Mario Carloni

Mario Carloni
Il generale Mario Carloni con indosso un cappello degli Alpini mentre era al comando della 4ª Divisione alpina "Monterosa" della Repubblica Sociale Italiana prima dell'Operazione Wintergewitter, dicembre 1944
NascitaNapoli, 27 dicembre 1894
MorteRoma, 30 gennaio 1962
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Repubblica Sociale Italiana (bandiera) Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regio Esercito
Esercito Nazionale Repubblicano
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Anni di servizio1912 - 1945
GradoGenerale di divisione
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna di Russia
Campagna d'Italia
BattaglieOperazione Wintergewitter (1944)
Operazione Fourth Therm
Battaglia della Sacca di Fornovo
Comandante di31º Reggimento fanteria "Siena"
6º Reggimento bersaglieri
1ª Divisione bersaglieri "Italia"
4ª Divisione alpina "Monterosa"
Decorazionivedi qui
dati tratti da Generals[1]
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Mario Carloni (Napoli, 27 dicembre 1894Roma, 30 gennaio 1962) è stato un generale italiano, già distintosi come ufficiale durante il corso della prima guerra mondiale. Durante il corso della seconda fu comandante del 31º Reggimento fanteria "Siena" e del 6º Reggimento bersaglieri, con cui si distinse particolarmente durante la campagna di Russia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, entrando nell'Esercito Nazionale Repubblicano, dove comandò la 1ª Divisione bersaglieri "Italia" e la 4ª Divisione alpina "Monterosa" durante la Campagna d'Italia del 1944-1945. Fu decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, quattro Medaglie d'argento al valor militare, con la Croce di Ferro di seconda classe e con l'Ordine militare della Croce Tedesca in oro.

I generali Mario Carloni e Otto Fretter-Pico si arrendono alle forze brasiliane in Italia.

Biografia

Nacque a Napoli il 27 dicembre 1894, figlio di Costantino e Giulia De Michele.[1] Il 31 dicembre 1912 si arruolò come soldato volontario nel Regio Esercito, assegnato al 5º Reggimento bersaglieri di Senigallia, divenne caporale il 31 marzo 1913, e poi sergente presso l'11º Reggimento bersaglieri.[2] Allievo ufficiale di complemento, fu nominato sottotenente per il servizio di prima nomina presso il 7º Reggimento bersaglieri con Regio Decreto 29 aprile 1915, raggiungendo il suo reparto il 15 maggio.[2]

Durante il corso della prima guerra mondiale rimase ferito in combattimento due volte, e fu promosso tenente per merito di guerra il 2 dicembre 1915, poi capitano il 10 aprile 1917.[3] Aiutante di campo presso la 2ª Brigata bersaglieri dal 31 dicembre 1917, passò poi in servizio presso il deposito Cecoslovacco in forza al 33º Reggimento mobilitato il 16 maggio 1918, e prestò servizio al Quartier generale del comando del Corpo Cecoslovacco dal 4 novembre 1918 al 10 giugno 1919.[2] Promosso maggiore il 20 settembre 1930, mentre presta servizio nel 2º reggimento fanteria, e tenente colonnello il 31 dicembre 1936, fu incaricato di insegnare presso la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena.[2] Fu promosso colonnello con anzianità 1 gennaio 1940.[3] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, il 19 settembre dello stesso anno si imbarcò per l'Albania, dove a partire dal 28 ottobre prese parte alle operazioni belliche contro la Grecia alla testa del 31º Reggimento fanteria "Siena".[2] Il 20 aprile 1941, al termine delle operazioni, sfilò ad Atene alla testa di un Reggimento di formazione e fu decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[3]

Trasferito a Creta, il 4 ottobre 1942 chiese il trasferimento per combattere sul fronte russo al comando del 6º Reggimento bersaglieri di Bologna, rimanendovi fino al 23 marzo 1943.[2] In tale reggimento combatteva come sottotenente il figlio Bruno, caduto il 13 agosto 1942 a Baskovskij (Ucraina) e decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Ai primi di gennaio 1943 comanda la cosiddetta "colonna Carloni", unità che raccoglieva reparti vari con ancora un buon grado di capacità di combattimento composta da 2.340 italiani (essenzialmente 3º e 6º bersaglieri e artiglieri del 120º Reggimento artiglieria) e 200 tedeschi del "gruppo Schuldt" con 7 carri armati. La colonna fu dislocata nella zona di Pavlograd con l'ordine di fermare l'avanzata russa. All'alba del 17 febbraio ventimila russi con numerosissimi mezzi corazzati sferrarono l'attacco, il 120º e i reparti di bersaglieri che formavano la "colonna Carloni" si sacrificarono quasi totalmente con combattimenti strada per strada, casa per casa, per permettere la copertura dei reparti in ritirata. Il drammatico ripiegamento si concluse il 22 febbraio 1943 quando i resti dei reparti della 3ª Divisione "Celere" giunsero in zona di raccolta a Dnepropetrovsk, dove furono elogiati dal comandante tedesco della piazza, generale Günther Meinhold, infine rimpatriati, rientrando in Italia alla fine di marzo 1943[4].

