Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Fu costruito nel Trecento per la nobile famiglia dei Da Cintoia, possessori di un castello in Val di Greve. Risale a quell'epoca l'ordinata fila di mensole con sporti a sesto acuto.
Il palazzo passò nel 1434 a Roberto di Marco Salviati, la cui famiglia aveva altre numerose proprietà nella zona di via Ghibellina e, sulla fine del secolo, venne venduto ai Bentivoglio di Bologna, esuli a Firenze. Nel 1511 Jacopo di Giovanni Salviati ricomprò l'edificio per 600 fiorini d'oro dal procuratore dei Bentivoglio.
Nella seconda metà del Settecento il palazzo venne poi allivellato a Pier Maria Serrati che più tardi lo acquistò. Nell'Ottocento il palazzo era in vendita e fu selezionato da Herbert Percy Horne tra i possibili candidati a ospitare la sua ricca collezione di arte e arredi antichi, ma gli fu preferito il palazzo Corsi in via de' Benci perché più aerato e situato su una via più trafficata, dove oggi sorge appunto il Museo Horne.
Il palazzo, già sede della Società Anonima Edificatrice (alla quale si deve un intervento di restauro negli anni venti del Novecento), denuncia attualmente un certo abbandono, non essendo più stato interessato da lungo tempo, almeno sui prospetti, da interventi di manutenzione e recupero.
Descrizione
L'edificio, che si impone tra i più interessanti esempi di palazzo medioevale tra quelli conservati, era un tempo gratificato di una visuale ben più ampia dell'attuale visto che laddove ora sorge uno dei prospetti del teatro Verdi si estendevano, bassi, i lavatoi della città.
Nell'insieme l'edificio mantiene i caratteri propri delle nobili architetture civili fiorentine del Trecento con, sul fianco di via dell'Isola delle Stinche, l'aggetto sulle mensole e i tipici sporti per le botteghe, attualmente occupati da un ristorante. In pietra a vista, tipica dell'architettura medievale, ha bozze squadrate regolari fino al primo piano e filaretto ai piani superiori. Numerose sono aperture, originariamente ad e oggi squadrate mantenendo traccia delle ghiere.
Delle varie proprietà serbano memoria i vari scudi sui fronti: con l'arme dei da Cintoia sulla parte di via della Vigna Vecchia (così la letteratura ma allo stato attuale l'arme è illeggibile), dei Salviati su via Isola delle Stinche (bandatodoppiomerlato d'argento e di rosso), sulla cantonata già quello dei Bentivoglio, arricchito da nastri svolazzanti e cappello cardinalizio, oggi non più in loco.
La letteratura segnala inoltre l'atrio e le scale come "dell'epoca", e Mazzino Fossi (1968) precisa che "a tutti i piani della scala sono porte trecentesche con stemmi".
Bibliografia
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