Centrocampista, giocò nel Modena, nella Mirandolese e nel Bologna: con quest'ultima squadra conquistò lo scudetto di campione d'Italia del campionato di Divisione Nazionale 1928-1929.
Nino Lolli nacque da Attilio e Carolina Mascherini. Anche il fratello Libero Lolli si dedicò al calcio, ma morì prematuramente il 23 settembre 1934, all'età di soli 24 anni: in sua memoria è intitolato lo stadio comunale di Mirandola.
Conclusa l'esperienza calcistica a seguito di un grave infortunio, Nino Lolli trovò impiego nell'ufficio bieticoltori di Mirandola, dove non nascose le sue idee socialiste, nonostante il regime fascista. Dopo l'8 settembre 1943, a causa dell'aggravarsi della situazione, fu costretto a scappare dalle persecuzioni nazifasciste, giungendo in bicicletta fino in Piemonte.[1][2]
Grazie alla sua esperienza e al fatto di essere "figlio d'arte" (il padre Attilio, fervente socialista,[3] fu avvocato e sindaco di Mirandola in epoca prefascista, dal 1914 al 1918), il 24 aprile 1945 venne designato dal Comitato di Liberazione Nazionale (di cui fece parte durante la lotta di Liberazione[4]) quale sindaco pro-tempore, nomina poi confermata dal decreto prefettizio del 18 luglio successivo. Alle prime elezioni comunali del 17 marzo 1946, la lista formata dal Partito Socialista e dal Partito Comunista vinse con il 75% dei voti, ottenendo 24 consiglieri su 30, che in seguito confermarono l'incarico di primo cittadino a Lolli. A seguito della scissione di palazzo Barberini, Nino Lolli e la sua giunta furono costretti alle dimissioni e il 25 gennaio 1948 il consiglio comunale elesse quale nuovo sindaco il comunista Oreste Gelmini.[1]
Nel 1949 Nino Lolli venne arrestato con l'accusa di peculato ed incarcerato per 35 giorni, ma venne in seguito scagionato. Tale vicenda lo portò ad allontanarsi dalla politica, tornando a dirigere l'ufficio bieticoltori fino alla sua scomparsa, avvenuta all'età di 59 anni in seguito ad una malattia incurabile.[1]
In seguito passò nelle file del Bologna FC, esordiendo nella terza partita di campionato del 21 ottobre 1928 nella partita Bologna-Reggiana (5-1). Nella stagione 1928-29 contribuì alla vittoria del titolo di campione d'Italia, giocando nelle partite contro il Genova 1893 e il Brescia Calcio.[6]
A seguito di un grave infortunio di gioco con rottura di tibia e perone, dovette rallentare la promettente attività sportiva.[1] Dal 1929 al 1933 giocò nella US Mirandolese.
Mario Merighi, suo amico, lo descrisse come «un uomo onesto, capace e dedito al lavoro e alla carica di amministratore pubblico; una persona da additare come esempio per le future generazioni».[1]
Alla memoria di Nino Lolli è dedicato il giardino pubblico (noto anche come "giardini alti") di fronte al palazzo della GIL e al castello dei Pico.
^Nino Lolli, in Rassegna annuale, Istituto storico della Resistenza della provincia di Modena, 1966, p. 70. URL consultato il 4 gennaio 2018 (archiviato il 4 gennaio 2018).