Rientrò anche il padre, che seppe recuperare parte del patrimonio del nonno, il noto Philippe Égalité, che aveva votato per la morte di Luigi XVI e che era stato a sua volta ghigliottinato nel 1793. In questo venne generosamente aiutato dal nuovo monarca, Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, con delle ordinanze reali che decretarono la restituzione dei beni nazionali non ancora venduti dallo stato e anche di quelle in pegno ai creditori, oltre a quelli di altri principi di sangue rimasti senza eredi, sino a renderlo immensamente ricco[2].
Del giovane Luigi, come del fratello maggiore Ferdinando Filippo, si ricorda la educazione presso il Liceo Henri-IV, una grande istituzione aperta, però, anche all'alta borghesia. Una mossa che seguiva la generale attitudine di Luigi Filippo a marcare un atteggiamento liberale.
Inserimento dinastico nell'esercito
All'età di dodici anni venne nominato colonnello del 1º reggimento cacciatori. Tale scelta era perfettamente coerente con la tradizione dinastica e l'uso della alta aristocrazia. Tuttavia, non si deve dimenticare come essa rispondesse, egualmente, al progetto politico di Luigi Filippo: la sua residenza al Palais Royal si era trasformata in una sorta di museo napoleonico, a celebrare quelle glorie militari[4] e a suggerire un'ennesima dissociazione rispetto ai Borbone regnanti: questa volta sul terreno di una politica estera decisamente (e, date le condizioni, doverosamente) remissiva.
Subito dopo la Rivoluzione di luglio, il 3 agosto 1830, il padre, appena promosso monarca, lo insignì della Gran Croce della Legion d'Onore[6], e Luigi divenne Principe Reale.
Il rapporto con il Belgio
Nel febbraio 1831 venne eletto dal Congresso Nazionale del Belgio "re dei Belgi", ma considerazioni internazionali indussero Luigi Filippo a rifiutare questo onore per il proprio figlio. Di lì a pochi mesi, a parziale compensazione, venne aggregato insieme al fratello (entrambe alla loro prima esperienza bellica), all'armata francese al comando del maresciallo Gérard che entrò in Belgio a fermare la invasione olandese: non vi furono scontri poiché alla notizia dell'intervento francese, il comandante olandese Principe d’Orange subito arrestò l'avanzata e, in circa 30 giorni, evacuò il Paese, tranne la grande fortezza di Anversa.
Per liberarla si rese necessario un nuovo intervento francese (con il concorso di una squadra navale inglese) che, il 30 novembre 1832 pose assedio ad Anversa che cadde il 24 dicembre di fronte alle preponderanti forze francesi, all'efficacia del bombardamento e all'avanzamento delle opere d'assedio[7]. Tale assedio, che pose definitivamente fine alla Rivoluzione belga[8], rappresentò un notevole episodio militare, e diede occasione ai due fratelli di dar mostra di un notevole contegno e di perizia militare.
La grande occasione militare del Nemours venne con l'Algeria: iniziata da Carlo X con la spedizione di Algeri, il 5 luglio 1830, pochi giorni prima la Rivoluzione di luglio[11]. Luigi Filippo occupò l'intero suo regno per completarne la conquista e inviò, a più riprese, i propri figli, a partecipare alle diverse campagne: teneva a che essi vi apprendessero il mestiere delle armi e voleva anche mostrare all'esercito e al Paese come essi sapessero dividere il pericolo e le fatiche che soffrivano i normali cittadini sotto le armi[9].
Campagne del 1835 e 1836
Cominciò Ferdinando Filippo che, nel 1835, servì agli ordini del maresciallo Clauzel nella spedizione di Mascara, ma, terminata quella, si ammalò e dovette essere rimpatriato.
Conquista di Costantina
Nell'autunno 1836 prese parte alla prima spedizione contro la città algerina di Costantina, che si concluse con uno scacco e la sostituzione del Clauzel.
Rientrato in dicembre, venne comandato pure per la seconda spedizione, cominciata il 1º ottobre 1837 ed ebbe il comando di una brigata e della direzione delle operazioni di assedio. I generali Damrémont e Perrégaux vennero ucciso al suo fianco, il 12 ottobre, e fu lui, il giorno successivo, a comandare l'assalto che prese la città[12][13]. Lui stesso venne promosso tenente-generale[9].
