È nota in tutto il mondo per i suoi studi sugli scimpanzé e per il suo impegno ambientalista. La sua ricerca sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé, iniziata nel 1960 al Parco Nazionale di Gombe Stream, in Tanzania, ha portato alla conoscenza questa specie, gli esseri viventi più simili all’uomo.
Jane Goodall è la fondatrice dell'Istituto Jane Goodall, per la ricerca, l’educazione e la conservazione, impegnato nello studio e nella tutela delle grandi scimmie antropomorfe. L’Istituto Jane Goodall, nato nel 1977, è presente in 25 Paesi nel mondo, inclusa l’Italia.[1]
Jane Goodall è fondatrice anche del Programma di Educazione alla Sostenibilità Roots & Shoots (Radici e Germogli), nato nel 1991 e rivolto in particolare ai giovani, dalle scuole materne all’università, per l’impegno civico nelle proprie comunità.[2][3]
Jane Goodall è una fervente sostenitrice di cause ambientaliste e umanitarie, ed è vegetariana[4]. Per il suo impegno scientifico, politico e sociale, ha ricevuto molte onorificenze, incluse la Medaglia della Tanzania, il prestigioso Premio di Kyoto, la Medaglia Benjamin Franklin per le scienze della vita, e il Premio Gandhi-King per la nonviolenza. Nell'aprile del 2002, Kofi Annan l'ha nominata Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.[5]
Biografia
Jane Goodall nasce nel 1934 a Londra, figlia di Mortimer Herbert Morris-Goodall (1907–2001) e di Margaret Myfanwe Joseph (1906–2000), conosciuta come Vanne Morris Goodall. Jane Goodall ha sempre sostenuto che l’incoraggiamento e l’influenza positiva della madre Vanne sono stati determinanti per il successo nel suo lavoro[6]. Goodall si è sposata due volte. La prima volta, nel 1964, fu con il noto fotografo naturalista Hugo van Lawick, dal quale divorziò nel 1974. La seconda volta fu con il biologo Derek Bryceson, membro del parlamento della Tanzania e direttore dei parchi nazionali del paese. Rimasero sposati fino alla morte di lui, nel 1980.
Fin da bambina Jane Goodall si interessò alla vita degli animali e all’Africa. Nel 1957 Jane Goodall partì per il Kenya stabilendosi presso la fattoria di un’amica. Qui ottenne un primo lavoro come segretaria e contattò il noto paleoantropologo inglese Louis Leakey. Leakey prima propose a Goodall di lavorare per lui come segretaria, quindi, in accordo con la paleoantropologa e co-ricercatrice Mary Leakey, sua moglie, propose a Goodall di partire per la Gola di Olduvai in Tanzania (allora Tanganica)[7][8].
Nel 1960 Leakey, ritenendo che lo studio delle grandi scimmie antropomorfe potesse fornire indicazioni importanti sul comportamento dei primi ominidi, inviò Goodall a osservare il comportamento degli scimpanzé del Parco nazionale del Gombe Stream (all'epoca Gombe Stream Chimpanzee Reserve), in Tanzania. Goodall si recò nella riserva, accompagnata dalla madre Vanne, la cui presenza si era resa necessaria per rispondere alle preoccupazioni delle Istituzioni per la sua sicurezza. Goodall ha sempre sostenuto quanto la madre l’abbia incoraggiata a perseguire la carriera in primatologia, campo che a quel tempo era dominato dagli uomini.[6] Goodall ha anche dichiarato che all’epoca le donne non erano accettate per gli studi sul campo. Oggi la primatologia è rappresentata quasi uniformemente sia da uomini che da donne, in parte grazie al pionierismo di Jane Goodall e all’aver essa stessa incoraggiato tante giovani donne agli studi sul campo.[9]
Nel 1962, non avendo una laurea, Leakey la inviò all’Università di Cambridge[5][10][11]. Jane Goodall fu l’ottava persona alla quale fu permesso di studiare per un dottorato senza aver prima ottenuto una laurea[12]. La sua tesi, completata nel 1965 sotto la supervisione di Robert Hinde, dal titolo “Behaviour of free-living chimpanzees”, era incentrata sui suoi primi 5 anni di studi alla riserva Gombe.[10]
In seguito, numerose università nel mondo le hanno conferito onorificenze incluso, nel 2006, il dottorato di ricerca della Open University of Tanzania.[5]
Risultati scientifici
Jane Goodall è nota soprattutto per la sua ricerca sugli scimpanzé del Parco nazionale del Gombe Stream, che portò a risultati fondamentali nella comprensione del comportamento e dell'apprendimento sociale di questi animali, dei loro processi di pensiero, e della loro cultura.
