Nato a San Giuliano del Sannio da Francesco e Vittoria Rossi, dopo i primi studi compiuti a Sepino, si licenziò presso il Collegio di Lettere e Filosofia di Campobasso, per laurearsi a soli 22 anni in Medicina presso l'Università di Napoli[1].
Nonostante la laurea, non esercitò mai la professione medica perché fu ben presto attratto dal fascino delle scienze naturali, al pari di altri medici dell'epoca come Michele Tenore, Domenico Cirillo e Giovanni Gussone. Fu proprio il Tenore, "padre della botanica napoletana", ad avvicinarlo agli studi di botanica. Ma il suo vero maestro fu il più giovane Vincenzo Tenore, nipote di Michele e professore presso l'Università[2]. Grazie all'assidua frequentazione con i due illustri studiosi di scienze naturali, il giovane Pedicino ottenne nel 1861 anche la nomina a professore di Storia naturale per i Licei, iniziando poi la carriera di docente presso il Collegio Militare della Nunziatella[2].
In questi stessi anni, partecipò attivamente ai movimenti insurrezionali che agitavano tutta la Penisola: nel 1860 ad Isernia prese parte alla lotta contro la reazione borbonica; nel 1866 si batté nella Terza guerra d'indipendenza, ma dopo la Battaglia di Bezzecca fu fatto prigioniero dagli Austriaci e fu internato per alcuni mesi in Croazia[3].
Insegnò presso vari Istituti tecnici e Licei napoletani, tra cui il Liceo Vittorio Emanuele. In tutte le scuole in cui insegnò, usò come strumenti didattici sia le escursioni botaniche (sue mete preferite furono i monti della Majella, il Gran Sasso, il Matese, il Gargano), sia laboratori occasionali in cui organizzare erbari e collezioni di minerali, di alghe o di muschi. Tra i suoi migliori allievi vi furono Giuseppe Camillo Giordano e Antonio Jatta, che diventerà tra i maggiori lichenologi italiani[4].
Nel 1872 fu chiamato ad insegnare presso la Scuola superiore agraria di Portici, appena istituita. A Portici fu ordinario di Botanica dal 1872 al 1877[5]. Furono cinque anni ricchi di opportunità e di operazioni dall'alto valore scientifico: in questo nuovo ambiente, Pedicino concretizzò «il sogno di formare una falange a se e con essa di abbracciare tutt'i rami della Botanica moderna, il sogno di creare una Scuola com'egli la concepiva»[6]. Nel 1873 fondò l'orto botanico e ne fu il direttore fino al 1877; per raggiungere questo obiettivo, trasformò i giardini del Sito reale, nati con una struttura prettamente ornamentale, dandogli una nuova organizzazione con finalità didattica[7]. Contemporaneamente avviò la prima raccolta dei semi delle piante coltivate nell’orto didattico[8][9].
. Oltre all'orto, avviò anche un Laboratorio di botanica[10] ed una xiloteca[11]. Infine, poco prima di lasciare l'insegnamento a Portici, fece costruire una serra in ferro e vetri, «molto bella e ben integrata nel contesto del giardino storico»[12]: ancora oggi la serra porta il suo nome.
Nel 1877 vinse il concorso per la Cattedra di Botanica all'Università di Roma e vi si trasferì lasciando la cattedra porticese al suo più ingegnoso e brillante allievo, Orazio Comes.
Morì improvvisamente nel 1883, lasciando il suo erbario al Laboratorio botanico di Roma[3].
Tra le sue opere, vanno ricordati i lavori di istologia, anatomia, impollinazione e algologia, oltre alla traduzione della Botanica di Joseph Dalton Hooker.
Opere
Osservazioni sul sonno e la veglia dei fiori di Mesembrianthemum, in Annali dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti, Serie 3., vol. 1., Napoli, Accademia degli Aspiranti Naturalisti, 1861, SBNTO00127726.
con Giuseppe Antonio Pasquale e Nicola Terracciani, Catalogo delle piante raccolte per i dintorni di Salerno, Amalfi ed Eboli, in Annali dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti, Serie 3., vol. 4, Napoli, Accademia degli Aspiranti Naturalisti, 1864, pp. 86-103, SBNNAP0792467.
Note algologiche, in Bullettino dell'Associazione dei Naturalisti e Medici per la Mutua Istruzione, Napoli, 1870, SBNMO10010987.
Poche osservazioni sulla vegetazione presso le terme, in Rendiconto dell'Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, n. 5, Napoli, Società Reale di Napoli, maggio 1873, ISSN 0370-3568 (WC · ACNP), SBNMO10010996.
Sul processo d'impollinazione e su qualche altro fatto nel Limodorum abortivum, Swartz, in Rendiconto dell'Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, n. 8, Napoli, Società Reale di Napoli, agosto 1874, ISSN 0370-3568 (WC · ACNP), SBNMO10010994.
Della impollinazione nella Thalia dealbata, Fras., e del modo di ricercare sperimentalmente i processi di impollinazione, in Rendiconto dell'Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, n. 1, Napoli, Società Reale di Napoli, gennaio 1875, ISSN 0370-3568 (WC · ACNP), SBNPUV1087520.
Orto e laboratorio botanico, in Annuario della R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici, n. 1, Portici, Scuola Superiore di Agricoltura, 1876, ISSN 1594-087X (WC · ACNP), SBNPUV0970232.
Poche parole intorno allo studio della impollinazione, in Nuovo giornale botanico italiano, vol. 8, n. 4, Pisa, Societa botanica italiana, ottobre 1876, pp. [398]-402, ISSN 0369-6413 (WC · ACNP), SBNPUV1087540.
Studii sulla struttura e sulla maniera di accrescersi di alcuni fusti di piante dicotiledoni, in Annuario della R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici, n. 1, Portici, Scuola Superiore di Agricoltura, 1876, ISSN 1594-087X (WC · ACNP), SBNMO10010967.
Qualche notizia del Polyporus Inzengae Ces. et De Ntrs, in Nuovo giornale botanico italiano, vol. 9, n. 2, Pisa, Societa botanica italiana, 1877, ISSN 0369-6413 (WC · ACNP), SBNPUV1007917.
Relazione intorno al congresso internazionale botanico di Amsterdam, in Rendiconto dell'Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, n. 5, Napoli, Società Reale di Napoli, maggio 1877, ISSN 0370-3568 (WC · ACNP), SBNPUV0970926.
Degli sclerenchimi nelle gesneriacee, nelle cyrtandracee e in qualche altra famiglia, in Rendiconto dell'Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche, n. 2, Napoli, Società Reale di Napoli, Adunanza dell'11 gennaio 1879, ISSN 0370-3568 (WC · ACNP), SBNMO10010989.
Giuseppe Camillo Giordano, Sulla tomba del professore Nicolantonio Pedicino inaugurata nel cimitero di Napoli il 14 marzo 1885, Napoli, Stab. tipografico Comm. Francesco Giannini & Figli, 1885, SBNIEI0236330.