesso, in un'intervista, ricordava sia il chiacchiericcio che la solidarietà che si instaurava tra la gente del popolo, le persone che da una ringhiera all'altra si offrivano sempre aiuto reciproco: questa umanità e questo dialetto diventarono gli elementi fondamentali della sua recitazione, al pari di altri grandi considerava il popolo il suo unico e vero maestro.
Il teatro
Fin da piccolo esordì come attore, ma la sua gavetta fu particolarmente lunga: il successo e la fama arrivarono solamente negli anni sessanta. Debuttò a dieci anni nel ruolo femminile di Cosetta ne I miserabili di Victor Hugo, per sostituire una giovane attrice indisposta. Dopo la seconda guerra mondiale si dedicò prevalentemente alla rivista; nel frattempo cresceva il suo interesse per il teatro dialettale. Nel 1951 al Teatro Alcione presentò per la prima volta uno dei suoi personaggi più famosi: il Tecoppa. In quello stesso anno conobbe l'attrice diciassettenne Marisa Marwill (al secolo Marisa Monzelli), che sposò nel 1952 e con cui ebbe due figli: Barbara e Riccardo.
Il 19 febbraio 1957, a causa di un tragico incidente stradale, restò vedovo. Dovendosi occupare da solo dei figli, decise di non girare per l'Italia, ma di lavorare stabilmente a Milano. Piero accettò la proposta di Edgar Biraghi, direttore della compagnia del Teatro Milanese di Ieri e di Oggi, il quale, su segnalazione dell’attrice Giuliana Rivera, lo aveva visto recitare alcune scenette in lingua milanese in una rivista al Teatro Olimpia. Il 5 ottobre 1958 Piero debuttò al Teatro Sant'Erasmo ne La zitella di Carlo Bertolazzi, con la regia di Franz Dama. Era molto apprezzato anche da Giorgio Strehler, che nel 1961 lo diresse in El nost Milan di Carlo Bertolazzi. Con Strehler Piero Mazzarella instaurò anche un rapporto di stima e di amicizia, che lo portò a difendere a spada tratta il regista [3] sia quando questi era accusato di eccessiva durezza nei confronti degli attori, sia quando nel 1985 venne arrestato per detenzione di stupefacenti, pur ammettendo la fondatezza delle accuse e il fatto che ne facesse uso, ma negando che ne fosse dipendente.
Nel biennio 1961-1962 fu protagonista di una prolifica stagione teatrale, che annoverava tra i suoi titoli (qui tradotti in italiano dal dialetto meneghino) I denti dell'eremita e Il focolare domestico, successi interpretati con grande personalità insieme alla sua compagnia, in locali milanesi tra cui il teatro Angelicum. Nel 1963 venne insignito del titolo di Commendatore della Repubblica, diventando quindi un Cumenda[4]. Nello stesso anno vinse il "Premio San Genesio", il "Premio Saint Vincent Maschera d'Oro", il Premio "Obrazov" e il "Premio Internazionale Luigi Illica". Nel 1965 iniziò la sua collaborazione con Antonello Stullo, col quale scrisse memorabili pezzi di avanspettacolo milanese senza usare maschere, stile fino a quel momento mai usato da nessuno. Nel 1966 si sposò con Adriana Novelli, dalla quale divorziò poco dopo. Sposò poi Barbara Tacchinardi, con cui ebbe tre figli: Piero Jr., Paolo e Cristiano.
Il 7 dicembre 1974 fu insignito della medaglia d'oro del Comune di Milano dal sindaco Aldo Aniasi. Negli anni ottanta raggiunse l'apice del successo: diresse il Teatro San Calimero e, successivamente, il Teatro della 14ma; mise in scena opere memorabili, come La Rava e la fava di Rino Silveri. Un suo successo personale nel 1981 fu la commedia El pacianebbia, scritta appositamente per lui da Sandro Lopez Nunes. Nel 2001 rappresentò Ciao Tecoppa!, con cui dette l'addio al suo personaggio più famoso, con un tono polemico verso gli attori della nuova generazione, che definì una massa di ignoranti, che al teatro preferivano una qualsiasi stupidata fatta in televisione.
Piero Mazzarella dette il suo meglio a teatro, dove riuscì a commuovere e a far ridere, portando il pubblico ad amare i suoi personaggi. Nonostante ripetesse che il teatro è sacrificio, la sua recitazione appare così naturale da non rivelare alcuno sforzo. Alle volte prevalgono alcuni caratteri di facile presa sul pubblico, ma sempre intrisi di una vena ironica e di un retrogusto amaro che ridanno profondità e valore al personaggio.
1969 – On finestroeu sul mond - Fonorama Records - Poesie dialettali di Gisella Azzi
1982 – On poo per rid on poo per minga piang - L.P. - Durium - Arrangiamenti Gerardo Tarallo
2003 – Gran Milan - CD - M.A.P. - Arrangiamenti Gerardo Tarallo
2014 – Inedita Milano - CD - Music Center - Con Renato Dibì
Curiosità
Particolare curioso, legato alla televisione, è il fatto che la neonata Telemilano 58, che diventerà Canale 5, deve una parte del proprio successo proprio all'aver trasmesso, inizialmente, molte opere teatrali di Piero Mazzarella e lo stesso Silvio Berlusconi lo ha citato tra i suoi attori prediletti[7]. Mazzarella inoltre sarà poi nel cast di Grand Hotel.