Goodall avviò i suoi studi nel 1960 sulla comunità di scimpanzé Kasakela del Gombe Stream National Park in Tanzania e iniziò subito ad allontanarsi dalle convenzioni tradizionali dell’epoca in quanto, pur non interferendo con le attività dei gruppi da lei studiati[senza fonte], era solita assegnare dei nomi agli animali nei suoi studi sui primati anziché marcarli con codici alfanumerici come consueto. Così, diede agli scimpanzé dei nomi, come Fifi o David Greybeard, e notò che ognuno aveva personalità uniche e individuali - altra idea non convenzionale a quel tempo: “non sono solo gli esseri umani ad avere personalità, pensiero razionale ed emozioni come gioia e dolore”. La numerazione era una pratica quasi universale all’epoca, si pensava fosse importante rimuovere sé stessi dal potenziale attaccamento emotivo al soggetto studiato[oggi non più?].[13][14][15]
Ella inoltre osservò che il comportamento degli scimpanzé nella comunità includeva anche scambi di abbracci, baci, pacche sulle spalle e anche solletico, ed altre azioni che consideriamo “umane”[13][14][15]. Goodall insiste nel sostenere che questi gesti sono evidenza del “legame prossimo, supportivo, affettivo, che si sviluppa tra membri familiari ed altri individui all’interno di una comunità, che possono persistere nel corso di tutta una vita per oltre 50 anni”.[13][14][15]. Tutti questi studi suggeriscono che le similarità tra uomini e scimpanzé esistono non solo a livello genetico ma possono essere osservate nell’emozione, nell’intelligenza, nelle relazioni familiari e sociali.[13][14][15]
La ricerca di Jane Goodall a Gombe è nota alla comunità scientifica in particolare per aver dimostrato la non veridicità di due assunti dell'epoca: che solo gli uomini potessero costruire utensili e che gli scimpanzé fossero vegetariani.[13][14][15]. Un giorno, infatti, mentre osservava uno scimpanzé nutrirsi sulla sommità di un termitaio, lo vide posizionare ripetutamente dei ramoscelli nei buchi del termitaio, poi rimuoverli dal buco ricoperti da termiti aggrappate: lo scimpanzé stava, di fatto, “pescando” termiti[13][14][15]. Nel proseguire le sue osservazioni, notò che gli scimpanzé, allo scopo di raggiungere il proprio obiettivo, sceglievano specifici ramoscelli dagli alberi e li spogliavano dalle foglie per renderli più efficaci, di fatto modificando un oggetto, comportamento definito quale rudimentale costruzione di utensili[13][14][15].
Al tempo si soleva distinguere l’uomo dal resto del regno animale con la definizione “l'Uomo, il costruttore di utensili”. In risposta alle scoperte rivoluzionarie di Goodall, il paleoantropologo Louis Leakey scrisse: “ora dobbiamo ridefinire l’uomo, ridefinire lo strumento, o accettare gli scimpanzé come umani”[14].
In contrasto con i comportamenti pacifici e affettuosi osservati, nel corso dei suoi studi a Gombe Jane Goodall ha inoltre rivelato la natura aggressiva degli scimpanzé: gli scimpanzé cacciano e mangiano sistematicamente primati più piccoli, come le scimmie colobo[13]. Infatti, Goodall osservò un gruppo di scimpanzé a caccia isolare un colobo su un albero bloccando tutte le possibili vie di fuga. Poi, uno scimpanzé catturò e uccise il colobo, e ne condivise la carcassa con il resto del gruppo. I membri del gruppo, a loro volta, potevano condividere pezzi di carcassa con altri membri della comunità rispondendo alle loro richieste[13]. Anche questa scoperta scientifica ha smentito le precedenti convinzioni sulla dieta esclusivamente vegetariana degli scimpanzé.