Rimpatriato dall'Ucraina il 23 marzo 1943, il 27 luglio successivo il Führer lo insignì dell'Ordine militare della Croce Tedesca in oro.[3] Il 5 agosto fu trasferito al Quartier generale del XXXV Corpo d'armata in qualità di Comandante al Centro Costituzione Battaglioni cacciatori carro di Verona.[2] Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi il giorno 13, e da lì avviato all'Offizier Lager di Przemyśl, da dove, non appena aderì alla Repubblica Sociale Italiana, fu liberato il 23 settembre e trasferito a Berlino per dirigere, dal 1º ottobre, l’ufficio di Capo Reparto Esercito della Missione Militare Italiana in Germania.[3]

Il 28 novembre a Heuberg (Württemberg) assunse il comando della 1ª Divisione bersaglieri "Italia", allora in fase di addestramento, e fu promosso generale di brigata il 16 giugno 1944.[2] Il 17 luglio sostituisce il generale Goffredo Ricci come comandante della 4ª Divisione alpina "Monterosa" in fase di rimpatrio.[3] Assume l’incarico di responsabile del sotto-settore Serchio-Garfagnana dal 20 novembre, sostituendo l'Oberst Schirowski, dopo che la "Monterosa" da metà ottobre aveva avvicendato la 42.ID schierandosi sulla "Linea Gotica" con un terzo degli effettivi divisionali.[3] Dal 26 al 28 dicembre 1944, con l’appoggio sul campo del LI Geb.Korps, comandò un attacco dimostrativo denominato "Wintergewitter", riassumendo il comando della 1ª Divisione bersaglieri "Italia" il 21 febbraio, unità che sostituì praticamente tutti i Reparti italiani presenti in Garfagnana.[3]

Il 1º marzo 1945 divenne generale di divisione e i suoi uomini riuscirono a contrastare la 92nd Infantry Division "Buffalo" fino al 6 aprile, quando a seguito dell’offensiva americana iniziò un graduale ripiegamento della Divisione dal fronte. Il 29 aprile 1945 a Fornovo, vicino a Parma, si arrese alla Força Expedicionária Brasileira dopo la battaglia di Collecchio.[3]

Rinchiuso nel Campo di concentramento di Coltano, per la morte del sottotenente Alfred Lyth, un pilota statunitense ucciso a Camporgiano l'8 febbraio 1945[5] dai soldati della "Monterosa" dopo la cattura, egli venne processato insieme al capitano Italo Simonitti, e al sergente Benedetto Pilon, che si trovavano già in prigionia a seguito della resa finale, presso la Corte marziale statunitense che si riunì a Firenze dal 25 settembre al 4 ottobre 1946.[5] La corte marziale terminò con la condanna a morte di Simonitti, comandante della polizia militare della Monte Rosa, e quella ai lavori forzati a vita per Pillon[5]; Carloni venne prosciolto da ogni accusa, ma nonostante la sentenza fosse stata confermata già il 27 febbraio 1947, fu rilasciato dalla autorità italiane soltanto il 19 maggio 1951. Quando uscì dal carcere militare di Forte Boccea a Roma, fu degradato a colonnello, la neonata Repubblica Italiana non gli riconobbe i gradi e le onorificenze concesse dalla Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al 1945.[5]

Si spense nella Capitale il 30 gennaio 1962.[1]

Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di Reggimento, in tre giorni di lotta aspra e accanita, guidava i suoi battaglioni contro un munitissimo caposaldo nemico e li lanciava all’inseguimento attraverso una serie di audaci e duri combattimenti. Confermava i tali circostanze le sue alte virtù guerriere, l’illuminata capacità li comando e lo sprezzo del pericolo già dimostrati in innumerevoli prove alla testa dei suoi indomiti fanti. Quota 731 di Monastero, 14, 15, 16 aprile 1941.[6]»
— Regio Decreto 2 marzo 1942[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Lanciava la propria truppa all’assalto, incitandola con nobili parole all’avanzata. Caduto ferito e impossibilitato a tenere il Comando continuava ad animare i dipendenti e al comandante del Battaglione che gli era accorso vicino per confortarlo rivolgeva le seguenti parole: ‘Non pensare a me, pensa al battaglione portalo avanti. Viva l'Italia, Viva l'Italia”. Flondar, 5-giugno-1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di Reggimento di rara perizia, in cento giorni di lotta aspra ed accanita, dava luminose prove di ardimento e di valore contro un nemico, di gran lunga superiore di forza e di mezzi ed in condizioni di terreno e di clima oltremodo difficile, sempre primo tra i suoi fanti, si prodigava infaticabilmente oltre ogni limite, creando del suo reggimento un magnifico organismo di lotta e di vittoria. Fulgido esempio di alta virtù militare, di costante sprezzo del pericolo, di profonda dedizione al dovere. Albania, 28 ottobre 1940 - 10 febbraio 1941
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di reggimento di elevate qualità militari, già distintosi in precedenti fatti d’armi sul fronte greco e più volte decorato al valore in successivi giorni di operazioni belliche dava ripetute prove di slancio, capacità, dedizione al dovere. Rimasto con qualche centinaia di bersaglieri del suo reggimento contro preponderanti forze nemiche che Io attaccavano ripetutamente minacciandolo di aggiramento, riusciva a impedire per due giorni ogni progresso. Attaccato violentemente ancora una volta riusciva a contenere sino al sopraggiungere della notte la posizione avversaria, ripiegando solo dietro esplicito ordine superiore. Magnifica figura di comandante valoroso capace e animatore. Valle Tichaja (fronte russo), 17-19 dicembre 1942
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un reggimento Bersaglieri motorizzato, in una particolare critica situazione, con ammirevole serenità, coraggio, energia, e capacità operativa, dava anima a una tenace resistenza esponendosi ove maggiore era il pericolo. Minacciato d’accerchiamento da elementi corazzati nemici, si apriva arditamente un varco raggiungendo lo schieramento arretrato di truppe amiche. Successivamente proteggeva per più giorni il ripiegamento di unità alleate accerchiate da forze corazzate e da fanterie nemiche riuscendo a rintuzzare sempre vittoriosamente ogni tentativo dell’avversario. Fronte Russo 21 dicembre 1942–3 gennaio 1943
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 18 aprile 1931.
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 21 aprile 1940.
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 24 ottobre 1941.[8]
Croce d'oro per anzianità di servizio - nastrino per uniforme ordinaria
— Determinazione Ministeriale 5 ottobre 1933, Brevetto n. 28922.

Onorificenze estere

Medaglia della Rivoluzione cecoslovacca (Cecoslovacchia) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia della Rivoluzione cecoslovacca (Cecoslovacchia)
Croce di Ferro di II classe (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria
— O. P. 129 del 3 luglio 1943.
Ordine militare della Croce Tedesca in oro (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria
— O. P. 122 dal 25 giugno 1943

Note

  1. ^ a b c Generals.
  2. ^ a b c d e f g h Digilander Libero.
  3. ^ a b c d e f g h i j Fondazione Rsi.
  4. ^ https://digilander.libero.it/trombealvento/indicecuriosi/tomasellipavlograd.htm
  5. ^ a b c d Giornale di Barga.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  7. ^ Bollettino Ufficiale 9 aprile 1942, disp. 33, registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 1942.
  8. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.169 del 20 luglio 1942, pag.13.

Bibliografia

  • Claudio Bertolotti, Storia del battaglione Bassano, Divisione Monterosa RSI 1943-1945, Milano, Lo Scarabeo Editore, 2007, ISBN 88-8478-110-8.
  • Gino Papuli, Il labirinto di ghiaccio, Terni, Edizioni Thyrus Arrone, 1991.
  • Giorgio Pisanò e Pieramedeo Baldrati, Gli ultimi in grigioverde. Vol.1, Milano, CDL Edizioni, 1994.
Periodici
  • Davide Del Giudice, Mussolini in Val di Taro e Lunigiana, in Storia & Battaglie, n. 59, Vicchio, Editoriale Lupo, giugno 2006, pp. 22-30.

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