I mosaici di Delo, pur con tracce d'influenza artistica romano-italica e punico-fenicia, sono un chiaro esempio di produzione artistica ellenistica non dissimile dal resto delle opere (scultoree e pittoriche) che la ricca committenza dell'isola ha patrocinato. Ricorrono perciò a Delo stilemi decorativi simili a quelli osservabili nei mosaici della capitale macedone, Pella, tanto quanto attributi della produzione artistica greca più antica, come la tecnica del fondo nero tipica della c.d. "Ceramica a figure rosse" (Grecia classica). Taluni di questi stilemi vennero ripresi dall'arte romana seppur i mosaici di Pompei, contemporanei a quelli di Delo, rivelino significative differenze rispetto a questi ultimi.
Datazione
354 mosaici di Delo sono stati studiati dall'archeologofrancese Philippe Bruneau[2][3] che li ha datati al tardo ellenismo (seconda metà del II secolo a.C.-inizio I secolo a.C.), contemporanei cioè al tardo periodo repubblicano di Roma[2][3]. Qualche mosaico è databile al periodo della Grecia classica[3] mentre uno è stato realizzato durante l'età imperiale romana[3]. Bruneau, basandosi sulla similitudine dello stile, ha poi ipotizzato che la maggior parte dei mosaici ellenistici sia stato realizzato tra il 133 a.C. e l'88 a.C.[3], cioè dopo il passaggio di Delo nell'orbita politica ateniese (ca. 167 a.C.) a seguito della vittoria romana nella terza guerra macedonica e la conseguente espulsione dall'isola della maggior parte dei primitivi abitanti e dopo la distruzione romana di Corinto (146 a.C.) che garantì all'isola il ritorno dello status di maggior centro commerciale greco latore dell'afflusso di capitali che concorsero a fare di Delo un centro di alta committenza artistica. Un secolo dopo, l'economia di Delo e, di conseguenza, la sua committenza artistica, iniziò a subire una contrazione a seguito degli attacchi portati dalle truppe pontiche di Mitridate Eupatore nel 88 a.C. e nel 69 a.C. (v. Guerre mitridatiche)[4]. Il benessere economico dell'isola decadde però formalmente solo quando Roma ne fece un semplice centro di scalo secondario nella rotta commerciale orientale voluta da Ottaviano Augusto[5].
Note
^Dunbabin KMD (1999), Mosaics of the Greek and Roman World, Cambridge University Press, ISBN 978-0-521-00230-1, p. 32
^abcBrecoulaki H (2016), Greek Interior Decoration: Materials and Technology in the Art of Cosmesis and Display, in Irby GL, A Companion to Science, Technology, and Medicine in Ancient Greece and Rome, Oxford, Wiley-Blackwell, ISBN 978-1-118-37267-8, p. 678.
^Tang B (2005), Delos, Carthage, Ampurias: the Housing of Three Mediterranean Trading Centres, Roma, L'Erma di Bretschneider (Accademia di Danimarca), ISBN 978-88-8265-305-7, p. 14.
^Joyce H (1979), Form, Function and Technique in the Pavements of Delos and Pompeii, in American Journal of Archaeology, Archaeological Institute of America, 83 (3): 253–263, doi:10.2307/505056, p. 253.
Craig I. Hardiman, Classical Art to 221 BC, in Joseph Roisman e Ian Worthington (a cura di), A Companion to Ancient Macedonia, Oxford, Wiley-Blackwell, 2010, pp. 505–521, ISBN978-1-4051-7936-2.