Jane Goodall scoprì la possibile tendenza all’aggressione e alla violenza degli scimpanzé anche all’interno del loro gruppo di appartenenza: osservò femmine dominanti uccidere deliberatamente i piccoli di altre femmine per mantenere la loro posizione dominante, giungendo talvolta al cannibalismo.[13][14][15]. Goodall commenta così questa sua scoperta “durante i primi 10 anni del mio studio avevo creduto […] che gli scimpanzé di Gombe fossero per la maggior parte più gentili degli esseri umani. […] Poi improvvisamente scoprimmo che potevano essere brutali, che avevano come noi un lato oscuro della loro natura”.[13][14][15]
Jane Goodall descrisse anche la guerra tra comunità di scimpanzé del Parco di Gombe, avvenuta dal 1974 al 1978 nel suo libro “Through a Window: 30 years observing the Gombe chimpanzees[15]”. Le sue scoperte rivoluzionarono la conoscenza contemporanea del comportamento degli scimpanzé e furono prova ulteriore delle somiglianze sociali con l’uomo.
Progetti
Nel 1977 Jane Goodall fonda il Jane Goodall Institute, che sostiene la ricerca al Parco Nazionale di Gombe ed è un'organizzazione globale leader nello sforzo di proteggere gli scimpanzé e il loro habitat. Con 25 uffici in tutto il mondo è ampiamente riconosciuto per i programmi innovativi di conservazione e sviluppo incentrati sulle comunità in Africa. Il suo programma giovanile globale Roots & Shoots (radici e germogli) fu avviato nel 1991 e conta attualmente migliaia di gruppi in oltre 65 paesi.
Nel 1992 Jane Goodall, con il Jane Goodall Institute, fonda il Tchimpounga Chimpanzee Rehabilitation Center[16] nella Repubblica del Congo, per prendersi cura degli scimpanzé orfani a causa del traffico illegale di animali selvatici. Il santuario ospita oltre 100 scimpanzé nelle sue tre isole.
Nel 1994 Jane Goodall fonda il progetto TACARE (acronimo per Lake Tanganyika Catchment Reforestation and Education, conosciuto anche come Take Care), un progetto pilota per la tutela degli habitat degli scimpanzé attraverso la riforestazione delle aree intorno al Parco nazionale di Gombe, l’educazione delle comunità locali prossime al Parco e la formazione in agricoltura sostenibile.[17] Il progetto TACARE sostiene anche l’istruzione delle giovani donne offrendo loro borse di studio. Nella regione di Kigoma, cui appartiene il Parco Nazionale di Gombe, dal 1998 la sezione italiana del Jane Goodall Institute sostiene anche, con lo sviluppo dell’orfanotrofio Sanganigwa Children’s Home., l'istruzione per i più vulnerabili: bambine e bambini orfani e abbandonati.
Dal 1990 tutti gli appunti, le fotografie e le ricerche di Jane Goodall sono raccolti presso il Centro per gli Studi sui Primati dell’Istituto Jane Goodall dell’Università del Minnesota.
Attivismo
Jane Goodall attribuisce alla Conferenza Understanding Chimpanzees del 1986[18], ospitata dalla Chicago Academy of Sciences, la spinta a spostare la sua attenzione dall’osservazione degli scimpanzé alle attività di conservazione e tutela degli animali, dell’ambiente e dell’uomo[19].