Della sua brigata facevano parte quattro ufficiali che sarebbero divenuti marescialli di Francia: Canrobert, Mac-Mahon, Saint-Arnaud, Niel[9].
Campagna del 1841
Nel 1841 si recò una terza volta in Algeria ove, al seguito del generale Bugeaud, prese parte alle operazioni contro Abd-el-Kader. Sbarcato ad Algeri all'inizio di aprile (normalmente le operazioni si svolgevano in autunno-inverno), cominciò guidando una spedizione per rifornire la città di Médéa, raggiunta il 29 aprile. Dopodiché comandò la 1ª divisione di fanteria nella spedizione guidata dal Bugeaud e volta alla distruzione della città fortificata di Takdempt, centro logistico di Abd-el-Kader, e alla occupazione di Mascara, la sua antica capitale: venne coinvolto in un aspro combattimento presso Miliana, dal 3 al 5 maggio. E si reimbarcò per la Francia il 3 giugno, con grande onore[9].
Di ritorno in Francia, venne nominato comandante del campo di Compiègne.
Isolamento internazionale di Luigi Filippo
Tutta questa attività non permise, tuttavia, di sopperire al principale handicap degli Orléans sulla scena politica europea, che ancora (e sino al 1848) si reggeva sugli esiti del Congresso di Vienna del 1815: l'essere considerati i responsabili della caduta di Carlo X e, quindi, tout court degli 'usurpatori'. Joseph de Maistre parlava di falsa dinastia[14]. Altrove si adduceva un (non insensato) timore circa la stabilità degli Orlèans sul trono di Francia: la paura di veder finire i suoi [della sposa] giorni in America[15].
Fallito tentativo di matrimonio con un'Asburgo
Circostanze assolutamente eccezionali avevano consentito di accasare la secondogenita Luisa con il Re dei BelgiLeopoldo I, il 9 agosto 1832[16].
Ben più grave questione poneva l'erede al trono Ferdinando Filippo: l'isolamento dinastico degli Orléans era tale che nessuna corte volle ‘concedere’ una delle sue eredi, nemmeno a beneficio di un accordo politico con gli Orléans, come dimostrarono gli eventi del 1836. Adolphe Thiers, primo ministro e uomo dalla politica mutevole, intendeva tentare una politica di conservazione dell'"ordine europeo", coerente con la generale impostazione di politica estera di Luigi Filippo: essendo già fallito un riavvicinamento alla Russia, per il tramite di un matrimonio con una delle due figlie nubili del re Guglielmo I di Württemberg[17] e della defunta granduchessa russa Ekaterina Pavlovna Romanova, sorella dello zar[18], Thiers si riavvicinò al Metternich e propose di suggellare la rinnovata amicizia sposando Ferdinando Filippo alla arciduchessa d'Austria Maria Teresa Isabella[19]. Venne organizzato un gran viaggio dello stesso Ferdinando Filippo, accompagnato dal Nemours che, dopo una sosta a Berlino, si trattennero a Vienna dal 29 maggio all'11 giugno. Qui tutti davano loro la mano, ma nessuna gliela stringeva[20]: la corte di Ferdinando respinse la proposta causando, indirettamente, la caduta del ministero Thiers[21]. Ai due fratelli non restò che partire, passando da Trento (ove vennero ricevuti da Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, vedova di Napoleone) e Milano (ove vennero ospitati dall'arciduca Ranieri, viceré del Regno Lombardo-Veneto): a ridurre l'umiliazione subita, le accoglienze furono calorose; a confermare i timori austriaci, giunse a Milano la notizia dell'attentato appena subito dal Re dei Francesi a Parigi ad opera dell'Alibaud, un ex-sottufficiale ribellatosi alla repressione seguita all'insurrezione repubblicana di Parigi del giugno 1832.
Seguì, il 26 aprile 1840, il Nemours, al quale toccò la principessa protestante Vittoria di Sassonia-Coburgo-Kohary, sposata con una grande cerimonia al Castello di Saint-Cloud. A parziale consolazione, la sposa recava un legame diretto con ben tre famiglie regnanti europee, in quanto:
Né con il resto della famiglia Luigi Filippo ebbe miglior sorte, a partire da un'altra sorella minore del Nemours, Clementina, che sposò, il 20 aprile 1843, Augusto di Sassonia-Coburgo-Kohary, fratello della moglie del Nemours.
