Marcello Tegalliano (seconda metà del VII secolo – 726) è stato, secondo la tradizione, il secondo doge del Ducato di Venezia.
Biografia
L'unica menzione storica certa di Marcello (il cognome Tegalliano è un'invenzione tardo-trecentesca dei cronisti Nicolò Trevisan ed Enrico Dandolo) è il Pactum Lotharii stipulato nell'840 tra l'imperatore Lotario I e il doge Pietro Tradonico. Nel testo è citata la cosiddetta terminatio liutprandina, un accordo sulla delimitazione dei confini attorno a Cittanova concluso sotto il re dei Longobardi Liutprando tra il duca Paoluccio e il magister militum Marcello e ancora in vigore ai tempi del Sacro Romano Impero[1].
Il Pactum fu più volte confermato nei secoli che seguirono ed era quindi ben noto a Giovanni Diacono, il primo cronista che, attorno all'anno Mille, identificò Paoluccio e Marcello rispettivamente come il primo e il secondo doge di Venezia[1].
Queste conclusioni sono state poi adottate dalla storiografia successiva sino all'epoca moderna, quando alcuni studiosi hanno messo in dubbio la storicità di Paoluccio e Marcello. Per Roberto Cessi il primo doge fu Orso, eletto direttamente dai venetici nel 726 durante una rivolta contro il governo dell'imperatore bizantino Leone III Isaurico; Paoluccio sarebbe da identificare con l'esarca di Ravenna Paolo, mentre Marcello sarebbe stato un magister militum appartenente alla gerarchia bizantina della Venetikà. Carlo Guido Mor e Stefano Gasparri hanno ipotizzato invece che Paoluccio fosse il duca longobardo di Treviso, mentre Marcello sarebbe stato il suo interlocutore di parte veneziana[1].
Non sappiamo pressoché nulla riguardo al governo di Tegalliano che, stando alle cronache, sarebbe morto dopo nove anni di dogato - quindi, fissando la morte di Paoluccio nel 717, fino al 726. Di certo, in quel periodo si riaccese lo scontro tra il patriarca di Grado e il patriarca di Aquileia. Nel 723 papa Gregorio II inviò una lettera ai vescovi della provincia ecclesiastica della Venezia e Istria in cui redarguiva Sereno di Aquileia sul rispetto dei diritti di Donato di Grado. Tralasciando i dubbi di molti storici circa la veridicità della missiva, il testo ci è tramandato integralmente da Andrea Dandolo; tra i destinatari figura anche il magister militum Marcello, accompagnato dal titolo di duca, ma certamente si tratta di una falsificazione per dare maggior credito al documento[1].
Secondo Andrea Dandolo fu sepolto, come il predecessore, a Eraclea. I già citati Trevisan e Dandolo, sulla base dell'assonanza con nome e cognome, identificarono Marcello come il capostipite delle famiglie Marcello e Fonicalli[1].
Note
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