Jane Goodall è vegetariana e sostiene tale dieta per motivi etici, ambientali e di salute. In “The Inner World of Farm Animals: Their Amazing Intellectual, Emotional and Social Capacities” Goodall scrive che gli animali da allevamento intensivo sono “molto più consapevoli e intelligenti di quanto abbiamo mai immaginato” e, nonostante siano stati allevati come schiavi domestici, sono esseri individuali a pieno titolo. Come tali meritano il nostro rispetto e il nostro aiuto. Chi chiederà aiuto per loro se stiamo in silenzio?”[20]. Goodall ha anche detto che “migliaia di persone che dicono di “amare” gli animali si siedono una o due volte al giorno per godersi la carne di creature che sono state trattate con così poco rispetto e gentilezza solo per farne più carne”.[20]
Jane Goodall è sostenitrice dell’ambiente e ricorda costantemente degli effetti del cambiamento climatico sulle specie in via di estinzione, come gli scimpanzé. Goodall, con il Jane Goodall Institute, ha collaborato con la NASA per l’uso di immagini satellitari Landsat per porre rimedio agli effetti della deforestazione sugli scimpanzé e sulle comunità locali dell’Africa occidentale, offrendo agli abitanti dei villaggi informazioni strategiche su come ridurre l’attività di deforestazione e preservare il loro ambiente[21].
Nel 2000, per assicurare un trattamento etico agli animali nel corso di studi etologici, Goodall fonda insieme al professor Mark Bekoff l’organizzazione “Etologist for the Etical Treatment of Animals”[22].
Nel 2008 Goodall ha chiesto all’Unione Europea di porre fine all’uso della ricerca medica sugli animali e di garantire maggiori finanziamenti per lo sviluppo di metodi alternativi nella ricerca medica[23].
Nel novembre 2020 Jane Goodall e il Jane Goodall Institute Italia chiedono ai Ministeri dell’Ambiente, della Salute e delle Politiche Agricole e Forestali italiani l’adozione di Criteri e Requisiti Minimi per garantire le migliori condizioni possibili alle grandi scimmie antropomorfe in cattività nelle strutture zoologiche italiane[24].
Nel febbraio 2021 Jane Goodall insieme ad oltre 140 scienziati chiede alla Commissione UE di abolire le gabbie degli allevamenti intensivi[25].
Pubblicazioni
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2000Jane Goodall: Reason For HopePBS prodotta per KTCA
2001Chimps R Us PBS special Scientific Frontiers.
2002Jane Goodall's Wild Chimpanzees (IMAX format), in collaborazione con Science North
2005Jane Goodall's Return to Gombe for Animal Planet
2006Chimps, So Like Us HBO film candidato agli Academy Award 1990
2007When Animals Talk We Should Listen documentario teatrale co-prodotto da Animal Planet
2010Jane's Journey documentario teatrale co-prodotto da Animal Planet
2012Chimpanzee documentario naturalistico teatrale co-prodotto da Disneynature
2017Jane documentario biografico National Geographic Studios, in associatione con Public Road Productions. Il film è scritto e diretto da Brett Morgen, musiche di Philip Glass
2018Zayed's Antarctic Lights Dr Jane Goodall è presente nel film Environment Agency-Abu Dhabi, proiettato dal National Geographic-Abu Dhabi and vincitore del World Medal at the New York Film and TV Awards.
2020Jane Goodall: The Hope, film documentario biografico, National Geographic Studios, prodotto da Lucky 8
«Per il suo lavoro straordinario sui primati, per la sua azione determinante in favore del rispetto della biodiversità e dei popoli e per gli sforzi nell’educare e mobilitare il più grande numero di giovani» — Roma, 24 novembre 2011[32]
2008: Premio « Préservation de la biodiversité » della Fondazione Principe Alberto II di Monaco conferitole da SAS Principe Alberto II di Monaco[senza fonte]
^The Jane Goodall Institute - Global, su thejanegoodallinstitute.com. URL consultato il 1º aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2020).
^The Biography Channel (2010). " Jane Goodall Biography. URL consultato il 1º aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2010).". Archived from the original on 10 August 2010. accesso 28 July 2010.
^Clayton, Philip, and Jim Schaal, editors. “Jane Goodall.” Practicing Science, Living Faith: Interviews with Twelve Leading Scientists, by William Phillips, Columbia University Press, New York, 2007, pp. 15–40. JSTOR 10.7312/clay13576.6. Accesso 1 Apr. 2021.