Nell'Ottocento, d'altra parte, i Sassonia-Coburgo erano considerati le haras de l'Europe (le 'stazioni di monta equina d'Europa').
Si tratta, in tutta evidenza, di aspetti dei quali appare difficile apprezzare, oggi, l'importanza. Ma che, allora, ne ebbero parecchia e contribuirono a screditare la dinastia.
Dote del Nemours e crisi di governo
Senza contare che, in vista del matrimonio del Nemours, a Luigi Filippo non venne risparmiata una seconda umiliazione: il 25 gennaio 1840 il primo ministro maresciallo Soult annunciò le nozze e propose alle Camere la concessione di una rendita di 500'000 franchi annui più 500'000 franchi per le spese di matrimonio ed établissement agli sposi (loi de dotation).
Come normale, la opposizione radicale non si lasciò sfuggire la ghiotta occasione: Cormenin diede alle stampe il pamphlet, Scandalose domande di un giacobino in merito ad una dotazione[22] e vennero organizzate delle petizioni di protesta.
Meno prevedibile fu l'eco che tali argomenti trovarono alla Camera dei Deputati che, perfezionando la lunga 'guerriglia parlamentare' che l'opposizione guidata dal Thiers conduceva in quegli anni per tornare primo ministro, il 20 febbraio respinse la proposta di legge determinando le immediate dimissioni del secondo governo Soult. Il Nemours si sposò, dunque, senza alcuna rendita straordinaria, come sarebbe stata normale consuetudine.
Secondo e fallimentare governo Thiers
Ma, soprattutto, Luigi Filippo fu costretto a richiamare Thiers alla carica di primo ministro il 1º marzo, "imposto dalla Camera"[23].
Ciò che segnò uno dei punti più bassi dell'intera Monarchia di Luglio: anzitutto poiché Thiers seppe solo gettare la Francia in una delle sue più pesanti sconfitte diplomatiche di sempre[24]. Ma, pure, poiché esso costituisce una delle principali dimostrazioni del suo, notoriamente scarso, senso dello Stato, giacché, così facendo, egli indeboliva solo il governo ma, contemporaneamente, la dinastia regnante. Una circostanza che venne, anzitutto, notata proprio dai capipopolo repubblicani: Proudhon, fermo repubblicano, in una lettera privata del 27 febbraio 1840 notava la contraddittorietà della posizione dei deputati della borghesia: Chi vuole il re, vuole una famiglia reale, vuole una corte, vuole dei principe di sangue, vuole tutto quel che ne consegue. E Le Journal des débats chiarì il punto anche ai sordi: i borghesi conservatori e dinastici smembrano e demoliscono la monarchia[25]. Ciò mentre la vittoriosa battaglia parlamentare non faceva nulla per allargare la maggioranza a sinistra: Victor Hugo, in un articolo di giornale, irrise la imbarazzante discuta fra un re tirchio e dei borghesi che gli fanno i pizzicotti[26].
Ascesa del Nemours
Morte dell'erede al trono
La accidentale morte del fratello maggiore, Ferdinando Filippo, a soli trentadue anni, il 13 luglio 1842, aumentò grandemente il ruolo di Luigi a corte, facendone il naturale reggente del figlio primogenito del fratello, il principe Luigi Filippo Alberto, conte di Parigi.
Le Camere, appena dissolte, vennero riconvocate e approvarono, a grandissima maggioranza, una 'legge di reggenza' che nominava il Nemours reggente in caso di morte o abdicazione di Luigi Filippo a favore del suo legittimo erede, l'allora giovanissimo conte di Parigi, figlio del defunto.
Accresciuto ruolo politico
L'evento lo obbligò, suo malgrado, a sottomettersi agli obblighi della vita mondana[27]. Ciò che non gli impediva, ancora giovane, di conservare un buon allenamento: ospite, nel 1845, della allora popolare località termale di Cauterets, nei Pirenei, compì l'ascensione del Pic Long e del Cylindre du Marboré.[28].
