Fu l'ultimo film della breve carriera di Jole Voleri.
Trama
Una bambina fuggita di casa, Marina, incontra per strada una ragazza, Delfina, con cui fa subito amicizia. La giovane, che ha perso i genitori ed è stata lasciata dal fidanzato Mario il giorno in cui avrebbero dovuto sposarsi, trova lavoro nella casa di Marina come istitutrice e in breve tempo il padre della bambina, l'ingegner Antonio Ravaldo, si innamora di lei. Quando scopre che la madre della piccola, Wanda, è viva e vorrebbe sposare l'ingegnere, Delfina abbandona l'impiego, ma quando Marina si ammala, torna a visitarla e conduce Wanda in camera della bambina. Delfina decide di andarsene nuovamente per non essere di ostacolo alla riconciliazione della coppia e trova così il coraggio di presentarsi al nonno che non conosce: infatti egli non approvando il matrimonio dei genitori di Delfina, aveva ripudiato la figlia. Quando la ragazza rivela la propria identità, egli la prega di restare. Delfina porta gioia in casa del nonno, ma non è felice, perché le mancano Marina e Antonio, il quale riesce a rintracciarla e la vorrebbe con sé.
Produzione
Il film venne girato presso gli stabilimenti Fert di Torino. Altre scene di esterni furono girate nella stessa Torino, e ad Antagnod, in Valle d'Aosta.[1][2]
Il film venne distribuito nel circuito cinematografico italiano il 2 novembre del 1941.
Critica
«Ballerini sembra essersi preoccupato di rendere la lindezza espressiva della storia narrata dalla Dandolo, piuttosto che accentuare gli spunti veramente drammatici e passionali. Ne è risultato un film piuttosto pulito, scorrevole, piano, qua e là insidiato da debolezze di ossatura e vaghe indecisioni, insomma Ballerini ha voluto dirigere con mano leggera, con tocco più da pastello che a forti tinte e forse è proprio per questo, ha ottenuti effetti insperati, anche se non tutti di prim'ordine, alla sua delicatezza espressiva e sensibilità.»
«La perla del film è, semmai, Mariù Pascoli, l'Ombretta di Piccolo mondo antico, deliziosa nelle sue espressioni di bambina, con una voce, dei gesti (ma badate, senza nessuna affettazione) che toccano direttamente il cuore. Perché non si pensa a fare un film tutto per lei, del quale ella sia la vera protagonista? [...] S'intende che non chiedo un duplicato di Shirley Temple [...].»
^I film, vol I, tutti i film italiani dal 1930 al 1944. Nuova edizione riveduta e aggiornata a cura di Enrico Lancia, Gremese Editore, Roma 2005, p. 155