Testimone di segni di civiltà remote, la storia di questo complesso montuoso, inizia oltre 25 secoli or sono ad opera dei primi abitanti di origine italica, mentre i coloni greci, che pur tanta incidenza ebbero sulle popolazioni di pianura, poco influirono sugli abitanti del Matese.
Nel 216 a.C. questo territorio fu invaso anche dai soldati cartaginesi guidati da Annibale. Dopo il V secolo si diffuse il monachesimo, che diede origine a molti centri abitati come San Gregorio Matese (CE), San Salvatore Telesino (BN), ecc. Nel 1800 il Matese servì da rifugio ai partigiani realisti che lottavano contro Murat e i Francesi, diventando il covo dei cosiddetti "briganti" che si aggirarono per le aspre contrade fino al 1815.
Più tardi, tra il 1861 e il 1865, trovarono rifugio sulle montagne matesine uomini della più disparata provenienza ideologica: soldati borbonici renitenti di leva con l'aggiunta di veri delinquenti, comandati dall'ex cavalleggero borbonico Cosimo Giordano di Cerreto Sannita (BN), con bande che raggiungevano oltre i 500 componenti.
Nel 1877 ci fu un tentativo, da parte di Errico Malatesta e dei suoi seguaci, di suscitare un moto di natura anarchica, ma dopo pochissimi giorni la banda, stremata dal maltempo, si arrese[1].
Il massiccio del Matese si affaccia ad ovest sulla valle del medio Volturno in vista dei monti Trebulani, a est sulla zona preappenninica molisana, a nord è limitato dai monti delle Mainarde e dalla Maiella, a sud dal massiccio Taburno Camposauro. Nel territorio, in particolare nell'oasi di Guardiaregia, è presente l'abisso Pozzo della Neve, tra i più importanti sistemi sotterranei d'Italia.[senza fonte]
Da NW a SE il massiccio raggiunge un'estensione massima di circa 74 km, racchiudendo una superficie di circa 1585 km². I monti fanno parte del parco regionale del Matese. Vi si trovano un lago di origine glaciale (il lago del Matese), due laghi artificiali (di Gallo Matese e di Letino, formato dalla diga sul fiume Lete) e
La flora varia in base all'altitudine: a quota media è presente il faggio e in alta quota l'abete, mentre più in basso si trovano betulle, ginepri, querce e castagni. Più a sud sono presenti boschi di leccio.
Fauna
Oltre alla fauna domestica di equini, bovini, e ovini che pascolano allo stato brado, nei pressi di monte Miletto e la Gallinola, si possono osservare volatili come gheppio, poiana, nibbio reale e qualche esemplare di aquila reale; da qualche tempo è ricomparso anche il lupo appenninico assente da decenni.
^ Manlio Cancogni, Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai Circoli di Carrara, Milano, Ugo Mursia Editore, 2011, ISBN978-8-84-254471-5.