Egli era stato già impiegato in periodiche visite di cortesia in Inghilterra nel 1835 e 1838 (ripetuta poi nel 1845), nonché nella ambiziosa visita del 1836, prima a Berlino eppoi a Vienna, dal 29 maggio all'11 luglio, ove fallì il menzionato tentativo di matrimonio con l'arciduchessa Maria Teresa Isabella. Né mancò di continuare tali abitudini ufficiali, come dimostra la partecipazione, nel giugno 1846, accompagnato dal fratello il Antonio d'Orléans, duca di Montpensier, all'inaugurazione, a Lilla, della Compagnie des chemins de fer du Nord, creata dal banchiere James de Rothschild.
Relativa impopolarità
Tali impegni, tuttavia, non gli consentirono mai di raggiungere la relativa popolarità della quale aveva goduto il fratello maggiore defunto: Nemours pagava la riservatezza, il poco amore mostrato per i ruoli pubblici e una certa rudezza dei modi.
Ma ad essere impopolare era, ormai, l'intera dinastia, ormai oppressa dalla accusa di umiliare la Francia di fronte all'Europa, per la totale rinuncia ad una politica estera rivoluzionaria (espansione territoriale in Europa e sostegno alle rivoluzioni liberali e nazionali). Ciò mentre il governo Guizot costruiva e sosteneva con successo la prima entente cordiale con l'Inghilterra.
Si trattava, in effetti, di uno dei temi dominanti del dibattito politico francese: da un lato Luigi Filippo (e, prima di lui, Luigi XVIII e Carlo X), il quale valutava realisticamente necessario non isolare Parigi da tutte le altre corti europee. Dall'altra l'opposizione repubblicana e bonapartista e una parte della Camera dei Deputati, che spingevano per una politica avventurista, dichiaratamente volta alla rottura del Trattato di Vienna. Una diatriba che, un decennio prima, era già costata la corona a Carlo X[29] e che Luigi Filippo si sforzava, vanamente, di esorcizzare proseguendo la lenta conquista dell'Algeria.
Rivoluzione del 1848
La rivoluzione ebbe inizio il 22 febbraio 1848, con una manifestazione che chiedeva la defenestrazione del primo ministro Guizot, a causa del tentativo di opporsi alla 'campagna dei banchetti'.
Già il 24 la folla minacciava le Tuileries: Luigi Filippo si astenne da assumere misure energiche per reprimere la folla, che pure erano suggerite dal marescialloBugeaud, il quale stimava di poter ancora schiacciare la rivolta. Preferì, al contrario, abdicare in favore del nipote, il conte di Parigi, di appena nove anni.
Nemours rinuncia alla reggenza
Occorreva, ora, nominare un reggente: era previsto che la si affidasse al Nemours, ma questi, cosciente della propria impopolarità e personalmente disinteressato, sfortunatamente accettò di cedere tale onere alla vedova del defunto: la duchessa d’Orléans[30]. Dopodiché l'ex-sovrano partì per l'esilio, mentre il Nemours tenne il palazzo abbastanza a lungo da permetterne la fuga.
Colpo di mano repubblicano
All'inizio del pomeriggio, la duchessa prese la rischiosa decisione di recarsi, con i due figli, al Palais-Bourbon, sede della Camera dei Deputati, per farvi investire il figlio e farsi proclamare ufficialmente reggente. Nemours ebbe la pessima idea di consentirlo e seguirla.
Lì, la maggioranza dei parlamentari, moderata ed "orléanista", acclamò la reggente, con il sostegno di uno degli organizzatori della 'campagna dei banchetti', il Barrot[31]. Ma i deputati dell'estrema sinistra, i repubblicani, forzarono la mano: la sala venne invasa dai rivoltosi che, d'accordo con i loro eletti, imposero di respingere ogni soluzione monarchica e di nominare un governo provvisorio: insediato l'indomani, 25 febbraio, segnando la fine della Monarchia di Luglio.
Nemours venne separato dai due nipoti ad opera dei rivoltosi e poté salvarsi solo travestendosi con un'uniforme della guardia nazionale, per poi imbarcarsi per l'Inghilterra.
L'esilio
Dissidio con il ramo principale dei Borbone
Lì prese residenza con i genitori, alla Claremont House, nel Surrey, nella immediata periferia sud-occidentale di Londra.
Suo scopo principale durante l'esilio, specie dopo la morte del padre, avvenuta il 26 agosto 1850, fu la riconciliazione dei due rami della famiglia dei Borbone: il proprio e quello che discendeva da Carlo X, deposto dalla Rivoluzione di luglio del 1830. Una mossa indispensabile per consentire la restaurazione della monarchia in Francia.
Tali propositi vennero frustrati dalla attitudine del conte di Chambord, nipote ed erede di Carlo X, con il titolo di 'Enrico V', nonché dalla determinazione della duchessa d’Orléans a non rinunciare alle pretese del proprio figlio, il conte di Parigi.
La fallita riappacificazione
All'interno della casata e del 'partito orléanista', il Nemours era il più pronto ad accettare i principi del 'partito legittimista', che sosteneva la discendenza di Carlo X. Una questione tutt'altro che secondaria poiché, a prescindere dal solido controllo esercitato sulla Francia da Napoleone III con il suo Secondo Impero, vi era sempre nel Paese una maggioranza monarchica, in principio favorevole alla restaurazione dei Borbone.
La acredine fra i due rami della famiglia, tuttavia, erano spessa e i negoziati si prolungarono senza successo sino ad interrompersi, nel 1857, quando Nemours scrisse una, allora famosa, lettera nella quale insisteva che il conte di Chambord accettasse il tricolore quale bandiera francese, in vece del Giglio.
L'effetto fu talmente dirompente da spingere il Nemours a sostenere, più tardi, di aver scritto sotto dettatura del fratello minore, il principe di Joinville, terzo figlio maschio di Luigi Filippo.
La questione del tricolore, infatti, in apparenza di lana caprina, costituiva, in effetti, il principale ostacolo (insieme a Napoleone III) alla restaurazione dei Borbone. Tanto che nel 1871, allorché il Secondo Impero crollò a seguito della Sconfitta di Sedan e venne eletta una nuova Assemblea Nazionale, a maggioranza realista, gli esponenti del 'partito orléanista' accettarono di unirsi a quelli del 'partito legittimista' per votare l'elezione del conte di Chambord a Re di Francia, la iniziativa fallì a causa del rifiuto di quest'ultimo ad adottare il vessillo ereditato dalla Grande Rivoluzione[32].
Appoggio della corte inglese
Mentre perdurava l'esilio alla Claremont House, ove la moglie, Vittoria, morì il 10 novembre 1857, il ruolo politico e la posizione sociale del Nemours continuavano ad essere di tutto rispetto. Come dimostra la circostanza che, dopo la morte della di lui madre, avvenuta il 24 marzo 1866, la Regina Vittoria offerse al Nemours di risiedere nella Bushy House: una prestigiosa residenza reale situata nel sud-ovest di Londra, già residenza di Adelaide di Sassonia-Meiningen, vedova di re Guglielmo IV[33].
Recupero di un ruolo pubblico
Il crollo del Secondo Impero aveva, comunque, provocato la cancellazione dell'esilio imposto ai principi francesi sin dalla Seconda repubblica. Nemours rientrò a Parigi e, nel marzo 1872, riebbe il proprio grado nell'esercito come generale di divisione, e un posto d'onore nello Stato Maggiore. Raggiunta l'età della pensione, egli conservò un rilevante ruolo pubblico, come presidente della Croce Rossa francese.
In quegli anni la causa 'realista' non era ancora perduta, grazie ad una costante maggioranza alla Camera, che sosteneva il governo dell'orléanista Duca de Broglie e, soprattutto, grazie alla protezione del generale Mac-Mahon, primo presidente della Terza repubblica, dal 1875 al 1879, (il quale, molti anni prima, aveva servito in Algeria agli ordini del Nemours). I due, tuttavia, persero le elezioni del 14 ottobre 1877 e Mac-Mahon, ormai sconfitto, si dimise il 30 gennaio 1879.
Venne rimpiazzato dal repubblicano Jules Grévy.
Repressione repubblicana
Nel 1880-1881 il governo di Jules Ferry, uno dei padri del colonialismo francese, diede inizio ad un'azione ferocemente anti-clericale, segnate dalla proposta (respinta) della "dispersione delle congregazioni religiose non autorizzate" e dall'allontanamento dei principi di sangue dall'esercito. Nemours reagì dimettendosi dalla presidenza della Croce Rossa e ritirandosi dalla società parigina.
La svolta politica annullò l'ultima opportunità offerta ai 'realisti' dalla morte del conte di Chambord, avvenuta il 24 agosto 1883: non avendo questi alcun erede, gli successe il conte di Parigi, concludendo (meglio, estinguendo) la disputa tra i due rami dei Borbone. Nessuna concreta occasione di restaurazione si presentò, mai più, in Francia.
De Freycinet fece votare una legge che decretava l'esilio per tutti i pretendenti al trono di Francia e dei loro primi eredi maschi, nonché l'espulsione dall'esercito di tutti i principi francesi. Ciò che costrinse il conte di Parigi ad abbandonare il castello d'Eu, per imbarcarsi a Tréport per l'Inghilterra.
Ultimi anni e morte
Nemours, privo ormai di qualsiasi prospettiva politica, visse ritirato e morì a Versailles il 26 giugno 1896. La corte inglese gli conservò, sino alla morte, la disponibilità della Bushy House, nel caso egli fosse mai costretto a lasciare la Francia.
Bianca Maria Amalia Carolina Luisa Vittoria d'Orléans, che non si sposò, a causa del rifiuto del Nemours di acconsentire alle nozze con un lord inglese del quale era innamorata.
^Anche se non subito dopo la non imprevedibile disfatta di Napoleone a Waterloo, il 18 giugno, poiché nel lungo mese seguente, che precedette la resa dell'Imperatore a bordo della nave inglese HMS Bellerofont (da dove venne istradato verso Sant'Elena), Luigi Filippo non si sarebbe negato ulteriori mene, tese ad accreditare, agli occhi degli alleati, la propria candidatura al trono di Francia. Ref.:Crétineau-Joly, op.cit..
^Ciò che l'anno successivo avrebbe permesso al giovanissimo Luigi, allora undicenne, di essere preso in considerazione come possibile candidato per il trono di Grecia, ormai da quattro anni impegnata nella sua guerra d'indipendenza. Una circostanza, tuttavia, da valutare con prudenza, giacché mancava circa un anno alla battaglia di Navarino e le grandi potenze non si rassegnarono alla indipendenza greca, prima della spedizione di Morea del 1828 e della Convenzione di Londra del 7 maggio 1832. Tanto che il primo sovrano, Ottone di Wittelsbach, prese possesso del trono solo nel gennaio 1833.
^Generale Paul Azan, Les grands soldats de l'Algérie, capitolo III, les fils de Louis-Philippe, Publications du Comité National Métropolitain du Centenaire de l'Algérie, Algeri, 1930, [1]Archiviato il 3 marzo 2008 in Internet Archive..
^Edouard Ferdinand de la Bonnière, vicomte de Beaumont-Vassy, Histoire de mon temps: première série, régne de Louis Philippe-Livre neuvième, Parigi, 1855.
^Jacques Bainville, Histoire de France, capitolo XIX, 1924, [2].
^La notizia giunse a Parigi il 9 luglio e venne comandato il Te Deum in tutte le chiese di Francia.
^La breccia venne aperta dai genieri del Lamoricière, lo stesso che, nel 1860 e alla testa dell'esercito papalino, sarebbe stato sconfitto dagli Italiani del Cialdini a Castelfidardo.
^
Salpato da Algeri il 3 novembre 1837, sulla rotta del ritorno in Francia, per Gibilterra e il Golfo di Biscaglia, si ferì abbastanza gravemente al braccio. Ciò che non gli impedì di assistere alla inaugurazione delle camere, il 18 dicembre 1837. Rif.: Paul Azan, op.cit..
^Già nel 1815, pur affermando di non voler credere ad un tradimento. Rif.: Joseph de Maistre, Correspondance diplomatique du comte Josef de Maistre, citato in: Crétineau-Joly, op. cit. .
^Espressione usata da Luisa d’Orlèans in una lettera ai genitori, riferendosi al mancato matrimonio del fratello maggiore con la figlia del re del Württemberg. Vedi infra.
^Luigi Filippo aveva rinunciato ad insediare su quel trono proprio il Nemours; l'esercito francese avrebbe,di lì ad un mese, salvato quel Paese dalla invasione olandese; Leopoldo I era, dopotutto, non un esponente di una casata maggiore, ma solo un Sassonia-Cobourgo-Gotha.
^La cui sorella aveva sposato Girolamo Buonaparte: un matrimonio che, causa la disgrazia del Primo Impero, non si era rivelato molto soddisfacente.
^La prescelta, Maria Federica di Württemberg avrebbe sposato, nel 1840, il conte Alfred von Neipperg (1807-1865), figlio del generale Adam Adalbert von Neipperg (l'amante di Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, vedova di Napoleone) e della milanese Teresa Pola. Un matrimonio decisamente inferiore a quello che avrebbe potuto contrarre con l'erede al trono di Francia. Tanto da spingere Luisa d'Orlèans, secondogenita di Luigi Filippo e Regina dei Belgi, a scrivere ai genitori: osserviamo degli accadimenti singolari: non era affatto probabile che questa ragazza, che il re del Württemberg non ha voluto concedere al duca di Chartres, per la paura di veder finire i suoi giorni in America, finisse per sposare un miserabile piccolo ufficiale austriaco, senza distinzione e di nascita decisamente ordinaria. Rif.: Guy Antonetti, op. cit., p. 756
^Thiers, uomo volubile, prese il rifiuto come uno scacco personale e dichiarò chiusa, per la Francia, la politica estera dell'"ordine europeo".
Cambiò radicalmente la propria politica estera e si apprestò ad entrare in conflitto col Metternich appoggiando i liberali spagnoli, addirittura con un intervento militare. Al che il re, sempre preoccupato di allontanare ogni pericolo di guerra, fu costretto a fermarlo e Thiers venne sostituito dal ministero Molé. Rif.: Jacques Bainville, op. cit. Luigi Filippo commentò: Thiers è stato eccellente sino alla rottura del matrimonio; dopo ciò, ha completamente perso la testa. Rif: Guy Antonetti, Louis-Philippe, Paris, Fayard, 1994, p. 764
^Questions scandaleuses d'un jacobin au sujet d'une dotation.
^Thiers prese ad incoraggiare la politica espansionista del viceré d'Egitto Mehmet Ali, che aveva occupato, da alcuni anni, la Siria e minacciava di scacciare da Costantinopoli il sultano Mahmud II. Ciò che provocò la ferma reazione dell'Inghilterra (che intendeva impedire il disfacimento dell'Impero ottomano in quanto esso avrebbe spalancato le porte del Mediterraneo all'Impero russo) della Russia (in quanto Nicola I desiderava interrompere le cordiali relazioni che legavano Francia ed Inghilterra e riportare Londra fra le potenze conservatrici), l'Austria (in quanto comunque ostile ad ogni mutamento rispetto al Trattato di Vienna del 1815) e la Prussia (in quanto dipendente dalle ultime due e, comunque, fortemente conservatrice). Un'opposizione tanto determinata da spingere le quattro potenze a rinnovare, con un trattato concluso il 15 luglio 1840, il vecchio trattato di Chaumont, di poco precedente alla prima caduta di Napoleone: era la guerra e Luigi Filippo costrinse Thiers alle dimissioni. Rif: Jacques Bainville, op. cit..
^Fece effettuare alcuni lavori di miglioramento dei saloni del Palazzo delle Tuileries, a tutt'oggi conservati al Museo del Louvre, nel 'Salone Duca di Nemours', che conserva l'arredo del salone delle udienze del Duca di Nemours alle Tuileries. Copia archiviata, su insecula.com. URL consultato l'8 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2008)..
^Notizie storiche sui visitatori della località di Cauterets, Copia archiviata, su cborzeix.club.fr. URL consultato l'8 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2008).
^Francis Choisel, La triple malédiction dynastique française au dix-neuvième siècle, Bulletin du Cercle généalogique de Boulogne-Billancourt et des Hauts-de-Seine Sud, giugno 2007, Copia archiviata, su choisel.info. URL consultato l'8 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2008)..
^Odilon Barrot aveva appena affermato: «...si pretenderebbe di rimettere in discussione ciò che abbiamo deciso con la Rivoluzione di luglio?.» Ref.: Jacques Bainville, op. cit.
^conte di Chambord rifiutò anche l'estremo compromesso di adottare il Giglio come proprio emblema personale.