Si tratta di animali molto adattabili, infatti se ne trovano nelle regioni montuose come nelle praterie e nella savana alberata. I leopardi africani possono vivere anche in zone desertiche e nelle aree ricoperte da foresta pluviale.
È probabile che un ristretto numero di leopardi africani possa trovarsi anche nell'isola di Zanzibar (l'ultimo esemplare è stato filmato nel 2017, a distanza di circa vent'anni dall'ultimo avvistamento).
Prima di un'analisi di genetica molecolare del 1996, si credeva che gli esemplari di leopardo africano presenti nello Zanzibar fossero una diversa sottospecie di leopardo, ovvero "Panthera pardus adersi".
Descrizione
I leopardi maschi sono più grandi e più pesanti delle femmine. Il loro peso varia tra i 24 e i 90 Kg e la lunghezza dei maschi è di 110-160 cm (più 85-100 cm di coda), mentre le femmine sono lunghe 200-225 cm coda compresa.[senza fonte] Gli artigli del leopardo sono retrattili e ricurvi e vengono usati per arrampicarsi sugli alberi e per colpire le prede.
Il leopardo africano ha zampe proporzionalmente corte e robuste, orecchie corte e arrotondate e lunghe vibrisse. I leopardi hanno lunghe code, utili per tenersi in equilibrio sugli alberi.
Il leopardo africano varia di colorazione nelle varie regioni africane, a seconda del luogo e dell'habitat che colonizza: il colore del mantello può variare dal bruno rossastro al crema e al giallo scuro.
I leopardi africani sono ricoperti da rosette nere. All'interno delle rosette generalmente non sono presenti delle macchie (tipiche invece del congenere giaguaro). Le macchie hanno un disegno ed una disposizione unica e sono spesso utilizzate dagli studiosi e dai guardiani degli zoo per riconoscere i vari individui.
Non è infrequente (in particolare in regioni tropicali ricoperte da foresta pluviale) trovare leopardi che hanno come colore di base il nero: questa condizione è nota come melanismo. All'osservatore attento, tuttavia, riesce facile notare che le famigerate "pantere nere" hanno in realtà anch'esse le caratteristiche macchie sul mantello, che possono essere viste con un'adeguata illuminazione e mantenendo la giusta angolazione rispetto all'animale.
Biologia
Alimentazione
I leopardi africani preferiscono andare a caccia di notte, ma questo non è vero in assoluto perché un leopardo tende a cacciare quando è affamato, quindi anche sotto la luce del sole.
I leopardi hanno una dieta che si basa generalmente sulla carne dei mammiferi erbivori di taglia medio-grande, come gazzelle, babbuini, facoceri, oritteropi e tragelafi striati; la sua preda preferita resta comunque l'impala: un leopardo affamato, tuttavia, non esiterà a cibarsi di insetti, roditori, iraci e rettili, attaccando occasionalmente il bestiame domestico. Se messo alle corde, attacca prede molto grandi, come zebre e altri grossi animali (gnu, orici, gerenuk, antilopi alcine, ippopotami pigmei, alcelafi, kudu maggiori, damalischi, cuccioli di giraffa) e gorilla. Non sono state filmate uccisioni di questi ultimi, ma sono stati trovati esemplari morti con ferite riconducibili ad un attacco di un leopardo che, con il favore delle tenebre, li getta a terra e li azzanna alla gola. I leopardi cacciano anche molte altre specie di scimmia, come cercopitechi, mandrilli e scimpanzé. Altre prede del leopardo africano sono carnivori più piccoli, ad esempio gli sciacalli, i tassi del miele, i caracal e i servali, nonché i cuccioli dei grandi predatori come leoni, iene maculate, ghepardi e licaoni. Va detto, infine, che il leopardo è un abile pescatore.
È una realtà, seppure non comune, quella dei leopardi mangiatori di uomini, anche intrufolandosi di notte nelle abitazioni per predare esseri umani, inclusi uomini adulti. Invece è abbastanza comune che i leopardi nei pressi dei centri rurali entrino nottetempo nei recinti del bestiame per razziarli. In queste incursioni spesso rivela incredibile ferocia, ammazzando indiscriminatamente animali senza poi neppure mangiarli tutti.
Tecniche di caccia
Come la maggior parte dei felini, il leopardo si avvicina silenziosamente alla preda nascosto controvento fra l'erba alta: quando si trova a una distanza di circa 2-3 m, spicca un balzo in modo da atterrare la preda e soffocarla con un potente morso alla gola.
Nelle aree boschive e forestali, spesso i leopardi africani si appostano sui rami più bassi, lanciandosi dall'alto sulle ignare vittime che passano.
Se il primo assalto va a vuoto e la preda riesce a fuggire, il leopardo la insegue solo per un breve tratto.
Subito dopo aver ucciso la preda, per evitare che qualche altro predatore (come leoni o iene maculate) possa sottrargliela con la forza, il leopardo la porta con sé su un albero.
In questo frangente, i leopardi danno prova di incredibile forza e resistenza, trascinando ben salde fra le mascelle su alberi quasi verticali alti fino ad oltre 20 m prede pesanti anche 200kg (come gli gnu). Ciò succede però solo nelle zone dove sono presenti predatori più forti: nella foresta africana, nel bush e nel deserto infatti, leoni e iene sono assenti e il leopardo diventa il superpredatore; dunque, non avendo più nemici che possono rubargli le prede, portarle in alto sugli alberi diventa inutile e il felino perde questa abitudine. Inoltre, con l'effetto della sorpresa e del balzo, può gettare a terra animali nove volte il suo peso.
Riproduzione
Durante il periodo degli accoppiamenti, i leopardi maschi si azzuffano furiosamente per conquistare le femmine, lanciando urla rabbiose e soffi, mentre per il resto dell'anno il leopardo è un animale silenzioso (eccetto in situazioni di pericolo o di eccitazione, quando può ringhiare, ruggire ed emettere suoni simili a colpi di tosse).
Il periodo di gestazione del leopardo è solitamente di 90-112 giorni e ogni figliata è composta normalmente di 2-4 cuccioli. I cuccioli di leopardo rimangono con la loro madre per circa 2 anni. Intorno a questa età raggiungono la maturità sessuale.
I leopardi maschi si aggirano in un vasto territorio e così di solito un leopardo maschio divide il proprio territorio con varie femmine. Il maschio marca il suo territorio con le feci, l'urina, le secrezioni delle ghiandole facciali o graffiando dei tronchi.