Il vero nome era Gaudio e Mansueto il cognome. Per scelta artistica, il cantante li invertì in Mansueto Gaudio. Dopo aver studiato canto col maestro Lentini, debutta nel 1893 al Politeama di Genova in La traviata. Nel 1899 è al Teatro dell'Opera di Trieste, poi a Torino, dove viene coinvolto in una rissa sul palcoscenico del teatro Carignano, episodio che gli costerà un breve periodo di detenzione. Nel 1900 viene ingaggiato per la stagione lirica alla Scala di Milano dove, sotto la direzione di Arturo Toscanini, il 29 dicembre interpreta il ruolo di Re Marke nella prima di Tristano e Isotta di Richard Wagner con Amelia Pinto e Giuseppe Borgatti.
Grazie al successo ottenuto, si aprono per Gaudio le porte dei teatri d'Europa e del mondo.
Scopre il Cile, paese del quale si innamora profondamente stabilendovi solidi legami, così come con tutto il sudamerica.
Nel 1922Toscanini insiste per averlo nuovamente alla Scala, dove Mansueto Gaudio si esibisce come Sparafucile in Rigoletto, Pistola in Falstaff e Pimen nel Boris Godunov. La poderosa voce da autentico basso profondo, unita alla figura imponente, gli permettono d'interpretare con efficacia un gran numero di ruoli (ad esempio, fu un acclamato Mefistofele), in special modo nell'ambito dell'opera italiana e francese. Verso la fine degli anni venti, si stabilisce definitivamente a Santiago del Cile, dove fonda e dirige un'Accademia di canto.
Nelle sue ultime esibizioni documentate, ha interpretato Padre Guardiano (La forza del destino) e Don Basilio (Il barbiere di Siviglia), entrambe allestite nel settembre del 1930 al Teatro Municipal di Santiago[1][2].
Il controfa
Durante la sua carriera, Gaudio ha avuto modo di esibirsi al fianco di celebri cantanti della sua epoca. Tra questi il tenore Giacomo Lauri-Volpi (1892-1979) il quale, nella sua autobiografia, racconta come il basso livornese (così lo definisce Lauri-Volpi), quando vestiva i panni di Sparafucile, concludeva il duetto dell'atto I con Rigoletto emettendo il Fa grave previsto da Verdi con un'intensità sbalorditiva. Lauri-Volpi ricorda con particolare impressione quella nota - che lui chiama controfa - descrivendola come una sorta di "infrasuono" che si spandeva per tutta la sala come una minacciosa onda sismica[3].
Il Club 1873
Con questa espressione è consuetudine alludere ad un ristretto gruppo di artisti dell'opera lirica, i quali hanno in comune l'essere nati in quel particolare anno. Scorrendo i nomi, possiamo ben dire che il 1873 fu davvero qualitativamente formidabile; ad esempio, i tenori Enrico Caruso e Leo Slezak, il basso Feodor Šaljapin, il soprano Antonina Nezhdanova oltre, naturalmente, a Mansueto Gaudio, fanno tutti parte del cosiddetto Club 1873.[4]
Discografia
La carriera di Gaudio si è sviluppata contemporaneamente al nascere dei primi rudimentali strumenti per la registrazione del suono. Esiste una non vasta ma certamente significativa discografia, edita da Gramophone Record e da Victor Record, che include i seguenti brani: