Mollarella, Torre di Gaffe, Ciotta, Trippodi Marianello, Nicolizia, Pisciotto Carrubella, Caduta, Monte sole, Torre San Nicola, Poliscia, Monserrato, La Rocca
La Stratigrafia del sottosuolo di Licata è costituita dall'unità litostratigrafica Formazione Licata (OGNIBEN, 1954) che raggiunge lo spessore di circa 400 metri.
Il territorio comunale, che si estende per 24 km lungo la costa meridionale della Sicilia, è prevalentemente pianeggiante, con alcuni modesti rilievi collinari.
In generale può dirsi che la morfologia è fortemente caratterizzata dalla presenza del fiume Salso che ha dato origine ad una pianura alluvionale detta la Piana.
Il centro abitato è posizionato al limite occidentale del Golfo di Gela, ed è disposto a ridosso di una collina detta la Montagna, (monte eknomo).
Il Salso sfocia nel mare di Licata con un estuario che divide quasi a metà l'area urbana. Il territorio di Licata confina ad est con il comune di Butera in coincidenza dal torrente Cantigaglione, che sfocia in località Punta Due Rocche.
Il territorio di Licata si sviluppa per circa 20 km su una costa a con morfologie diverse: ad est della città si hanno litorali sabbiosi, ad ovest suggestive scogliere si alternano a spiagge di ciottoli in un susseguirsi di promontori, baie piccole e grandi, con lunghi tratti di spiagge sabbiose.
Il litorale, sebbene segnato in varie parti dall'edificazione selvaggia degli anni settanta e ottanta, conserva caratteri di naturalità che ne fanno uno dei più belli di tutta la costa meridionale della Sicilia, soprattutto per l'alternarsi di ambienti sabbiosi e rocciosi caratterizzati dalla presenza di ampie praterie di Posidonia oceanica.
Tra il 2016 e il 2017 il sindaco Cambiano ha risanato parte della costa eseguendo l'abbattimento di 49 villette abusive su oltre 100 ordinanze di abbattimento della procura di Agrigento.[4]
Il nome della città ha subito nei vari secoli molteplici variazioni. Ci si riferisce infatti all'attuale Licata con molti diversi nomi: Alukatos, Limpiadum, Limpiados, Lecatam, Cathal, Katta, Licatam, Leocata, Alicata.
II nome di Licata appare, quasi nella forma attuale, in età normanna: nei secoli XI e XII, si ritrova Leocata, o Licata, assieme alla denominazione colta di Olimpiada, nome di origine greca. Il documento più antico che cita il nome di Licata è un atto di donazione da parte di Ruggiero d'Altavilla a Gerlando, vescovo di Agrigento, dove la città viene indicata con l'appellativo di Limpiadum. In un documento dello stesso anno, proveniente dall'archivio della cattedrale di Agrigento, figura invece con l'appellativo di Lecatam. Il Museo archeologico della Badia custodisce numerosi reperti che documentano l'antica storia della città.
Sul significato del nome sono state formulate molte ipotesi; tra le maggiormente accrediate vi sono la derivazioni dal greco Leucada (Λευκάδα), e quella che ne fa derivare il nome dal saraceno al-Kalata (rupe fortificata, castello, luogo forte). Altre ipotesi meno accreditate farebbero risalire il toponimo a tale Alì, signore del castello della città; da alikis (salsedine); da alik (sale) ed ata (presso) nell'idioma musulmano, con allusione al fatto che la città sorgeva presso il mare e il fiume salato; da alica, da intendersi come un cereale, simile al frumento che abbondava nelle campagne licatesi o come alga, ancora oggi in dialetto chiamata "àlica", di cui il mare di Licata è ricchissimo; da Lica, madre di Dafne, una delle divinità ctonie adorate anche nel territorio di Licata; da Halycon, nome greco del Salso; da Alico, altro appellativo geografico del Salso; da Aluca, città sorta sulle rovine di Finziade; da leon (leone) e cata (presso), con allusione forse a quel leone di grande altezza e di bella fattura, che anticamente era scolpito nella dura pietra della località Stretto, a 9 km dalla città e che secondo il Serrovira fu distrutto nel 1600 dallo spagnolo Emanuele Filiguerra. Secondo Benedetto Rocco, infine, Alicata deriva dall'accusativo del nome greco Halykada (città posta sul Salso).
Storia
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Le origini di Licata risalgono al neolitico stentinelliano (5° millennio a.C.), all'eneolitico di tipo San Cono e alla prima metà del bronzo di tipo castellucciano (2° millennio a.C.) e paleolitico superiore.
Dai Fenici ai Romani
La città risulta frequentata dai Fenici che vi mercanteggiarono tra il XII e l'VIII secolo a.C. Alla fine del VII secolo a.C. i Geloi (abitanti dell'antica Gela) vi edificarono una stazione fortificata a guardia della foce del fiume Salso e nella prima metà del VI secolo a.C. Falaride, tiranno di Agrigento, vi costruì un frourion, un avamposto fortificato.
Nel 310 a.C. nei dintorni della città si svolse la battaglia del monte Ecnomo nella quale Agatocle venne battuto dai Cartaginesi. La città cadde nelle mani dei Cartaginesi. Fu liberata nel corso della prima guerra punica dai Romani in seguito ad un'importante battaglia navale, la Battaglia di Capo Ecnomo, nella quale la flotta romana di Marco Attilio Regolo, sconfisse quella cartaginese.
Sotto i Romani Licata divenne un grande emporio commerciale.
Dai bizantini ai Borboni
Nel periodo bizantino venne edificato il castello a mare Lympiados. Nell'827 d.C. la città fu conquistata dal cadì Asad e rimase sotto i musulmani per più di due secoli. Fu espugnata dai Normanni il 25 luglio 1086.
Federico II annoverò Licata tra le 42 città demaniali della Sicilia concedendole nel 1234 il titolo di "Dilectissima", al quale nel 1447 il re Alfonso I unì quello di "Fidelissima".
L'11 luglio 1553 la città fu assalita e saccheggiata per sette giorni dall'ammiraglio turco Dragut che la distrusse quasi completamente.
Tra Seicento e Settecento la città si sviluppò sempre più all'interno della cinta muraria interamente ricostruita e si vestì di nuove e prestigiose architetture lungo l'asse del vecchio e nuovo Cassaro. L'antico porto divenne il "Regio Caricatore" di grano al quale approdavano velieri provenienti da tutto il Mediterraneo.
Il 10 luglio 1806 re Ferdinando III concesse il titolo di senato alla città di Licata e l'onore della toga ai giurati senatori.[5]
Nel 1820 Licata si sollevò contro i Borboni. La resistenza contro il re di Napoli fu guidata dal patriota Matteo Vecchio Verderame che fondò nel suo sontuoso palazzo una delle prime logge massoniche della Sicilia. Dopo lo sbarco di Garibaldi, Licata inviò un proprio drappello di uomini armati al seguito di Menotti e ospitò Nino Bixio, nel palazzo del marchese Cannarella, il 20 luglio 1860.
Nel regno d'Italia
Passata la Sicilia sotto il governo piemontese, fu di stanza a Licata in qualità di comandante della 9ª compagnia del 57º reggimento di fanteria, Edmondo De Amicis, l'autore del romanzoCuore.
Nel 1870 Licata costruì a sue spese il ponte sul fiume Salso e nel 1872 il porto commerciale aprendo poi le strade di collegamento con le miniere di zolfo che determinarono la sua fortuna economica. La città divenne residenza abituale di facoltose famiglie e di numerose sedi consolari. Vennero edificati parecchi palazzi e ville Liberty, alcune progettate da Ernesto Basile ed affrescate da Salvatore Gregorietti. Nel 1881 venne raggiunta dalla ferrovia proveniente da Canicattì[6], importante veicolo di trasporto dei prodotti zolfiferi dell'interno. Lo zolfo alimentava ben cinque raffinerie, la più grande delle quali, costruita nel 1912 dalla ditta Alonso & Consoli di Catania, era forse la più importante d'Europa. Il 28 febbraio 1911[6] fu aperta la prima tratta della ferrovia a scartamento metricotra Canicattì e Naro, il 4 dicembre 1911[6] fu raggiunta Camastra, infine il 7 ottobre 1915[6] il treno arrivò a Licata. Mulini, oleifici, fabbriche di ghiaccio, pastifici, nonché il grande stabilimento chimico della Società Montecatini e i primaticci della fertile piana costituivano le fonti del benessere di Licata.
Il 9 luglio 1943 sbarcò a Licata la 3ª divisione di fanteria USA nella spiaggia di Mollarella, 5 chilometri a ovest di Licata[7][8].
Sulle coste di Licata ebbero luogo le operazioni di sbarco della JOSS Force USA 3rd Infantry Division guidata dal Generale Lucian King Truscott, con a capo il generale Patton sbarco degli Alleati.[9][10][11][12][13]
Simboli
Lo stemma di Licata è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 7 dicembre 1939.[14][15]
«Di argento, all'aquila di nero al volo abbassato, caricata in petto d'uno scudo d'azzurro, al castello torricellato di quattro pezzi d'oro e finestrato di nero, sorgente dalla campagna di azzurro, ondata di nero e di argento. Corona murale della città.[16]»
Titolo: Diletta; motto: Alicata.
Lo stemma è una scultura lignea raffigurante l'“aquila sveva” (da alcuni erroneamente confusa con l'“aquila aragonese”). Essa rappresentava l'emblema della potenza imperiale e veniva riconosciuta come distintivo d'onore delle città demaniali fedeli a Federico II di Svevia.
La rocca merlata, circondata dal mare, dalla quale si alzano quattro torri dorate di diversa fattura e altezza (il regio castello a mare di San Giacomo, il Castel Nuovo, il bastione armato di Mangiacasale e la torre Gioietta), rappresenta la città stessa delimitata da due distinti rami del fiume Salso che le conferivano la forma di un'isola.[17]
Chiesa del Carmine o di Maria Santissima del Carmelo e convento dell'Ordine carmelitano, il complesso duecentesco ha subito una riedificazione nel 1700 su disegno di Giovanni Biagio Amico;
Palazzo di Città, espressione del liberty siciliano, realizzato su progetto di Ernesto Basile;
Palazzo Frangipane I;
Palazzo Frangipane II;
Palazzo Frangipane III;
Palazzo La Lumia;
Palazzo Minafria;
Palazzo Re Grillo;
Palazzo Vecchio Verderame;
Teatro Re;
Diverse ville liberty costruite sulla collina che si erge sulla città quali residenze delle famiglie nobili e borghesi degli inizi del Novecento.
Architetture militari
Castello di San Giacomo;
Castello Nuovo;
Castel Sant'Angelo: Forte di avvistamento spagnolo risalente alla fine del XVI secolo dal quale è visibile gran parte del litorale e della Piana di Licata.
Aree archeologiche
Vari sono i ritrovamenti archeologici; tra questi l'ipogeo Stagnone Pontillo, la necropoli a grotte artificiali di monte Petrulla, la Grangela (opera idraulica di epoca preellenistica), il phrourion di Falaride (fortezza di epoca greca).
L'Addolorata di Sant'Agostino si svolge il venerdì prima della Domenica delle Palme. È una ricorrenza molto sentita e partecipata, ed apre di fatto le funzioni religiose della Settimana Santa. Il suo culto ha avuto inizio nel 1755;
Il Venerdì santo
Le funzioni della Settimana santa trovano il culmine nella processione del Venerdì santo, che si sviluppano in diverse fasi per tutto l'arco della giornata con diversi gruppi scultorei tra cui il Cristo Morto.
Sant'Angelo e la Festa di Maggio
Le festività cominciano nei primi giorni di maggio e proseguono il 5 maggio con la festa del patrono, Sant'Angelo Martire.
La festa trova origine l'8 maggio 1457 a Licata nel Capitolo Provinciale dei PP. Carmelitani della Sicilia.[22]
La mattina del 5 maggio sono caratteristiche le sfilate dei muli parati, che portano doni al Santo come ringraziamento, nella la seicentesca chiesa di Sant'Angelo, nel centro storico. La fase più caratteristica è la corsa lungo le vie della città dell'urna argentea seicentesca che custodisce i resti del santo, accompagnata da quattro ceri, macchine lignee seicentesche. L'urna viene trasportata dai marinai mentre i ceri da diverse categorie di lavoratori (massari, contadini, marinai, agricoltori e pecorari). Nella corsa le portantine vengono precedute e seguite da una folla di ragazzi che fa da apripista e coda e che prima della effettiva partenza canta cori e forma piccole torri umane con la presenza della banda. Durante il percorso dell'urna vengono gettati petali di fiori dai balconi sulla stessa e viene ripetuta la domanda "E k semmu surdi e muti?" tradotto: "E che siamo sordi e muti?", a cui la folla risponde "Evviva Sant'Angelo". La corsa rievoca la fuga messa in atto per mettere in salvo le reliquie durante le invasioni dei turchi.[23] Sia portatori che corridori, insieme ad alcuni bambini, sono tradizionalmente scalzi e vestiti per l'occasione con l'uniforme da marinaio bianca con il colletto con patta blu, decorata con due stellette bianche agli angoli. La festa procede il giorno dopo con il palio a mare "u paliu" e con l'albero della cuccagna "a ‘ntinna".
La festa viene ripetuta la domenica successiva al ferragosto a commemorazione della liberazione della città dalla peste il 16 agosto 1625.
Istituto professionale chimico-biologico e meccanico-termico "Enrico Fermi"
Cucina
Nella tradizione culinaria licatese, come invero accade anche nel resto della Sicilia e del Meridione d'Italia, in genere la preparazione di una specifica pietanza accompagna una particolare ricorrenza o evento della vita.
La domenica, nel periodo estivo, era consuetudine preparare la lasagna, pasta fresca condita con sugo di pomodoro fresco (buttiglieddu) e ricotta salata. La tradizione vuole che sia servita su un pianale di legno (scanaturi) utilizzato per impastare la farina, e consumata dai commensali in comune senza l'uso di piatti.
Per le festività natalizie si preparano i mastazzoli e i minnilati. Si tratta di dolci caratteristici della zona. I "mastazzoli" sono preparati con mosto cotto (u vinu cottu), succo di carrube, scorza d'arancia in polvere, pepe, zucchero, cannella e farina. I "minnilati" sono, invece, dolci preparati con mandorle, zucchero farina e buccia di limone grattugiata e aromi vari. Si prepara anche a pupa ch'i ficu, pane di grano duro e fichi secchi a forma di bambola.
Tipica di Licata è la fauzza o fuazza, una pizza preparata con impasto da farina rimacinato, stesa in modo grossolano con uno spessore superiore al mezzo centimetro e condita con sarde salate, pomodoro buttiglieddu, aglio, olive nere, olio d'oliva, origano e pecorino locale.
Geografia antropica
Quartieri
Piano Cannelle-Piano Bugiades
Montecatini
Loreto
A'Cunsaria
A'Cava
Muntagna d'oru
Sette Spade
Cotturo
San Paolo
Santa Maria
Marina
Quartiere Africano
Oltreponte
Fondachello
Playa
Villaggio dei Fiori
Villaggio Agricolo
Comuni-Camera
Economia
L'economia è prevalentemente basata su agricoltura e pesca.
Un terzo settore di grossa rilevanza è il turismo sviluppatosi negli ultimi anni, grazie alla creazione di numerose infrastrutture turistiche-ricettive tra villaggi turistici, alberghi, resort e B&B distribuiti lungo la riviera di Ponente e Levante.
Grande rilevanza ha avuto nei secoli il porto: nell'antichità è stato un importante punto di riferimento nel Mediterraneo per lo smistamento di merci, soprattutto del grano; in tempi più recenti, nella prima metà del Novecento, è stato largamente impiegato per la commercializzazione dello zolfo proveniente dalle miniere della Sicilia centro-meridionale.
Il porto licatese fu uno dei primi porti intermodali dell'isola, in quanto il sistema portuale era combinato al sistema ferroviario, grazie alla creazione di una linea di raccordo che collegava la stazione centrale con la stazione marittima e la stazione porto.
Le numerosi merci in prevalenza zolfifera venivano smerciati attraverso questa nuova rete realizzata verso la fine dell'800. La linea rimase attiva fino agli anni '80 dismessa per via della forte concorrenza del gommato. L'ultimo treno merci in partenza dal porto commerciale di Licata, fu il diretto Licata-Bologna.
Progressivamente la valenza commerciale ha subito un ridimensionamento cosicché, ad oggi, risultano essere prevalenti le attività legate alla pesca, composta da una flotta di barche di medie e piccole imbarcazioni.
L'attività mercantile si è sviluppata, grazie ad alcune attività produttive locali che utilizzano lo scalo per importare ed esportare i loro prodotti.
È inoltre operativo un porto turistico privato (Marina di Cala del Sole).
Maestri d'ascia ed antiche tradizioni nella lavorazione delle barche, fanno del porto di Licata uno dei maggiori poli cantieristici del sud Italia. Grazie all'utilizzo delle antiche attrezzature che fanno della cantieristica navale locale un vanto per tutta l'isola e non.
Infrastrutture e trasporti
Strade
I collegamenti stradali tra Licata e altre città siciliane sono assicurati tramite strade extraurbane secondarie:
La città di Licata è attraversata dalla linea Siracusa-Canicattì. La stazione è situata nel centro cittadino; un tempo da qui si diramava la linea per Agrigento e Naro.
Mobilità urbana
Autobus urbani
Il servizio di trasporto urbano su gomma è curato dall'azienda Ibla Tour ed è servito da 7 linee che collegano il centro della città con i quartieri periferici, più 2 linee di collegamento nel periodo estivo verso le frazioni della costa.
Autobus extraurbani
Il terminal dei bus extraurbani è sito in piazzale Martiri delle Foibe.
Le destinazioni riguardano i collegamenti verso Palermo, Catania, Caltanissetta, Agrigento, Gela, Canicattì, Palma di Montechiaro, Naro, Camastra, Ravanusa, Campobello di Licata, Sommatino, San Cataldo, Serradifalco, Riesi, Mazzarino, Barrafranca, Pietraperzia.
Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Il comune di Licata fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.6 (Colline litoranee)[26].
Sport
Hanno sede nel comune: la società di calcio Licata, militante in serie D che in passato ha disputato per 2 volte la serie B e ben 17 volte campionati professionistici, la squadra di pallamano Polisportiva Guidotto e la società di pallacanestro Studentesca Licata.[senza fonte]
^ Samuel Eliot Morison, Sicily-Salerno-Anzio, University of Illinois press, 2002. URL consultato il 15 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2017).
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